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La super-bomba Usa sulla pace

di Carlo Benedetti - 26/04/2010

C'è stata festa al Cremlino per la recente firma del "Salt 2" e si è manifestata, negli ambienti della presidenza russa, una certa soddisfazione per la ripresa diplomatica di queste ultime settimane. Ma ora arriva la doccia fredda. Perchè mentre gli analisti russi iniziano a studiare i risultati della riunione dei ministri degli Esteri dei paesi della Nato (svoltasi a Tallin, sulle rive del Baltico, nei giorni scorsi) piomba su Mosca una notizia che riporta indietro le lancette della distensione.

Obama, infatti, ha dato luce verde ad una nuova arma potentissima in grado di colpire qualsiasi bersaglio sul pianeta. L’arma non userà ordigni nucleari ma gli effetti saranno equivalenti come confermato dal fatto che la Russia aveva già inserito nello Start 2 un preciso riferimento al Pgs (Prompt Global Strike) facendo contare ogni unità come una bomba atomica.

Ora la super-bomba made in Usa - trasportata da un missile Minuteman - potrà raggiungere entro 60 minuti qualsiasi angolo del pianeta. Dotata di sofisticatissime strutture di precisione, l'arma ha già una sua lunga storia. Era stata progettata a suo tempo da George W. Bush ma era stata bloccata dalle proteste di Mosca, che aveva fatto rilevare come i Minuteman Usa - trasportando ordigni nucleari - potevano essere considerati come "strumenti" micidiali validi per l’inizio di un attacco nucleare.

Ed ecco che Obama per tranquillizzare i russi (e i cinesi) si mobilita per offrire le garanzie necessarie per evitare malintesi: i silos dei missili della nuova arma - dice - saranno tenuti distanziati da quelli con ordigni nucleari e potranno essere ispezionati periodicamente dagli esperti russi e cinesi. Per ora, comunque, Mosca e Pechino dovranno accontentarsi delle verità ufficiali.

Quanto alla superbomba, questa potrebbe essere lanciata lanciata con un Minuteman in grado di volare sopra i 115 chilometri di altitudine, capace di sganciare un aliante dotato di strumenti supersofisticati che forniranno, dialogando con i satelliti, dati accuratissimi sulle manovre di avvicinamento al bersaglio da colpire. Il Pentagono, intanto, fa sapere che i test della nuova arma cominceranno nel 2014 e che entro il 2017 potrebbe entrare nell’arsenale Usa.

E c'è di più sul fronte di questo riarmo che non è per nulla "strisciante". Perché mentre il Pentagono da luce verde per il progetto del Pgs, è già operativa la nuova navicella militare X 37-B, a metà fra un minishuttle e un aereo militare ipertecnologico. E’ stata lanciata nello spazio, in gran segreto, dalla base della Nasa di Cape Canaveral in Florida. È un progetto top-secret e di dettagli ve ne sono pochi. Il suo scopo dovrebbe essere quello di supportare dallo spazio gli altri sistemi di combattimento a distanza. Un comunicato del Pentagono fa poi sapere, laconicamente, che il velivolo spaziale è stato concepito per «diventare un laboratorio dove testare le nuove tecnologie». E l'annuncio trionfale è che l’ordigno potrà colpire ogni angolo del pianeta in un’ora. Nello spazio ci sarà anche un drone militare destinato a guidare gli attacchi.

Quanto al vertice di Tallin - dove si è discusso il nuovo "Concetto strategico" destinato a dare forma all’Alleanza Atlantica nel prossimo decennio - gli analisti del Cremlino notano che la Nato punterebbe ad impegnarsi in aree mai immaginate nel 1999, dall’Afghanistan al cyberspazio. L'Alleanza, quindi, si rivela sempre più pericolosa presentandosi come un poliziotto globale.

Su questo aspetto insistono i media russi più accreditati, che avanzano, in merito, pungenti interrogativi. Alla radio di Mosca si annuncia che il "gruppo di 12 saggi", guidato dall’ex segretario di Stato americano, Madeleine Albright, dovrebbe presentare entro maggio al Segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, una relazione sulle prospettive dell’Alleanza. C'è poi da rilevare che i capi di Stato e di governo della Nato decideranno le nuove prospettive nel mese di novembre, durante un vertice annunciato a Lisbona.

Ma le linee d’intervento sono state già fissate con chiarezza. Ed è stato il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, che al vertice di Tallin ha tenuto un discorso programmatico sul tema “la solidarietà dell’Alleanza nel 21esimo secolo”, in cui ha evidenziato i modi attraverso i quali gli Alleati stanno dimostrando la loro solidarietà. E spiegando le tappe di questa nuova escalation - che già agita le acque delle diplomazie mondiali - il generale ha ribadito essere più che mai necessaria la presenza sempre più visibile della Nato su tutto il territorio alleato.

Per quanto poi riguarda lo scudo antimissilistico, ogni decisione in merito è stata rinviata al vertice di Lisbona, dove i Paesi membri della Nato decideranno se impegnarsi nella difesa antimissile, trasformandola in una vera e propria missione dell’Alleanza. Sempre a Tallin, i paesi dell'Alleanza hanno deciso di includere la Bosnia Erzegovina nel programma di pre-adesione della Nato (Map), ma il tutto avverrà soltanto se la leadership del Paese balcanico metterà in moto un processo di riforme rimasto finora in sospeso. E comunque sia Sarajevo ha chiesto di aderire al Map già nel 2009.

La temperatura, quindi, sale. Soprattutto se ci si riferisce alla situazione generale nei confronti dell'Iran. Anche in questo teatro Obama sta cercando soluzioni per normalizzare l'intera area senza allarmare i tradizionali alleati. Israele in particolare.