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La crisi segna la fine della preminenza della sfera finanziaria ed il declino di City e Wall Street

di Geab 43 - 22/03/2010


E’ con un approccio geopolitico, tanto quanto economico, finanziario e monetario, che il LEAP nel Febbraio 2006 annunciava l’imminente arrivo di quella che abbiamo chiamato “la crisi sistemica globale”. Questo medesimo approccio ora tende a confermare che, nel “mondo post-crisi”, l’economia reale sarà ancora una volta protagonista, mentre queste ultime decadi sono state sengate da una economia virtuale nel settore finanziario che era al centro degli affati.

Nel considerare, nel 2006, che la crisi attuale stava per diventare una “crisi sistemica globale”, abbiamo voluto mostrare che l’evento ha rispecchiato il crollo del mondo così come lo conosciamo dal 1945, nella sua forma centrata sull’Ovet, ereditata dalla Seconda Guerra Mondiale e rinforzata dalla caduta della cortina di ferro nel 1989.

Le modalità finanziarie, economiche, monetarie, sociali, politiche e strategiche che prenderanno piede durante le varie fasi di questa crisi sistemica saranno solo espressioni di un cambiamento geopolitico di propozioni storiche.

Gli sviluppi che ci sono stati dal 2006 sembrano mostrare, infattti, che questa rottura richiede un’esame più approfondito da parte nostra rispetto a quanto inizialmente previsto. E’ ora probabile che stiamo soffrendo lo shock della fine di un periodo che è iniziato 200 o 300 anni fa, con l’avvio del dominio globale europeo e la nascita del dominio finanziario globale del blocco anglosassone.

Un anno fa abbiamo dettagliato nel GEAB un insieme di segnali che indicavano l’uscita da questo periodo di riferimento secolare. Per i lettori più recenti proponiamo un riassunto:

 

  • 2) Nel 2008, la Caisse des Depots, il braccio finanziario dello stato francese dal 1816 sotto qualsiasi forma di governo (monarchia, impero, repubblica) ha patito la sua prima perdita annuale in 193 anni.
  • 3) In Aprile del 2009, la Cina è diventata il principale partner commerciale del Brasile. Due secoli fa, la Gran Bretagna mise fine a tre secoli di egemonia portoghese, e gli USA hanno sostituito la Gran Bretagna all’inizio degli anni 30.

4) La percentuale di Cina e India tra le economie mondiali, dopo una caduta costante della fine del 18esimo secolo in poi, è tornata a crescere negli ultimi 20 anni, e molto rapidamente. Sono essenzialmente economie “reali”. Il loro ritorno in forza marca automaticamente una espansione dell’economia reale in confronto alla economia finanziaria virtuale (in particolare quella americana)

L’inversione di trend di lunghissimo periodo che si sta ora verificando si accompagna al crollo della più recente bolla che si è formata progressivamente dagli anni 70 e che si puo’ intitolare “Gli eccessi degli ultimi giorni dell’impero”. Sapendo che una crisi epocale è una formidabile contrazione temporale, i cambiamenti che normalmente avvengono in decadi, o secoli, possono avvenire in pochi anni.

Dall’inizio del 2008 di una serie di fallimenti dei giganti di Wall Street, e dai salvataggi da parte del governo americano dei rimanenti, stiamo ora testimoniando il crollo delle due ancore della bolla finanziaria mondiale: New York e Londra, al cuore della rete di azioni, bond, mercati, agenzie di rating, media internazionali di finanza. Gli altri centri finanziari sono di scarsa importanza se confrontati con questi due giganti.

Questi due centri dell’impero anglosassone, Londra “alto regno” e New York “basso regno”, si stanno dividendo davanti ai nostri occhi:

Londra esiste solo grazie all’enorme supporto diretto del governo inglese. Senza i soldi del contribuente inglese, i paramenti della City sarebbero scomparsi nel 2008. (KPMG ha confrontato la tassazione degli istituzioni finanziarie in 8 centri finanziari mondiali. Il risultato è chiaro: in un solo anno Londra è caduta dal 4° all’ultimo posto per un bancario con famiglia, ed al sesto posto per un bancario single)

New York è ugualmente sotto terapia governativa, e sopravvive solo alla politica di denaro a costo zero che la Fed ha continuato a perseguire negli ultimi 2 anni, insieme alle migliaia di miliardi di mutui cartolarizzati che (sempre la Fed) ha acquistato per evitare il crollo totale dell’intero mercato immobiliare commerciale degli USA. Come nel Regno Unito, il 2010/2011 segnerà la fine di queste politiche, portando Wall Street ad una nuova fase di debolezza.

Infine, la “ragion d’essere” geopolitica di questa bolla è entrata nella fase terminale. Infatti, questo settore finanziario mondiale ha iniziato la sua crescita negli anni 70 (si veda il grafico sotto)in parte a causa della decisione americana di lasciare il dollaro fluttuare e in parte a causa della necessità di riciclare gli enormi surplus finanziari delle nazioni produttrici di petrolio.

Questo è stato il primo segnale che gli USA non erano più in grado di reggere il ruolo di sostenitori dell’ordine mondiale che si sono guadagnati nel 1945, che ha marcato l’irresistibile crescita dell’economia virtuale. Per mantenere questa invenzione più lontana possibile dall’economia reale, gli USA hanno spontaneamente facilitato la comparsa di nuovi player, strumenti finanziari e prodotti, che hanno consentito che la nicchia si trasformasse in una bolla.

Da questo punto di vista, l’accelerazione degli sviluppi di cui la crisi è contemporaneamente il simbolo ed il catalizzatore, sta contribuendo a far scoppiare la bolla dell’economia virtuale , provocando debolezza in tutti gli elemente che hanno consentito che esistesse e si sviluppasse.