Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L’infinita guerra fredda

L’infinita guerra fredda

di Angelo d'Orsi - 07/03/2010

  
 

 
In occasione dell’uscita di due libri, Storia della Guerra fredda di Federico Romero e Gli ultimi giorni di Paolo Macry, Angelo d’Orsi riflette sul complesso tema storiografico della Guerra fredda e della sua conclusione.
La Guerra fredda rappresenta un periodo lungo e complesso, spesso esaminato esclusivamente da una prospettiva occidentale, che ha inevitabilmente prodotto una visione riduttiva delle implicazioni globali del fenomeno. Allo stesso modo non è semplice stabilire le esatte dinamiche e gli eventi che hanno dato origine alla fine della Guerra fredda, proprio perché si differenziano a seconda dei contesti geopolitici.

Abbiamo appena archiviato il ventennale del crollo del Muro, ma la riflessione, peraltro decisamente minoritaria rispetto alla celebrazione acritica, non è cessata. Ed è bene che così sia, perché la conoscenza storica è un fatto collettivo che dura nel tempo, vedendo il susseguirsi di generazioni di studiosi ritornare su temi anche assai battuti. È il caso della Guerra fredda, che, peraltro, si connette strettamente al 1989, in quanto, come tante volte abbiamo sentito ripetere negli ultimi mesi, con la notte di Berlino del 9 novembre ‘89, «finì la guerra fredda». Ora, un libro serio di uno studioso italiano, Federico Romero, specialista del mondo statunitense, non si limita ad affrontare questa questione, a cui peraltro dà una risposta articolata, ma si interroga sul significato profondo, sulla genesi remota e vicina, sulla realtà, concreta e simbolica, di quel periodo durato un quarantennio che, appunto, chiamiamo guerra fredda. […]
Romero, peraltro, fa lo storico, non l’analista politico, e si limita a raccontare, con dovizia di documentazione, e una narrazione attenta ai diversi aspetti, «quel che è veramente accaduto», se vogliamo usare una formula cara alla storiografia positivista, ma non solo. Egli colloca il quadro europeo, quello più ricco di significati simbolici, nel contesto planetario, mostrando il volto truce della cold war, specie nei Paesi di quello che allora si chiamava Terzo Mondo; la tesi che Romero accoglie è che proprio su questi scenari mondiali, si giocò la partita più rilevante, nel bene, e soprattutto, nel male, di questa guerra che era uno studiarsi in cagnesco da parte dei due contendenti, pronti, pur senza giungere mai alle estreme conseguenze, a cercare di guadagnare il massimo vantaggio sull’avversario, in una specie di match troppo a lungo durato per non coinvolgere le diverse generazioni, che ne ebbero tuttavia percezioni differenti, su cui sarà bene ancora riflettere. Romero, a ragione, individua la fine di quell’epoca nel biennio ‘89-‘91, ossia il periodo che va dall’abbattimento del Muro a Berlino e la dissoluzione dell’Urss.Ma come si fa a definire quali sono gli «ultimi giorni» di una certa era? Quali parametri ci consentono di individuare i fattori di chiusura? Si interroga su ciò un altro storico, Paolo Macry, in un affascinante libretto che ripercorre tra racconto e meditazione, il Novecento, sotto la specifica chiave della «fine», del crollo, del passaggio da un’età ad un’altra. […] Macry, persuasivamente, non solo incastra il breve e il lungo periodo, nel farsi della storia, ma, in modo suggestivo, incrocia gli eventi con la percezione, spesso distorta, dei contemporanei, e, non di rado, degli storici, ex post. E riesce a fermare, come in una serie di istantanee, quei momenti stranianti, in cui tutto sembra rovesciarsi su se stesso, e l’imprevedibile si materializza. Così, di colpo, cadono imperi secolari, di colpo i tiranni vengono rimossi, e le rivoluzioni non sono più mere parole.

Federico Romero, Storia della guerra fredda, Einaudi, pp. 356, € 30.
Paolo Macry, Gli ultimi giorni, Il Mulino, pp. 274, € 16.