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Usa, la corporation elettorale

di Michele Paris - 05/04/2010



 
 

Nelle primarie repubblicane del Maryland per un seggio alla Camera dei Rappresentanti americana, il prossimo 14 settembre, potrebbe trovare spazio un candidato del tutto particolare. Il suo nome è Murray Hill e pur vantando alcune qualità indiscusse, almeno a detta dei responsabili della sua campagna elettorale, prima di vedere stampato il proprio nome sulle schede elettorali dovrà superare più di un ostacolo di natura legale. Questo perché il candidato alle primarie non è una persona, ma un’azienda. La Murray Hill Inc. - questo il suo nome completo - è una piccola compagnia di pubbliche relazioni che potrebbe approfittare di una recente fondamentale sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti per correre direttamente per il Congresso.

La provocazione della compagnia fondata nel 2005 a Silver Spring, nel Maryland, fa riferimento alla discussa sentenza “Citizens United contro Commissione Elettorale Federale”, con la quale il tribunale costituzionale americano lo scorso mese di gennaio ha cancellato i limiti di spesa consentiti per le corporation a beneficio o contro un qualsiasi candidato in una qualsiasi elezione. La libertà di espressione garantita dal Primo Emendamento della Costituzione è stata in questo modo estesa anche alle corporation, equiparandole di fatto alle persone fisiche sul piano dei diritti politici. Da qui la decisione da parte della Murray Hill di portare la tesi dei giudici della Corte Suprema alle sue estreme conseguenze: partecipare ad una competizione per una carica elettiva.

La compagnia del Maryland ha da tempo creato un sito web che promuove la propria candidatura (http://murrayhillweb.com/new_day/index.html), mentre la relativa pagina di Facebook conta a tutt’oggi più di dieci mila fans. Uno video su YouTube fa il verso agli spot elettorali dei politici americani, spiegando le ragioni della necessità di ricorrere ad una rappresentanza diretta al Congresso per le aziende private. La voce narrante lamenta che “per quanto le corporation abbiano contribuito a fare eleggere i politici”, non esiste la certezza assoluta che questi ultimi si occupino dei loro interessi.

Nel comunicato stampa che aveva accompagnato l’annuncio di voler prendere parte alle primarie, il responsabile della campagna elettorale della compagnia di PR aveva inoltre sostenuto che “finora, le corporation dovevano fare affidamento su contributi elettorali per promuovere i propri interessi a Washington”. Ora, invece, grazie ad una “illuminata sentenza della Corte Suprema, sarà possibile fare a meno degli intermediari e correre direttamente per una carica politica”. La Murray Hill, inoltre, appare con ogni probabilità come il primo candidato della storia americana a fare una campagna elettorale che colloca l’interesse dei cittadini non più al primo posto, ma “al secondo o addirittura al terzo”.

Pur definendosi un’azienda “progressista” - dal sito ufficiale si evince che molti dei sui clienti risultano essere sindacati e associazioni ambientaliste - la Murray Hill intende partecipare alle primarie repubblicane per l’ottavo distretto del Maryland, attualmente occupato alla Camera dal democratico Chris Van Hollen. Il Partito Repubblicano, infatti, sembra essere decisamente più “ricettivo all’idea che cittadini e corporation siano equiparati sul piano della libertà di espressione”. Per il deputato in carica Van Hollen, questa competizione per il suo seggio al Congresso è benvenuta, dal momento che per prima è stata “la maggioranza della Corte Suprema a prendersi gioco delle nostre leggi sui finanziamenti elettorali”.

Il percorso che attende la Murray Hill, tuttavia, appare tutto in salita. Tanto per cominciare, per potersi presentare alle primarie repubblicane nel Maryland è necessario essere registrati come elettori del Partito Repubblicano. La richiesta di registrazione della compagnia è stata però rifiutata con la motivazione che una corporation che si autodefinisce “persona fisica” non possiede i requisiti necessari per mandare la pratica a buon fine. In attesa dell’appello che è già stato presentato lo scorso 24 marzo, l’alternativa da perseguire potrebbe essere quella di correre direttamente nelle elezioni vere e proprie di novembre come candidato indipendente, status per il quale non è necessaria alcuna registrazione ma solo 4.500 firme da raccogliere nel distretto di competenza.

Anche in questo caso, però, persiste almeno un altro ostacolo di natura costituzionale. I candidati per il Congresso, cioè, devono avere almeno 25 anni, mentre la “data di nascita” dell’azienda-candidato risale a solo cinque anni fa. La Costituzione peraltro non stabilisce esplicitamente che i membri della Camera dei Rappresentanti debbano essere persone fisiche. Da qui una possibile scappatoia: i requisiti richiesti per entrare al Congresso non si applicherebbero ad una azienda. In attesa di nuovi sviluppi, gli azionisti della Murray Hill hanno nominato il presidente della compagnia, Eric Hensal, come “persona fisica” incaricata di sbrigare le pratiche elettorali e di presentarsi ai dibattiti in vece del candidato.

Intanto, la promessa di contribuire a creare il “migliore sistema democratico che il denaro possa acquistare” ha già fatto presa. La compagnia di IT Computer Umbrella di Sterling, in Virginia, ha annunciato di voler presentare la propria candidatura per il Congresso nel decimo distretto elettorale di questo stato. Per le aziende che intendono seguire le sue orme, la Murray Hill pare abbia addirittura predisposto un kit elettorale che comprende comunicati stampa e argomenti di discussione preconfezionati, nonché del materiale propagandistico da distribuire ai volontari.

Al di là della provocazione e delle scarse possibilità di mandare in porto una candidatura di questo genere, l’iniziativa della compagnia di PR del Maryland - come ha evidenziato anche l’Economist nell’occuparsi della vicenda - solleva in maniera del tutto singolare il problema del ruolo ricoperto dai grandi interessi economici nella politica (americana e non solo) e del futuro stesso della democrazia. Una situazione tutt’altro che rassicurante dopo che la stessa Corte Suprema degli Stati Uniti ha ratificato solennemente un’espansione senza precedenti dell’influenza delle grandi corporation private su un sistema che dovrebbe rappresentare un modello per tutto l’Occidente democratico.