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Gli schiavi del cibo spazzatura

di Carlo Petrini - 31/03/2010


Studio su "Nature": gli alimenti ipercalorici e zuccherosi creano la stessa dipendenza del fumo

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    Che il cibo spazzatura costi poco e sia un´ottima occasione per fare affari è risaputo, basta vedere la potente macchina pubblicitaria che lo sostiene e lo promuove. Che sia ottenuto con metodi agricoli intensivi e pratiche tutt´altro che sostenibili è altrettanto noto.

E solo uno sprovveduto può pensare che abbia un buon valore nutritivo. Ma il vero capolavoro di questa industria alimentare non è il prezzo basso ma il saper creare nei consumatori il principio di assuefazione. Una dipendenza alimentare che realizzata in giovane età diventerà un bagaglio gustativo in grado di condizionare le scelte alimentari del consumatore adulto.
Quanto sia dannoso per la salute questo tipo di cibo è ormai riconosciuto dalla scienza medica internazionale. Lo scorso mese in un confronto con la dirigenza del Center Desease Control di Atlanta, la più alta autorità sanitaria degli Stati Uniti, ho potuto constatare l´effetto devastante di una pandemia che vede obesità e diabete in crescita esponenziale e quanto tutto ciò sia correlato con consumi e stili alimentari promossi da questo genere di industria. Abbiamo assistito in questi anni, anche nel nostro paese, a una lenta transizione alimentare verso una dieta ricca di grassi e zuccheri semplici e il progressivo abbandonare di verdura, frutta e cereali.
In Usa il solo costo annuale dell´obesità attualmente è il doppio dei ricavi totali dell´industria del fast food. Il prezzo basso del cibo spazzatura non riflette il suo costo reale che è ben più alto se consideriamo i costi ambientali e sanitari che genera questo tipo di produzione. Questi signori fanno i profitti e ci inseguono con la loro pubblicità martellante grazie alle perdite imposte al resto della società. Se questo cibo fa male e crea dipendenza quando si prenderanno misure per tutelare almeno i bambini da una pubblicità ingannevole?
Già nel lontano 1955 la federazione americana pediatri dichiarava che questa pubblicità sfrutta i bambini di età inferiore agli otto anni generando una dipendenza psicologica. Prima o poi bisognerà vietare quelle pubblicità per bambini che promuovono cibi ad alto contenuto di grassi e di zuccheri; la salute è il bene più importante che la società deve tutelare. Ostentare con ingenti investimenti pubblicitari una cattiva alimentazione promuovendola come simbolo di vita moderna, allegra, fonte di successo e di socialità è una grande balla mediatica.
Bibite, dolci, grassi, panini fast food sono i cibi più reclamizzati ma spesso sono i più scadenti. La lotta per sostenere produzioni di cibi sani, corretta informazione, educazione alimentare può sembrare scoraggiante nel confronto con questi colossi industriali, ma un´arma c´è. Nessuno è obbligato ad acquistare questo genere di cibo e il primo passo da fare è smettere di comprarlo anche se costa poco, troppo poco. Un buon boicottaggio, il rifiuto di comprare, può avere più effetto delle parole e a volte la forza più irresistibile è quella più semplice