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Africa, la fame di terra

di Alessandro Ingaria - 23/03/2010






E' La terra più economica al mondo. Per saziarsi le imprese straniere cacciano mega appezzamenti di terreno in Sudan, Kenya, Nigeria, Tanzania, Malawi, Etiopia, Congo, Zambia, Uganda, Madagascar, Zimbabwe, Mali, Sierra Leone.

 

Una febbre di terra di reminiscenza coloniale. La creazioni di immensi latifondi in Africa. Una superficie di 50 milioni di ettari che nell'ultimo anno è stata acquisita, o sta per esserlo, da investitori che lavorano con fondi pubblici esteri.

La corsa ad accaparrare terra è stata provocata dalla crescente domanda mondiale di alimenti, seguita al forte aumento del petrolio nel 2008, dalla scarsità di acqua e dall'insistenza dell'Unione Europea a incrementare al 10 percento la quota del biocombustibile rispetto al consumo totale.

L'ultimo caso. Due aziende indiane hanno sottoscritto un accordo con il ministro dell'agricoltura e dello sviluppo rurale etiope per ottenere in concessione terreni per una superficie pari a 15 mila ettari. L'obiettivo delle compagnie è di impiantare tea e la pongamia pinnata. Questa pianta è una specie arborea decidua della famiglia delle leguminose proveniente dall'India ed è coltivata abbondantemente nel Sud Asiatico. Cresce fino all'altezza di 15-25 m, forma una grande chioma ed è utilizzata per la produzione di biocombustibile e nell'industria chimica. La concessione dell'area avrà durata ventennale, l'azienda Shapoorji Pallonji in questo momento sta analizzando la fattibilità della piantagione di pongamia pinnata; in caso positivo ha in previsione l'installazione di uno stabilimento per la produzione del biocombustibile e dei prodotti chimici.

La popolazione locale. In molte aree gli accordi sui grandi appezzamenti di terreno hanno generato malcontento e accuse di "appropriazione di terra". Nyikaw Ochalla, una anuak indígena della regione etiopica denominata Gambella, che ora vive in Gran Bretagna, ha mantenuto stretti contatti con gli agricoltori della sua zona. La sua testimonianza rivela che "Tutto il territorio della regione Gambella è utilizzato. Ogni comunità possiede e rispetta i fiumi e la terra da coltivare. Affermare che esiste terra sprecata o non utilizzata a Gambella è un mito alimentato dal governo e dagli investitori. Le compagnie straniere arrivano in grandi quantità e privano la gente delle risorse che utilizzano da secoli. Non consultano la popolazione indigena. Le trattative si chiudono in silenzio. L'unica cosa che le persone del posto vedono è gente che arriva con numerosi trattori per invadere le loro campagne. Tutta la terra del villaggio della mia famiglia, Illia, è stata espropriata. Ora la gente lavora per un compagnia indiana. Si sono appropriati della terra senza dare alcuna compensazione. La gente non riesce a credere a quello che sta succedendo. La situazione affligge migliaia di persone che soffriranno la fame."

Gli squali. I commercianti agricoli internazionali, gli istituti bancari di investimento, gli hedge funds, i negozianti di materie prime, i fondi sovrani, i fondi pensione, le fondazioni e i piccoli investitori si avvicinano affamati alla tavola africana. E' la terra più economica al mondo. Per saziarsi cacciano mega appezzamenti di terreno in Sudan, Kenya, Nigeria, Tanzania, Malawi, Etiopia, Congo, Zambia, Uganda, Madagascar, Zimbabwe, Mali, Sierra Leone e altri.

Alcuni esempi. Solo l'Etiopia ha approvato 815 progetti agricoli, finanziati da stranieri, dal 2007 ad oggi. Il governo saudita, uno dei maggiori produttori di grano del medio oriente, ha annunciato che ridurrà la sua produzione interna di cereali del dodici percento all'anno per risparmiare acqua. E ha stanziato 5 mila milioni di dollari per concedere prestiti a tassi agevolati alle compagnie che vogliono investire in Paesi con un forte potenziale agricolo. La Cina ha firmato un contratto con la Repubblica Democratica del Congo per la coltivazione di 2,8 milioni di ettari da adibire a palma da olio per biocombustibile. Addirittura in Madagascar, prima dei recenti problemi politici, la compagnia sudcoreana Daewoo stava negoziando 1,2 milioni di ettari, quasi la metà della terra arabile del Paese.