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Slums che scoppiano

di Benedetta Guerriero - 23/03/2010






Dal 2000 ad oggi gli abitanti delle bidonville sono aumentati di 55 milioni di abitanti, passando da 776,6 milioni a 827,6

A Rio de Janeiro, in Brasile, hanno preso avvio i lavori del quinto Forum urbano mondiale. Istituito dalle Nazioni Unite, è la prima volta che il Forum si svolge in un Paese dell'America Latina. Le precedenti edizioni si erano tenute a Nairobi (2002), Barcellona (2004), Vancouver (2006) e Nanchino (2008). Le città continuano ad attrarre sempre più persone, mentre le campagne si svuotano. Stando ai dati del rapporto delle Nazioni Unite, “Lo Stato delle città nel mondo 2010-2011”, il 50, 6 per cento della popolazione mondiale, pari a 3,49 miliardi di persone, ha scelto di vivere nelle zone urbane.

Gli abitanti delle città crescono e molto in fretta, specie negli slums, nelle bidonville, che continuano ad accogliere milioni di disperati che si ritrovano a vivere in condizioni disumane. Dal 2000 ad oggi la popolazione delle favelas è cresciuta di 55 milioni di abitanti, passando dai 776,7 milioni di inizio secolo ai 827,6 del 2010. In linea generale le condizioni di vita negli slums hanno subito un leggero miglioramento, ma il progresso viaggia molto più lentamente dell'aumento della popolazione in queste aree desolate che si espandono a macchia d'olio ai margini delle grandi metropoli. Se non si metteranno a punto nuove soluzioni ora del 2020 gli abitanti delle bidonville potrebbero arrivare a toccare gli 889 milioni, con un ritmo di crescita di sei milioni all'anno. Decisamente troppi. La situazione più allarmante riguarda l'Africa subsahariana, dove le favelas accolgono oltre 199,5 milioni di uomini stipati in catapecchie fatiscenti e insalubri. Gli abitanti degli slums superano quelli che vivono nelle altre aree, costituendo il 61,7 per cento della popolazione urbana totale. A seguire le bidonville dell'Asia meridionale con 190,7 milioni di abitanti e l'Asia orientale con 189,6 milioni. Buone notizie, invece, dal fronte di Cina e India che hanno registrato un netto miglioramento delle condizioni di vita dei quartieri urbani più poveri. Il primato spetta alla Cina. Se nel 2000 gli abitanti delle favelas superavano la soglia del 37 per cento, nel 2010 sono scesi al 28 per cento. Anche in India la politica di sviluppo urbano ha dato i suoi frutti, riducendo dal 41,5 per cento del 2000 al 28,1 per cento del 2010 la percentuale di popolazione condensata negli slums.

Nonostante i lievi miglioramenti, la situazione delle bidonville resta molto critica. Chi lascia le campagne, pensa di trovare nelle città migliori condizioni di vita e soprattutto maggiori opportunità e servizi. Così però non è. Se è vero che l'accesso alle scuole è maggiore nelle zone urbane che in quelle rurali, gli abitanti delle favelas si trovano ad affrontare diverse problematiche. Non ultimo la cronica mancanza di acqua potabile che è all'origine di molte malattie e la mancanza di cibo. Scompensi respiratori, malaria e diarrea sono alcune delle patologie più diffuse tra gli slums, nonché causa di molte morti. All'origine il consumo di acqua non potabile che genera infezioni incurabili in aree dove ospedali e ambulatori sono miraggi. I più esposti sono i bambini che vedono diminuire la propria speranza di vita, rispetto ai coetanei dei quartieri ricchi. I dati de “Lo Stato delle città nel mondo 2010-2011” mostrano come un bambino degli slums faccia due volte più fatica a reperire cibo e a sfamarsi, rispetto a uno delle aree benestanti.