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Fonti rinnovabili, l’Italia darà incentivi e lavoro all’estero...

di Luca Bernardini - 14/03/2010

 
 
 
 
Il pacchetto detto 20-20-20 prevede che entro il 2020 l’Unione Europea utilizzi il 20% di energia da fonti rinnovabili e migliori del 20% l’efficienza energetica. Svelato l’arcano delle tre cifre.
L’Italia è l’unico grande Paese Ue che non riuscirà a raggiungere l’obiettivo. A tenerci compagnia ci sono Cipro, Danimarca, Lussemburgo, Malta.

La maggior parte invece ce la farà: dodici Paesi centreranno l’obiettivo e dieci lo supereranno. Guardando l’insieme, l’Unione dovrebbe arrivare a un uso di energie rinnovabili pari al 20,3%. Secondo le previsioni, l’Italia alla fatidica data sarà costretta a importarne per 1,1 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio): una quantità pari a oltre la metà di tutta quella che i Paesi europei dovranno acquistare all’estero per raggiungere la soglia 20%.

Ma non è finita. Oltre al danno della maglia nera in energia verde, si sta studiando la beffa di «rilasciare gli incentivi italiani all’elettricità da fonti rinnovabili prodotta in Paesi terzi e poi importata» (Documento previsionale – Rapporto Italia). I beneficiari dovrebbero essere Albania, Croazia, Montenegro e Tunisia.
In poche parole, mentre le altre grandi nazioni europee, e anche gli Usa, vedono nelle energie rinnovabili fonti di sviluppo economico e occupazionale, da noi saranno foriere di spesa pubblica fornendo lavoro e incentivi all’estero. Però noi puntiamo sul nucleare...

Ps: si intende per fonti rinnovabili l’energia solare, eolica, idroelettrica, le biomasse e i biocarburanti, questi ultimi molto contestati perchè il più delle volte ben lungi dall’essere ecologici.