A da passa' 'a nuttata
di Antonio Serena - 08/03/2010
Fonte: liberaopinione
Gli inglesi, abili scommettitori, avevano dato per scontata, con ampio anticipo e con ampio margine (“100 a 1”), la riammissione della lista del PDL alle regionali di Roma. In effetti un’ipotesi diversa era inimmaginabile, specie per chi in questo paese ci vive e ben ne conosce l’andazzo : “Dove la legge non è più tradizione – scriveva Nietzsche – essa può essere solo imposta”. C’era tuttalpiù da sperare in una maggiore eleganza nel risolvere il problema, ad esempio seguendo il suggerimento dei radicali di spostare le elezioni di qualche mese, ma ciò avrebbe comportato un’ulteriore insistenza dei media sul problema col rischio che la gente capisse ciò che è realmente avvenuto.
Questo è il vero ed unico motivo per cui, grazie anche all’ inspiegabile acquiescenza dell’ex comunista che presiede la nostra repubblica, è stato varato il cosiddetto “decreto salva-liste” - una mostruosità giuridica della stessa natura della legge Mancino o del mandato d’arresto europeo – ennesima riconferma che il nostro non è più un paese libero ma una dittatura democratica che ha da tempo seppellito i principi di uno stato di diritto.
Una sortita maldestra che persino il responsabile della Comunità Episcopale Italiana per gli affari giuridici, Mons. Domenico Mogavero, ha giudicato inopportuna: “Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è altamente scorretto”.
La “ciurma cerimoniosa” che metà della metà degli italiani (= 25% circa) continuano a votare per il semplice motivo che dall’altra parte esiste il nulla più assoluto, si è premurata di far sapere che non poteva essere accettabile che il partito “più amato dagli italiani” venisse escluso dalla competizione elettorale in programma, quasi che il consenso possa sostituirsi alla legge. Quasi a dar la colpa di questa esclusione ad un nemico invisibile, mentre tutti sanno bene che le liste non sono state presentate in tempo utile a causa dei veti telefonici posti fino all’ultimo ai galoppini delle correnti interne al PDL che dovevano provvedere a sostituire, secondo i mutevoli desiderata, un nome con un altro gradito al capo corrente di turno.
Tutti ormai sanno che la democrazia dei partiti è fondata esclusivamente su questi giochetti di potere, sulla candidatura in comuni, province, regioni e parlamento di escort e camerieri imbecilli pronti a servire il padrone di turno in cambio del via libera per altre operazioni meno lecite di uno stipendio parlamentare. O vogliono forse farci credere che un candidato spende milioni di euro di propaganda elettorale per incassare meno di quanto guadagna in una intera legislatura, ammesso che questa arrivi al suo termine naturale?
E’ ben vero che questo governo brilla solo di promesse non mantenute (crisi, disoccupazione, perdità di moralità, speculazioni persino sui terremotati e sui vaccini antinfluenzali, in luogo delle annunciate riforme federaliste e liberali,) ma vien da ridere a sentire l’ex deputato Fabio Mussi, il compagno con i baffetti alla Hitler, affermare che “la putrefazione del berlusconismo rischia di infettare la democrazia italiana”; o il suo compagno Nichi Vendola affermare che questo decreto è “un pezzo di fascismo”. L’unica putrefazione in atto è quella della democrazia partitocratica del cui fallimento sono corresponsabili le sinistre, beneficiarie anch’esse di tangenti, ladrerie e speculazioni, mandatarie anch’esse dello strangolamento di ogni voce dissidente e della nascita del cosiddetto bipolarismo: un sistema ibrido liberalcomunistamassonico partorito dal ciellenismo all’indomani della caduta del fascismo e oggi al servizio del giudaismo atlantista. Cioè esattamente il contrario di quanto vorrebbero farci credere i Vendola, i Mussi e i Bersani.
Alla notizia dell’ultima comparsata democratica un post di Facebook lamentava: “Siamo alla notte della democrazia”. Non resta che attendere e sperare: “A da passà ‘a nuttata”.