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Quella mattanza silenziosa dei rinoceronti africani

di Francesca Marretta - 31/03/2010

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Augusto si avvicina a mamma Bella, che non si scompone mentre bruca senza sosta l’erba. Per attirare l’attenzione della madre, emette un richiamo dal suono flebile e acuto che proprio non si addice al suo aspetto imponente, nonostante sia un pargolo, nato da pochi mesi. Bella gli lascia infilare la testa sotto la mastodontica e rugosa mole per consentirgli di succhiare il latte. «Ha accettato», dice a bassa voce il ranger Abbu, mentre ci muoviamo circospetti a pochi metri dei due rinoceronti bianchi che vivono, selvatici, ma sotto osservazione, sui 70 chilometri quadrati dello Ziwa Rhino Sanctuary, 170 chilometri a nord della capoitale Kampala, nei pressi di Masindi.
Lo Ziwa è una riserva naturale, finanziata con donazioni private a livello internazionale, in cui da alcuni anni è partito un progetto per la reintroduzione dei rinoceronti in Uganda, il primo dei quali è arrivato nella riserva nel 2005.

I rinoceronti, che un tempo vivevano nella savana del Kidepo National Park, a nord est presso il confine col Sudan e nella zona di Murchison, a nord ovest, dove le omonime cascate cavalcano il Nilo, erano estinti in Uganda. Tra gli anni 70 e l’inizio degli anni 80, durante l’era di Idi Amin la mattanza di animali selvatici su grande scala fu utile a fare cassa e importare armi, in cambio di pelli e avorio. A Murchison, in quegli anni, furono uccisi almeno 150mila elefanti, mentre l’ultimo rinoceronte ugandese fu ucciso nel Kidepo National Park, diventato la riserva privata di caccia di Amin, nel 1983. Era un rinoceronte nero, mentre di quelli bianchi non c’era già più traccia dall’anno precedente. Fino al 1970 vivevano a Kidepo oltre cento rinoceronti bianchi settentrionali e trecento rinoceronti neri. Allora come ora, il bracconaggio in Africa finanzia le guerre.
In Uganda esistono oggi solo 11 rinoceronti. Nove vivono allo Ziwa Rhino Sanctuary. In Kenya ne sopravvivono 930, mentre in Tanzania 120. In tutta l’Africa se ne contano circa 15mila. Molti ugandesi, dice Angie Genade, la direttrice dello Ziwa, non hanno idea dell’esistenza di questi mammiferi. I rinoceronti dello Ziwa sono sei adulti e tre cuccioli. Bella, Cori, e Nandi sono le femmine, Taleo Moja e Hassani, i maschi. I piccoli sono i primi rinoceronti nati in Uganda da 28 anni. Obama è nato a settembre del 2009, da madre americana, Nandi, donata allo Ziwa da Disney Animal Kingdom in Florida e Taleo, arrivato dal Kenya. Mesi dopo è nato Augusto, mentre l’ultimo baby-rinoceronte non ha ancora un nome. I mega-erbivori dello Ziwa sono rinoceronti bianchi meridionali, una specie non autoctona, dato che prima dell’estinzione vivevano in Uganda i rinoceronti bianchi settentrionali.

A differenza del rinoceronte nero che ha un muso adunco tipo che gli consente di mangiare foglie dagli alberi, quello bianco bruca l’erba. «Fino a 250 chili al giorno» ci informa Angie, mostrandoci l’enorme mole di escrementi prodotti da questi animali, non solo come esigenza fisiologica, ma anche per marcare il territorio. Nonostante gli sforzi messi in piedi a livello internazionale per garantire la conservazione delle specie che vivono in Africa, il bracconaggio, alimentato dal racket internazionale dell’avorio, delle pelli e persino organi di animali come scimpanzè, vale miliardi ed è in crescita. I mercati di destinazione sono principalmente quelli asiatici, ma anche, in particolare per quanto riguarda l’avorio del corno del rinoceronte, quello Saudita e Yemenita. Il manico di coltello con l’avorio del rinoceronte è uno status-simbol da quelle parti, ci informano allo Ziwa. Poi ci sono le varie credenze sulla potenza afrodisiaca del corno del rinoceronte e del suo impiego per cacciare gli spiriti maligni. Buona parte del traffico di animali esotici raggiunge anche gli Stati Uniti.
I rinoceronti dello Ziwa vivono protetti giorno e notte da rangers armati.

«Il racket dell’avorio e delle parti di animali selvatici è organizzato a livello internazionale. I bracconieri sono solo pesci piccoli. Lo dimostra il fatto che quando vengono presi spunta sempre qualcuno che paga la cauzione» spiega la direttrice dello Ziwa. «L’organizzazione è tale che comporta l’utilizzazione di tecnologie sofisticate, dai Gps agli elicotteri. Nella maggior parte dei casi gli animali uccis appartengono a specie protette, quindi chi agisce deve fare in fretta. Questo fa sì che gli animali siano ancora vivi mentre li si mutila per sottrargli l’avorio. Una pratica brutale, incredibilmente crudele», dice la donna, 47 anni, ben piazzata di origine sudafricana, sorridente e sopratutto energica, mostra, insieme a tutta la famiglia una dedizione autentica per i “suoi” rinoceronti. Il corno dei rinoceronti viene asportato usando utensili tipo un’ascia o un panga. “Un chilo di avorio di rinoceronte vale dai 20mila ai 50mila dollari sul mercato illegale”, continua Angie, aggiungendo che in Africa esistono due tipi di bracconaggio, quello per il commercio illegale della carne e per puro guadagno. “Del rinoceronte non si mangia la carte, è ucciso esclusivamente per il corno”, conclude.
Il dipartimento di Stato Usa stima che il valore complessivo dei traffici di avorio e di altre parti di animali selvatici si aggiri intorno ai 10 miliardi di dollari l’anno, come cifra minima. Nel 1989 fu stabilito il bando a livello internazionale del commercio di avorio.
Un paio di settimane fa la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate, Cites, ha detto “no” alla richeista da parte di Zambia e Tanzania di immetere sul mercato 90 tonnellate di avorio provenienti da stock legali.

Una decisione che ha soddisfatto gli ambientalisi e chi è imegnato sul fronte della conservazione in Africa, dato che dopo l’ultima vendita “legale” di avorio, approvata dalla Cites nel 2002 e attuata nel 2008, quando Sudafrica, Namibia, Botswana e Zimbabwe vendettero 105mila tonnellate d’avorio proveniente da animali morti per cause naturali che avevano in magazzino a Cina e Giappone, il mercato è stato inondato da avorio illegale.
Da allora si è registrato un picco di bracconaggio che interessa tutto il continente, alimentato dalla domanda asiatica.

Quello che accade è semplice: la presenza sul mercato di avorio “legale” fa da paravento per circolazione di quello illecito. Gli enormi profitti su cui lucrano trafficanti, come funzionari corrotti, giustifica la condanna a morte di elefanti, rinoceronti e persino ippopotami, i cui denti contengono avorio.
Ecco come in Kenya nel 2007 risultavano uccisi 47 elefanti e un anno dopo, la cifra balzatava a 145, fino ad arrivare ai 234 elefanti massacrati nel 2009.
Altro esempio, in Chad fino al 2005 c’erano 3885 elefanti. Nel 2009 ne risultavano rimasti, in base a cifre ufficiali, 617.
Tutto questo sembra lontano dalla quiete dello Ziwa Rhino Sanctuary, dove Abbu il ranger parla ai rinoceronti, che, sostiene convinto il ranger, riconoscono la sua voce: «Cool, Bella. Cool», dice Abbu, mentre passiamo di lato a mamma e figlio, ignari di poter dormire sonni tranquilli grazie ai kalashnikov Ak 47 in dotazione ai rangers di pattuglia. Un deterrente a volte insufficiente, dato che a gennaio di quest’anno, nonostante le imponenti misure di sicurezza, 8 rinoceronti sono stati uccisi nella riserva naturale del Kruger Park in Sudafrica. Nello stesso parco negli ultimi tre anni sono stati uccisu 93 rinoceronti. Nella riserva di Solio, in Kenya, da cui è arrivato Taleo, il rinoceronte maschio dominante dello Ziwa, il mese scorso sono stati uccisi due rinoceronti.