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Crisi a W e l'orgoglio del futuro italico

di Felice Capretta - 11/03/2010

Fonte: informazionescorretta

Notizie dal mondo: Lapo Elkann con una mano ferma la partita di basket NBA Lakers-Raptors.

Il video si trova facilmente in rete, lo linkiamo solo per l’impagabile sguardo di disprezzo rivolto dall’atleta al prode Elkann.

Dopotutto, mancava 1 minuto e 48 secondi e i padroni di casa conducevano di soli 4 punti. E la palla era nelle mani degli ospiti.

Commento del cestita a cui Elkann (definito "l'erede della Fiat, un playboy internazionale" da ESPN) ha rubato la palla:

Era un'azione importante, perche' era una partita punto a punto: ma che cosa voleva fare?

Concordiamo con la domanda.

Ed alzando gli occhi al cielo pensiamo al fantastico trio dei giovani rampanti italiani: Emanuele Filiberto, Pier Silvio Berlusconi, Lapo Elkann.

Uhm. Improvisamente sentiamo la mancanza di uno come Enrico Cuccia.

Forse sarebbe stato più utile dedicare un po’ di spazio all’interessante approfondimento di Nouriel Roubini, noto per essere uno dei pochi economisti che hanno anticipato la crisi dei subprime mentre il mondo occidentale affogava nel grasso della speculazione sulla bolla immobiliare.


Crisi a W


Da RGE Monitor riportiamo un interessante approfondimento sulla crisi a W che inizia a sembrare lo scenario più probabile per il prossimo futuro, nel bel mezzo di questa finta ripresa che molti hanno scambiato per ripresa.

Prima pero’ alcuni dati dal fronte dell’economia..


Istat: rivisto al ribasso il Pil 2009, -5,1%

Da corriere economia: è il dato peggiore di sempre. L’anno scorso il prodotto interno lordo corretto per gli effetti di calendario è diminuito infatti del 5,1%.

Lo rende noto l’Istat, nei «Conti economici trimestrali», spiegando che il 2009 ha avuto un giorno lavorativo in più rispetto al 2008 e rivedendo così al ribasso la stima provvisoria comunicata a febbraio che indicava un calo del Pil del 4,9% lo scorso anno. Il Pil non corretto per gli effetti di calendario, come comunicato dall’Istat il primo marzo, è diminuito del 5%.

La crescita acquisita per il 2010 è pari inoltre a -0,1% (ah, la crescita negativa, l'algebra applicata alla grammatica per fini linguistici! NDFC).

Lo comunica l’Istat spiegando che, se avessimo nel 2010 quattro trimestri su base congiunturale di crescita zero, il Pil quest’anno calerebbe dello 0,1%.

In pratica, si è lavorato più di quanto si pensasse e si è prodotto di meno.

Interessante che l'ISTAT abbia visto il calendario 2009 solo oggi. La curiosa svista ha avuto l'effetto è stato quello di portare il dato della distruzione di valore del 2009 al di sotto della soglia psicologia del 5%.

Ehi, guarda, una capretta.


UK, produzione manifatturiera giù a gennaio


da ANSA: Per la prima volta in 5 mesi, l'indice è tornato in negativo. Il dato è in controtendenza con le previsioni di un rialzo dello 0,2% avanzate dagli economisti. Su base annua, l'indice ha evidenziato una crescita dello 0,2%

In italia invece la produzione industriale a gennaio é cresciuta del 2,6% rispetto a dicembre 2009, mentre resta la diminuzione del 3,3% rispetto a un anno prima. Lo rende noto l'Istat, precisando che su base annua la variazione corretta per effetti di calendario fa registrare un aumento dello 0,1%. "Si tratta del primo dato tendenziale positivo dall'aprile del 2008" sottolinea l'Istat.

La media degli ultimi tre mesi è risultata invariata rispetto a quella dei tre mesi precedenti.


Germania: export crolla a gennaio, -6,3%

da Lagrandecrisi: Le esportazioni tedesche sono inaspettatamente crollate a gennaio, registrando un ribasso del 6,3% rispetto a dicembre 2009.
In quel mese l'indice era salito del 3,4%.

Il risultato e' in controtendenza con le attese degli analisti che si aspettavano un incremento dell'export dello 0,5%.

Su base annua, l'indice ha segnato un rialzo dello 0,2%. Le importazioni, sempre a gennaio, sono cresciute del 6% su base mensile.



Ora la parola a Nouriel Roubini.

Crisi a V, U & W

Un’ondata di dati economici poco rassicuranti nelle ultime due settimane suggerisce che l’economia americana nel 2010 si sta dirigendo – nel migliore dei casi – verso una crisi a U. Le notizie macroeconomiche, compresi i dati sulla fiducia dei consumatori, vendite immobiliari, nuove costruzioni ed occupazione, suggeriscono il concreto rischio di una discesa anche all’anemica crescita del 2.7% che RGE aveva previsto per il primo semestre.

Gli effetti positivi dello stimolo fiscale di dimensioni storiche vanno esaurendosi quest’anno e gli USA fronteggeranno nel secondo semestre un 1.5% al massimo di crescita, che sembra troppo vicino ad una recessione a W per sentirsi al sicuro.

(Questa non è una novità per gli affezionati lettori che ricorderanno il post "Crisi a W e l'ondata del debito pubblico" )

Questa non è il tipo di saggezza convenzionale.

Un aspro dibattito è in corso negli USA sul fatto che la ripresa economica sia a V (con un rapido ritorno alla crescita), a U (lenta ed anemica, sotto la pari, sotto il trend di crescita per i prossimi 2 anni), o a W (recessione double-dip).

Lo schieramento dei fautori della V comprende, tra gli altri, il gruppo di ricerca di JP Morgan.

Tra i teorici della U troviamo, tra gli altri, RGE Monitor, il gruppo economico di ricerca USA di Goldman Sachs e PIMCO, il più grande gestore di fondi di obbligazionari.

Nell'agosto del 2009, mi preoccupavo in un editoriale sul Financial Times del rischio di una recessione a W , anche se secondo i nostri studi il rischio di una crisi a W resta un evento a bassa probabilità (20%) contro una probabilità del 60% per una ripresa a U.


I recenti dati USA

Dall'ultima volta che abbiamo parlato di crisi a U o a V, il 22 Febbraio ad una conferza telefonica, un'ondata di dati macroeconomici americani sono divenuti disponibili.

Sono stati complessivamente scarsi, se non pessimi (alcuni li avevamo anticipati qui):

  • La fiducia dei consumatori è caduta
  • Le vendite di case nuove stanno crollando di nuovo
  • Anche le vendite delle case esistenti stanno crollando
  • Le costruzioni di residenziale e commerciale sono particolarmente bassi.
  • Gli ordini per i beni durevoli sono bassi (il che indica scarsa propensione ad investire, o incertezza del proprio presente: provate a chiedere al nostro amico della ferramenta da 24 euro per un mazzo di chiavi se pensa di acquistare da qui a un anno un bene durevole come un nuovo macchinario per fare altre chiavi, vi dirà che non ci pensa nemmeno o che non sa. Ecco spiegata la relazione tra indice dei beni durevoli e sensazione di sicurezza del presente, NDFC)
  • Il livello delle scorte è rimasto uguale (il che ci dice che le persone non spendono più di quel tanto. Pensate al salumiere che ha in magazzino mediamente 8 prosciutti: se improvvisamente si trova con 6 prosciutti anzichè 8 significa che i suoi clienti si sono messi ad acquistare molto più prosciutto di quanto non si aspettasse e ha fatto buoni affari. Viceversa, se si trova con una montagna di prosciutti in magazzino vuol dire che le persone non hanno soldi per comprare prosciutto, NDFC. Nel dubbio, il prosciutto di capra NON è buono, NDFC2).
  • L'indice ISM della produzione industriale, che pure indica un'espansione essendo sopra quota 50, è ora caduto di un paio di punti ed i corripondenti indici del livello della produzione e dei nuovi ordini sono in caduta
  • Le vendite di auto sono rimaste mediocri


Eurozona, caduta della domanda in arrivo?

La crisi del debito nella zona euro espone l'Europa ad un crescente rischio di depressione a W, a causa dell'ondata dell'austerity fiscale che si sta abbattendo sulle zone periferiche della zona euro.

Anche se la zona euro non entrerà in W, la crescita della domanda interna (ovvero della capacità degli europei di acquistare beni, NDFC) sarà limitata quanto quella degli USA, o forse di più.

Questo, per converso, sarà una potenziale minaccia all'esportazione degli USA (perchè se gli europei hanno meno soldi acquistano meno, acquisteranno meno prodotti europei ma anche americani, dal mac donald's & coca-cola ai format televisivi agli F-16, NDFC).

Resteranno i tagli alla spesa pubblica, la perdita di fiducia, e la minaccia presente della disoccupazione o del taglio degli stipendi nel settore pubblico, in aggiunta ad una contrazione del settore privato.

Una contrazione analoga potrebbe attendere anche il Regno Unito, a causa delle crescenti preoccupazioni sulla sostenibilità della politica fiscale e della minaccia di una crisi della Sterlina.


L'Europa quindi avrà serie difficoltà ad essere una fonte di domanda per le esportazioni USA, e potrebbe alimentare una caduta della domanda globale, contribuendo così alla minaccia di una crisi a W per le nazioni più ricche.

Si conclude qui l'analisi di Roubini.



Confidiamo nell'industria italiana, coraggiosamente guidata ed illuminata da Lapo Elkann e Pier Silvio Berlusconi per una solida e brillante ripresa al termine della crisi a W.

Uhm.

Saluti felici