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Sei milioni di egiziani senza terra per colpa del clima

di Elisabeth Zoja - 14/04/2010


4.500 chilometri quadrati di terreno intorno al delta del Nilo verranno sommersi dal Mediterraneo e sei milioni di persone resteranno senza terra. È questa la previsione del ministero dell’agricoltura egiziano per la fine del secolo. Ora, a scienziati e ricercatori del paese, più che combattere i cambiamenti climatici, non resta che cercare soluzioni per affrontare una tale prospettiva.



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Hamdi al-Husseini Khalifa ha dichiarato che 4.500 chilometri quadrati di terra attorno al delta del Nilo verranno sommersi
Sei milioni di egiziani sbarcano in Italia. Potrebbe essere questo lo scenario che ci attende nei prossimi novant’anni.

Secondo le previsioni del ministero dell’agricoltura egiziano infatti, 4.500 chilometri quadrati di terra attorno al delta del Nilo verranno sommersi dal Mediterraneo entro il 2100. Lo ha detto il ricercatore del ministero Hamdi al-Husseini Khalifa mercoledì 31 marzo alla conferenza ONU per il clima tenutasi ad Alessandria.

La sua ipotesi si basa sul presupposto che le acque del Mediterraneo salgano di un metro entro la fine del secolo, una teoria confermata dal rapporto dell’università di New South Wales del 2009, secondo cui le acque del Mediterraneo potrebbero salire di oltre un metro entro il 2100.

Dopo queste previsioni, per gli egiziani non si tratta più di prevenire il cambiamento climatico, quanto di adattarvisi per garantire la propria sopravvivenza.

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L’ingegnere Mamdouh Hamza ha preparato un piano ventennale per la protezione del delta del Nilo
“L’appello a operazioni più drastiche è giustificato dal rischio” ha detto alla conferenza ONU Maria Luisa Silva-Mejias del Piano di azione per il Mediterrraneo dell’UNEP. Queste operazioni più drastiche includerebbero la costruzione di dune di sabbia che proteggano le coste egiziane.

A ridosso di tali difese di prima linea Ibrahim ElShennawy, dell’Istituto di ricerca costiera egiziano, suggerisce la realizzazione di laghi artificiali. Inoltre raccomanda: “Invece di piangere e di dire ‘affogheremo’, proviamo a pensare a come potremmo utilizzare il cambiamento climatico per lo sviluppo economico”.

Vi sono già proposte molto concrete per venire incontro al problema: l’ingegnere Mamdouh Hamza ha preparato un piano ventennale per la protezione del delta del Nilo.

Il suo programma include l’aggiunta di sabbia alle spiagge, l’espansione di laghi costieri e la costruzione di un muro sotterraneo. Quanto verranno a costare, però, queste costruzioni?

Se si parla del mantenimento di 4.500 chilometri quadrati ovvero la terra di sei milioni di egiziani, non si dovrebbe badare alle spese; ma quanto può permettersi di investire il loro governo? Un’autorità che già oggi concede il 5,5% del budget nazionale a sussidi per il pane.

Eppure, se l’acqua marina si dovesse mischiare con quella dolce, l’agricoltura ne soffrirebbe e i prezzi del pane salirebbero ulteriormente, spiega ElShennawy. Il ministero dell’agricoltura egiziano prevede entro il 2075 la perdita di 147.000 acri di terreno dove oggi ancora cresce il grano.

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Il piano per la protezione del delta del Nilo include l’aggiunta di sabbia alle spiagge
La scarsità di cereali e quindi di pane non avrebbe solo effetti economici, ma anche politici: già nel 2008 rivolte violente date dall’ascesa mondiale dei prezzi del grano esplosero nella città di Mahalla al-Kobra, anch’essa vicino al delta del Nilo. Sono scenari simili a quelli che si sono verificati a Haiti, in Bangladesh e nel Mozambico.

Inoltre la popolazione del Medio Oriente è in drastica ascesa: per il 2030 sono previsti 651 milioni di abitanti, più del doppio rispetto ai 309 milioni del 2000.

L’Egitto però, oltre a subire questa crescita demografica, vedrà diminuire spietatamente il proprio terreno e quindi la produzione agricola.