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Pedophilia. Uno spettro per il mondo

di Angelo Spaziano - 22/03/2010


Narrano i Vangeli che Gesù, un giorno, giunto a Cafarnao, in Galilea, dichiarò, affrontando l’argomento della purezza di cuore,  che «chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio che si mettesse intorno al collo una pietra da macina e che si gettasse in mare», in quanto per lui e per quelli come lui, una volta arrivati al cospetto del Signore, non vi sarà neppure la speranza del perdono. Questo in tempi in cui il senso del peccato era chiaramente definito e non c’erano dubbi né incertezze: in questo caso – ossia la violenza carnale operata sui minori – sbagliare non è e non è stato mai considerato umano, e neppure diabolico, ma semplicemente bestiale. E come tale, chi si rendeva colpevole di tale reato come una bestia veniva trattato. Perfino tra i reietti di ogni società, vale a dire i galeotti rinchiusi nelle carceri di tutto il mondo, ancora oggi vale un patto non scritto ma sempre rispettato: guai agli stupratori. In particolar modo a quelli di bambini. Insomma, colui che osa allungare le mani su una creatura ancora impubere e viene spedito in prigione è meglio che se ne stia rinchiuso da solo in una cella tutta per lui e si tenga sempre alla larga da ogni eventuale contatto con gli altri reclusi. Altrimenti rischia di subire la legge del taglione. Nella comunità cosiddetta “civile” dell’odierno Occidente, invece, già da un bel pezzo preda del disfacimento morale ed etico, bisognerebbe fabbricare macine per mulini in quantità industriale, e per contenere le folle dei meritevoli di finire affogati con la pietra legata al collo non basterebbe l’Oceano Pacifico. Il lupo cattivo del terzo millennio non vive affatto nella foresta, come dice la fiaba, ma a casa, in famiglia, a scuola, in palestra, per strada. Persino all’oratorio o in sacrestia. Nessun ambiente delle nostre città pare immune dalla spaventosa pratica.

Ma come siamo potuti mai arrivare a tanta ignominia? Il fatto è che in epoca di relativismo imperante l’unica certezza che abbiamo è che tutto è opinabile, tutto è falsificabile, tutto è fatto per essere messo in discussione. Il primo a rompere il giocattolo del pensiero forte e granitico è stato il greco Protagora. Il filosofo di Abdera infatti affermò che l’uomo è la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono e di quelle che non sono in quanto non sono. Questo concetto, apparentemente tanto “progressista” e così attuale, si è rivelato invece l’origine di tutti i mali che affliggono le nostre plaghe. Se l’uomo è la misura di tutte le cose, infatti, nulla vieta di proclamare lecita anche la ributtante pratica della pedofilia, se a qualcuno passasse per la testa di farlo. Ed è precisamente quello che è accaduto in Olanda, dove in barba ad ogni elementare regola di decenza e buon gusto, grazie a un malinteso concetto di democrazia, nel 2006 venne fondato il primo partito dichiaratamente pedofilo nella storia del genere umano: si chiamava Nvd (“Amore del prossimo, libertà e diversità”) e aveva tra i suoi obiettivi nientemeno che la liberalizzazione della pornografia infantile e i rapporti sessuali fra adulti e bambini. «Educare i bambini – affermò un giorno un ineffabile Ad van den Berg, 62 anni, fondatore dello schifoso “partito” – significa anche abituarli al sesso. Proibire rende i bambini ancora più curiosi». «Vogliamo trasformare la pedofilia un argomento di dibattito», aggiunse Van den Berg, secondo il quale l’immagine dei pedofili era stata infangata “solo” dallo scandalo del pluriomicida di bambine Dutroux.

E non c’era soltanto la pornografia infantile nel programma del Nvd. Questa autentica associazione a delinquere proponeva anche la legalizzazione di tutte le droghe, leggere e pesanti, e il sesso con gli animali. Il partito, inoltre, sul suo sito internet, affermava che chiunque una volta compiuti 16 anni poteva liberamente interpretare film porno e che la maggiore età sessuale doveva essere abbassata a 12 anni.  Secondo il Nvd, poi, il possesso di materiale pedo-pornografico non avrebbe dovuto essere assoggettato ad alcuna sanzione. Inoltre, in televisione i film porno dovevano potersi vedere liberamente persino durante il giorno. Soltanto quelli di contenuto violento andavano confinati nella fascia tardo-serale. L’educazione sessuale avrebbe dovuto diventare materia scolastica d’insegnamento anche per i bambini più piccoli. Una volta sedicenni, inoltre, tutti avrebbero potuto, volendolo, recitare nelle pellicole pornografiche o addirittura prostituirsi. Infine, assoluta libertà di circolare nudi in pubblico, ovunque e per chiunque. Insomma, “grazie” alla progredita ed emancipata Olanda la parola di Erode stava sul punto di diventare legge e Sodoma e Gomorra sarebbero state declassate a due innocue abbazie di carmelitane scalze. Usiamo il condizionale perché fortunatamente nel corso di un’assemblea tenuta qualche settimana fa l’oscena forza politica ha dovuto prendere atto di non avere raggiunto per la seconda volta consecutiva le firme necessarie per potersi presentare alle elezioni politiche e di conseguenza ha deciso di autosciogliersi. Per avere un deputato, infatti, occorrevano almeno 60.000mila voti, e soprattutto per partecipare alle consultazioni del giugno prossimo sarebbero state necessarie almeno 570 firme, che però non sono arrivate. Resterà solo «come archivio» il sito web del Pnvd, che pubblicizzerà anche un libro di due degli aderenti alla formazione dal titolo La ragione messa all’angolo. A mettere fuori gioco i pro-pedofili non c’erano riuscite neppure alcune associazioni che si erano rivolte ai giudici. Il tribunale dell’Aia infatti, aveva respinto un esposto che chiedeva lo scioglimento dell’infame schieramento perché nell’ordinamento olandese «non esisteva una legge a cui far riferimento». Insomma, anche in Olanda la gente ha dimostrato di possedere molto più buon senso delle sprovvedute toghe.

Prima di questa ignominia solo la letteratura e il cinema, a volte, si erano mostrati “tolleranti” nei confronti dello spinoso argomento del sesso coi teen ager. Celebri Lolita di Nabokov, Morte a Venezia di Thomas Mann, Sebastiane di Derek Jarman, Taxi Driver di Scorsese, Ernesto di Samperi. Nella vita di tutti i giorni invece il tema della pedofilia era sempre stato considerato off limits. Fino a pochi anni addietro, però. A un certo momento, si è come dato fiato alle trombe e i freni inibitori sono venuti giù come le due torri di New York dopo l’impatto con gli aerei kamikaze. Uomini posati, persino padri di famiglia all’apparenza al di sopra di ogni sospetto, vengono giornalmente colti in flagranza di reato mentre attraverso la rete adescano le loro ignare vittime quasi sempre minorenni. Poveri ragazzini che molto spesso, lasciati da soli a navigare in un universo tanto vasto quanto pieno d’insidie come internet, finiscono tra le braccia di maniaci e pervertiti di tutte le risme, subendo devastanti traumi. E a volte rimettendoci anche la pelle.

Non parliamo poi degli insegnanti. Anche tra le rappresentanti del gentil sesso si moltiplicano episodi di abusi su maschi minorenni, specialmente nelle aule scolastiche inglesi e americane, dove sono stati registrati casi di maestre o professoresse che invece della matematica o della storia impartivano ai giovani discenti ben altre lezioni. E’ come se una ventata di follia fosse sopraggiunta all’improvviso a scompaginare i piani della provvidenza e condannare l’Occidente all’estinzione per autodistruzione.

Non aveva fatto in tempo a spegnersi l’eco delle maestre pedofile di Riano Flaminio che di nuovo è scoppiato l’ennesimo scandalo su decenni di abusi pedofili commessi da sacerdoti nell’arcidiocesi di Dublino, coperti dalla Chiesa locale e portati alla luce nel novembre scorso da una relazione-shock del governo irlandese.

Se la pedofilia dei laici è ripugnante, quella del clero è di gran lunga peggiore. E proprio per questo motivo Benedetto XVI ha chiamato a rapporto tutti i vescovi dell’isola. Quattro di questi hanno presentato le dimissioni, subito accettate dal Papa. Il rapporto della Commissione d’inchiesta, presentato il 26 novembre scorso, infatti, ha ricostruito 45 casi di abusi sessuali su minori e atroci crudeltà tra il 1975 e il 2004. E quattro arcivescovi che “coprirono” i pedofili, e che, pur essendo al corrente degli abusi, non segnalarono i colpevoli alle autorità, vennero chiamati direttamente in causa. In Germania, invece sta scoppiando la bolla scandalistica del celebre Coro di voci bianche di Ratisbona. L’attenzione è stata risvegliata da un’inchiesta del Suddeutsche Zeitung, quando il vescovo Gerhard Ludwig ha ammesso di avere avviato un’inchiesta su «abusi commessi tra il 1958 e il 1973». I primi accertamenti avrebbero chiarito che negli anni 60 furono condannati per abusi sessuali – non commessi nella scuola – due religiosi: il vicedirettore dell’istituto e un altro insegnante. Ora il sospetto è che si siano verificati casi di molestie anche all’interno dell’istituto, episodi forse tenuti sotto silenzio all’epoca. Un sospetto che fa discutere la Germania ma che da noi in Italia è diventato particolarmente stuzzicante all’interno del circo mediatico tricolore, “allertato” prima dal caso Boffo e poi dalle intercettazioni avvenute nell’ambito dell’inchiesta “Grandi opere” sul traffico di “puttani” gestito dal corista nigeriano Chinedu Thomas Ehiem, laico impiegato nel coro della cappella Sistina e procacciatore d’incontri per Angelo Balducci. Ehiem è stato espulso dal Vaticano e Balducci sospeso dall’ordine dei Gentiluomini del Papa.

Insomma, le notizie provenienti da Ratisbona sono il proseguimento sul versante nord dello scandalo avvenuto a sud delle Alpi, anche perché il coro della città bavarese è stato guidato a lungo dal fratello di Benedetto XVI, Georg Ratzinger, che dal 1964 al 1993 ha diretto la prestigiosa istituzione. La stampa italiana quindi non s’è fatta scappare l’occasione e s’è gettata avidamente sull’argomento. E mentre in Germania il caso fa discutere, da noi subito s’è trasformato in una bomba. La vicenda infatti desta forte allarme e preoccupazione per le ripercussioni che può comportare sull’opinione pubblica e per ora nei sacri palazzi la linea scelta è stata quella di uno stretto riserbo. Lo scandalo degli abusi in Germania ha coinvolto in una prima fase anche la Compagnia di Gesù e un suo importante istituto di formazione e s’è via via allargato fino a raggiungere l’arcidiocesi di Monaco e il monastero benedettino di Ettal, centro di formazione per le élite tedesche.  Si è appreso infatti che nell’ “Odenwaldschule”, una scuola sperimentale dell’Unesco, sono stati commessi abusi sessuali da parte degli insegnanti su un centinaio di studenti. Secondo la “Frankfurter Rundschau”, infatti, almeno tre insegnanti dell’avanguardistico plesso avrebbero molestato i loro alunni.

Nel frattempo l’Interpol ha arrestato a Dusseldorf, sempre in Germania, Roberto Rossi di 66 anni, e sua moglie Mirella Ressa, di 55, entrambi insegnanti, fuggiti all’estero dopo essere stati condannati a una lunga pena detentiva per  aver abusato di due ragazzine quattordicenni tra il 2001 e il 2004. Un padre benedettino del monastero di Ettal, in Baviera, inoltre, è stato sospeso per avere pubblicato su siti Internet per omosessuali immagini di ex studenti del monastero ritratti a torso nudo. Secondo il quotidiano Munchner Merkur, i responsabili del monastero avrebbero già ammesso almeno due casi di abusi sessuali.

E dopo Irlanda e Germania, anche la Chiesa cattolica olandese è finita nell’occhio del ciclone delle accuse di abusi sessuali contro i minori. L’Ordine dei Salesiani di Don Bosco infatti, ha aperto un’indagine dopo che un quotidiano aveva riportato la testimonianza di un ex alunno del monastero di Don Rua, nella città di Heerenberg. Lo ha rivelato all’Afp Herman Spronck, superiore dell’Ordine che gestisce il monastero, secondo il quale sarebbero state identificate già tre possibili vittime. I fatti risalirebbero al periodo fra il 1958 e il 1971, quando il Don Rua ha ospitato ogni anno circa 100 ragazzi fra i 12 e i 18 anni.

E ancora: in Spagna è stato anche arrestato un imam accusato di abusi sessuali nei confronti di cinque bambine cui impartiva lezioni di religione. L’uomo, A. B., 47 anni, giunto in Spagna l’anno scorso dal Marocco, era l’imam di una moschea di El Algar, in Murcia. Era ricercato dalla polizia da una settimana, riferisce El Pais, dopo che le famiglie delle cinque bambine, fra gli 8 e gli 11 anni, avevano denunciato presunti abusi sessuali. Uno dei paradisi della pedofilia, oltre a Thailandia, Filippine, Brasile e Cuba, è l’isola di Hispaniola. Nel 2008 si realizzò uno studio dal quale  emerse che la tolleranza sociale del problema dello sfruttamento sessuale dei bambini era ancora molto elevata (60%). I motivi, sempre gli stessi: povertà delle famiglie delle vittime, assenza di valori, mancanza di applicazione delle leggi e di politiche pubbliche a favore dell’infanzia.

Negli ultimi anni il fenomeno del turismo sessuale è aumentato in modo tanto preoccupante quanto scandaloso, nell’assoluta indifferenza dei pubblici poteri della Repubblica Dominicana, anche in concomitanza con la forte crisi economica. L’orripilante pratica sembra aver subito un’ulteriore spinta – come si temeva – all’indomani della catastrofe che s’è abbattuta nella confinante Haiti. Da qui, infatti, c’è stata una fuga di massa al di là del confine di un’umanità letteralmente annichilita dal sisma e in cerca di condizioni migliori. E questo non ha fatto altro che aumentare il numero di minori coinvolti nel grande affare costituito dal turismo sessuale, che vede protagonisti malgrado loro donne, adolescenti maschi e femmine, oltre che bambini e bambine anche molto piccole. L’età delle vittime va dagli 8 ai 17 anni. La percentuale di turisti e stranieri qui s’aggira attorno al 15%. I turisti sessuali per lo più vengono da Canada, Stati Uniti, Italia, Germania e Francia, ma sono molti anche quelli provenienti da Russia ed Ucraina. Insomma, non è più il caso di scherzare. A mali estremi, estremi rimedi. Bisognerebbe esercitare maggiori controlli sui frequentatori abituali delle rotte che conducono nei paradisi sessuali, rilanciare l’idea di censire i fanciulli immigrati nello Stivale, cominciare a prendere in seria considerazione la castrazione chimica per i pedofili e istituire un’anagrafe per i recidivi incorsi nel reato di abusi sui minori. Tutto il resto è fuffa