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La sfida del biologico

di Laura Ciacci - 11/03/2010

Nelle province, l’agricoltura e lo sviluppo agricolo possono rappresentare un modello su cui puntare, specialmente se si investe nell’agricoltura multifunzionale.
Esiste la possibilità di coniugare tutela dell’ambiente, sviluppo economico e sviluppo umano. Le sfide che riguardano l’ambiente rappresentano anche piste concrete di sviluppo. L’agricoltura è una di queste.  Nelle province, l’agricoltura e lo sviluppo agricolo possono rappresentare un modello su cui puntare, specialmente se si investe nell’agricoltura multifunzionale.
 
Il biologico nel Lazio ha ancora delle grandi potenzialità, specialmente se si considerano le richieste dei  consumatori rispetto ai prodotti di qualità e all’acquisto diretto dai produttori. In termini di tutela del suolo e del territorio, l’investimento in agricoltura rappresenta anche una concreta opportunità per vivere la propria terra, trarne reddito sufficiente, e valorizzarla per agganciarla anche allo sviluppo turistico e artigianale. L’agricoltura biologica nel Lazio ha dato segnali negli ultimi anni di una migliore strutturazione della  filiera. Le aziende bio rappresentano solo poco più dell’1% di quelle censite in totale nel 2000 (dati Arsial), ma la superficie coltivata rappresenta oltre il 10% di quella regionale. Viterbo e Rieti raccolgono il 72% dei produttori agricoli e il 77% degli allevamenti biologici; Viterbo e Roma assommano quasi l’80% della superficie agricola coltivata con metodo biologico. A Roma si concentrano il 40% dei trasformatori notificati.
 
La Regione può lavorare sulle cause che sono imputabili alla ridotta diffusione del biologico nelle altre provincie. Nel frusinate, malgrado la diffusione di un’agricoltura estensiva che può adattarsi facilmente al biologico, la ridotta dimensione aziendale e la prevalenza dell’autoconsumo non sempre giustificano i costi di accesso al sistema di controllo e certificazione dell’agricoltura biologica che sono una significativa barriera per i piccoli operatori.
Nell’ agro-pontino, invece, la prevalenza di un’agricoltura intensiva non ha favorito la conversione al biologico. Tra gli operatori, sono ancora una minoranza (25%) quelli che riescono a commercializzare le proprie produzioni effettivamente come prodotti biologici e ancor meno quelli che arrivano a farlo nei mercati locali. Il territorio del Lazio può unire alla produzione agroalimentare il patrimonio ambientale, artistico e storico-culturale di valore mondiale che possiede e nel suo insieme può sostenere l’economia regionale di qualità.
 
Le scelte politiche della regione devono privilegiare e sostenere le produzioni e i consumi locali, offrire possibilità di lavoro dignitoso nella produzione e trasformazione del cibo, frenare l’abbandono dei piccoli comuni, favorire mercati locali accorciando la filiera e valorizzando la produzione vicina.  Sono politiche concrete quelle che rilanciano la qualità della vita attraverso il sostegno delle piccole imprese, spesso a carattere familiare, che producono, trasformano e commercializzano il cibo di qualità (oggi solo il 44% della produzione italiana Dop, Igp e Spg è commercializzata nella grande distribuzione), garantendo redditi dignitosi agli operatori del settore, minori danni all’ambiente dovuto all’inquinamento prodotto dal trasporto delle merci lontano dai centri di produzione e dall’abuso della chimica da parte dell’agroindustria, e maggiore qualità dei cibi. La settimana scorsa è stata presentata alla stampa un’iniziativa che va in questa direzione: il mercato di vendita diretta di Frasso Sabino.
 
Frasso Sabino, in provincia di Rieti a  circa metà strada tra Rieti e Roma, dal 1955 ha istituito in prossimità della via Salaria il “mercato mensile delle merci e del bestiame” che ogni prima domenica del mese richiama oltre 300 operatori e circa 20mila visitatori. Da maggio vi sarà un nuovo mercato contadino di vendita diretta che ospiterà circa 70 banchi, con l’obiettivo di valorizzare i prodotti agricoli ed il territorio della Sabina e della provincia di Rieti, cercando  di fornire ai produttori ulteriori prospettive di reddito reali e praticabili. È prevista l’organizzazione di una serie di iniziative promozionali dedicate a sensibilizzare e valorizzare la cultura gastronomica e le tradizioni locali, sviluppando così idee progettuali per l’agricoltura multifunzionale.
 
Sarà compito degli eletti Verdi in Regione valorizzare il patrimonio agroalimentare della nostra Regione, facilitando la vendita e l’acquisto di cibo di qualità attraverso i mercati a vendita diretta, la costituzione di Gas, la prosecuzione di esperienze di altra economia, investendo negli itinerari turistici enogastronomici, promuovendo nelle scuole l’educazione alimentare ed ambientale, favorendo l’inserimento di prodotti a basso impatto ambientale (biologici o locali) nelle mense pubbliche (scuole, ospedali, enti locali, caserme ecc.), garantendo il lavoro e la vita nei piccoli comuni, sostenendo le tradizioni locali legate all’alimentazione, risorse culturali ed economiche di valore unico, impedendone la scomparsa perché se siamo quello che mangiamo, la qualità della vita dipenderà certamente dal valore del nostro cibo.