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Un precursore ancora poco noto: Bernard Charbonneau

di Serge Latouche - 08/03/2010

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Secondo B. Charbonneau (amico di J. Ellul) coloro che propongono “un
altro sviluppo” mascherano di fatto la loro incapacità a mettere
veramente in discussione il sistema attuale. Charbonneau è stato tra i
primi a criticare lo sviluppo sostenibile, in nome di una coerente
visione ecologica, che lo ha indotto a denunciare in modo severo e
talvolta provocatorio la civiltà dell’automobile e dell’invasione
meccanica. “Parigi non c’è più; non è stato Hitler a distruggerla, ma
Renault”.

Bernard Charbonneau (1910-1996), il precursore solitario della decrescita.
Noto e apprezzato dai sostenitori della decrescita, Bernard
Charbonneau, morto nel 1996, resta nondimeno un precursore ignorato
dal grande pubblico. Jacques Ellul, "L 'uomo che aveva (quasi) tutto
previsto " ma che, neanche lui, è stato profeta nel suo paese, diceva
del suo amico Charbonneau: "Mi ha insegnato a pensare” . L'opera che
ha lasciato è considerevole: una ventina di libri, più alcuni inediti,
parecchie centinaia di articoli di cui una buona cinquantina nel
giornale La Gueule Ouverte. Tutti questi scritti danno testimonianza
di una grande lucidità e restano attuali. Nato nel 1910, a Bordeaux,
due anni prima di Jacques Ellul, Charbonneau analizza quella che
chiama la "società tecnologica". Denuncia i pericoli del delirio
tecnico-scientifico, e smonta i suoi funzionamenti. Si applica a
smascherare l'impostura economica e in particolare l'assurdità dello
sviluppo e della crescita.


"Dopo anni, mi scriveva nel dicembre del ‘95, cerco invano di far
capire a certi ecologi la realtà che nasconde la parola "sviluppo ".
Penso che un altro sviluppo dissimuli una incapacità di mettere
veramente in discussione la realtà attuale. (...) Penso dunque come
voi che l'umanizzazione del sistema attuale implichi un cambiamento
radicale di spirito se si vuole cambiare la pratica. Questo non ha
niente a che vedere con l'utopia che si trasforma una volta al potere
in un realismo alquanto cruento e limitato. Penso che così come siamo,
fedeli alle nostre tradizioni, abbiamo le armi per cominciare questo
lavoro. Come in tutte le malattie questo comincia con una buona
diagnosi". E già nel ‘94 concludeva: "Non esiste sviluppo sostenibile
" .
Oltremodo sensibile, come Ellul, al pericolo della distruzione
dell'ambiente, Charbonneau sviluppa una significativa visione
ecologica del mondo che tenterà instancabilmente di mettere in
pratica, pensando globalmente e agendo localmente. In particolare, per
la difesa della costa d'Aquitania "immensa foresta di pini, vergine
benché piantata soprattutto dall’uomo. Grandi laghi d'acqua chiara e
pescosa, ignorati dalla borghesia concentrata ad Arcachon ",
"giacimento verde" destinato al massacro della speculazione col
pretesto dello sviluppo. "Fortunatamente”, scrive ironicamente questo
intellettuale appassionato di viaggi, ” per spianare i Pirenei bianchi
o blu, non ci sono ancora bulldozer abbastanza potenti". Grazie alla
fedele tenacia di sua moglie, Henriette, il suo saggio più esplosivo,
L'Hommauto, è nuovamente disponibile . Questo libro non ha perso
attualità. Si giudichi. Il libro è dedicato "Al morto sconosciuto
della seconda strage motorizzata ".

E
ricorda che “Ogni anno più di diecimila morti e duecentomila feriti
cadono in Francia nel tentativo di passare il week-end". Mentre “
l'uomo-ruota aveva delle radici, l'uomo-auto forma un tutto nella sua
conchiglia a motore ". Questo professore di storia ne è convinto: "Si
crede di fabbricare automobili, si costruisce una società". Ora, "il
regime automobile non è un regime liberale ma poliziesco. La
proliferazione delle automobili non può essere assicurata che tramite
quella delle leggi". Questo comincia veramente nel dopo¬guerra: "Le
bombe previdenti avrebbero un po’ dappertutto spianato delle strade, e
dei parcheggi. Sarebbe cominciata l'invasione meccanica che minaccia
oggi di distruggere Parigi; e contro questa non c’è ancora la
Resistenza ". E più avanti insiste e afferma: "Parigi non c’è più; non
è stato Hitler a distruggerla ma Renault".

Bernard Charbonneau dà prova di un incorreggibile umorismo graffiante.
"L'essenza (benzina) è veramente l'Essenza dell'automobile, e domani
lo sarà dell’ uomo. Non solo l'auto se ne nutre, ma imbottisce le
strade dei prodotti che non può digerire. Quando macchia il suo
autista, lo pulisce col petrolio o col sapone di petrolio; lo veste di
plastica, e domani lo nutrirà". Senza astio e senza rancore, lascia
anche una opportunità ad un' altra automobile...E per concludere:
"Immaginare un'altra auto significa immaginare un'altra società; e
forse un altro uomo”.


Resta da chiarire il problema di uno scarso riconoscimento da parte
del pubblico, di cui malgrado tutto provò una certa amarezza.
Sicuramente, la critica senza mezzi termini del sistema, il rifiuto di
stare al gioco dei media, la scelta di vivere più appartato ancora del
suo amico Ellul non hanno facilitato le cose. Tuttavia, altri hanno
fatto tali scelte ed hanno avuto sensibilmente più rinomanza, Illich,
François Partant, Castoriadis, e certamente il suo amico Jacques Ellul
stesso, con il quale ha vissuto una vera cooperazione intellettuale.
Jacques Prades sottolinea a ragione, mi sembra, un'altra
particolarità: il suo tono "imprecatore". Rileggendo l'Hommauto,
aggiungerei anche una forma poetica di scrittura, cosa rara e
disprezzata. Perché come diceva il rimpianto Pierre Thuillier,
l'Occidente sta per morire avendo congedato la poesia ..4.

Nell'ultima lettera del febbraio 1996, mi scriveva: "In altra
occasione vi avrei reso visita, ma il mio stato me lo impedisce,
tuttavia, la porta della mia casa è stata sempre aperta .Forse avremo
occasione di parlarne se la mia malattia lo permetterà". Gli risposi
ringraziandolo dell'invito e che ne avrei approfittato all'occasione.
Non ne abbiamo più riparlato. La malattia non l'ha permesso. La mia
lettera è rimasta senza risposta. Bernard Charbonneau morì il 28
aprile, qualche giorno prima dell'incontro organizzato a Tolosa in suo
onore e che lui doveva inaugurare5 .
note
4 Pierre Thuillier : La Grande Implosion, Fayard, 1995
5 Gli atti sono stati pubblicati sotto la direzione di Jacques Prades,
ed. Erès, 1997, con il titolo Bernard Charbonneau : une vie entière a
denoncér la grande imposture.


(traduzione a cura di M.L Moro)