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Green economy, l´ultima congiura Goldman

di Federico Rampini - 18/04/2010

  
 
Green economy, l´ultima congiura Goldman così la Sec ha fermato i padroni di Wall Street

Nel mirino della banca il piano verde di Obama. Doveva essere questa la vittima designata della prossima "bolla speculativa" La Casa Bianca vuole limitare il dominio dell´istituto sulla finanza mondiale

Il colpo finale Goldman Sachs lo aveva ancora in serbo. Complice involontario Barack Obama e il suo sogno di una Green Economy. Sì, proprio quella doveva diventare la prossima "bolla" con cui i Padroni dell´Universo si preparavano ad arricchirsi. Una macchinazione perfetta. La nuova rapina del secolo. Sventata in extremis venerdì dalla Sec, l´organo di vigilanza sulla Borsa, con l´imputazione formale della Goldman Sachs per frode a danno dei suoi clienti. Un colpo all´immagine della banca più potente del mondo. L´offensiva dell´authority completa la manovra a tenaglia decisa dallo stesso Obama per liberarsi finalmente di "Government Sachs", il potere-ombra che da decenni detta la sua agenda ai governi. L´altro attacco di Obama alla Goldman è il nocciolo duro della sua riforma dei mercati, quello a cui il presidente tiene di più: una severa limitazione alla speculazione delle banche sui derivati. Perché sono l´arma di distruzione di massa che Goldman si preparava a usare per la futura "bolla verde". Era pronto un progetto per il trading di futures, sfruttando la creazione di una nuova Borsa per gli scambi di permessi di emissioni carboniche. La Green Economy di Obama sarebbe diventata il pretesto per una nuova finanza creativa: l´ambientalismo sequestrato da Wall Street.

Quella che il settimanale Rolling Stone ha battezzato The Vampire Squid (la piovra-vampiro), da 80 anni lascia le impronte sulle euforìe speculative e sui crac della finanza americana. Uscendone sempre intatta. Una storia così gloriosa alimenta il senso di impunità, fino all´arroganza. Il primo a notarlo è l´economista John Kenneth Galbraith nella celebre opera Il grande crollo del 1929. Un capitolo è intitolato "In Goldman Sachs We Trust", parodia del motto stampato su tutte le banconote di dollari: abbiamo fiducia in Dio. Negli anni Venti del secolo scorso la Goldman è all´avanguardia nella diffusione degli "investment trust", antenati degli odierni fondi comuni d´investimento. Liberi di accumulare debiti, quei titoli hanno un ruolo nefasto nel crac di Wall Street a cui segue la Grande Depressione.

Gli anni 70 e 80 sono decenni di innovazioni finanziarie in America e nel mondo. Finiscono le restrizioni sui movimenti di capitali. Negli Usa cade la barriera tra banche di depositi e merchant bank. A New York e Londra i Big Bang liberalizzano le Borse. E´ un periodo aureo per la Goldman Sachs diretta da Sidney Weinberg, che insieme ad altre banche cavalca l´epopea delle "scalate": finanzieri audaci assaltano colossi storici del capitalismo, facendosi prestare i capitali dai mercati. Diventano popolari i collocamenti di matricole in Borsa su cui le banche lucrano commissioni generose. La propaggine di quell´èra è la New Economy degli anni 90. Goldman è in prima fila, è lei che colloca in Borsa Yahoo! Nel 1999, all´apice della febbre rialzista, colloca altre 47 dot.com (imprese legate a Internet). Usa una tecnica spregiudicata per manipolare le quotazioni. Ai clienti che vogliono la garanzia di essere serviti per primi, impone l´impegno ad acquistare altre azioni appena quotate sul mercato. Così si garantisce partenze fulminanti ai nuovi titoli appena sbarcati in Borsa. Conflitti d´interessi emergono in quel periodo tra Goldman e diversi top manager di società quotate, compresa la famigerata Enron. Tra il 1999 e il 2002 i vertici della Goldman vivono una delle loro età dell´oro, auto-distribuendosi 28,5 miliardi di gratifiche. Già dal marzo 2000 la bolla della New Economy è scoppiata lasciando disastri sul terreno, compresa la bancarotta Enron.

Che importa? Finita una bolla se ne fa un´altra. E´ ancora fresco il ricordo del crac della New Economy, quando parte il folle rialzo pluriennale del mercato immobiliare. Dilagano i mutui subprime concessi a clienti ad alto rischio d´insolvenza. Goldman eccelle nel business dei titoli strutturati, costruiti infilandoci dentro crediti bancari verso i titolari dei mutui. Ad alto rischio di essere irrecuperabili. Questa è la vicenda al centro dell´incriminazione per frode. La Sec dimostra che Goldman inganna i propri clienti rifilandogli dei titoli di cui nasconde il vero "selezionatore". E´ il gestore di hedge fund John Paulson, un ribassista che guadagna se quei titoli crollano. Frode, menzogna, conflitto d´interessi. Questo accade nel bel mezzo della crisi che strema l´economia di tutto l´Occidente gettandola nella più grave recessione dagli anni Trenta.

Nel frattempo la Goldman è impegnata anche su un´altra partita, non meno importante. Poco prima della crisi esplodono i prezzi mondiali di tutte le materie prime. Dalla metà del 2007 all´estate 2008 il barile di petrolio schizza da 60 dollari fino a 147 dollari. Uno choc energetico che contribuirà alla recessione. Goldman è regina nel business dei titoli derivati sull´energia. Un suo analista, Arjun Murti, si afferma come "l´oracolo del petrolio". Le sue analisi, circondate da un´aureola di autorevolezza, prevedono un rialzo fino a 200 dollari il barile. In cinque anni il volume di capitali investiti sui derivati energetici si moltiplica del 2.300%. Più dei consumi reali di Cina e India, è il moltiplicatore della finanza che accentua le impennate dei prezzi. Fino al crollo del 2008Un disastro che miete vittime tra risparmiatori e pensionati. Il solo fondo pensione dei dipendenti pubblici della California, Calpers, ci rimette 1,1 miliardi.

Questo era il preludio al nuovo grande business che Goldman aveva fiutato. La banca punta sul cavallo giusto per le presidenziali 2008. Dona 981.000 dollari alla campagna elettorale di Barack Obama, il singolo maggiore finanziamento di un privato. I maghi della finanza si scoprono una passione per l´ecologia. L´Energy Bill di Obama, nella sua prima versione, punta a introdurre in America un sistema analogo a quello europeo: permessi di emissioni carboniche, negoziabili in un´apposita Borsa. Alla Goldman progettano di applicare a quelle transazioni il moltiplicatore diabolico dei derivati. Presto la speculazione sul cambiamento climatico diventerà un mercato da 646 miliardi di dollari (stima del governo), destinati a salire a 1.000 miliardi in pochi anni.

Venerdì scorso Obama ha emesso la sentenza di morte per quel piano: «Userò il mio potere di veto presidenziale, se non passa una riforma dei mercati con severi limiti ai titoli derivati». Poche ore prima la Sec aveva pronunciato la parola "frode". Accostata al nome che da 90 anni Wall Street venera come un Dio.