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La politica non tiene il passo e i vecchi leader spariranno

di Francesco Alberoni - 27/04/2010


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Tutti parlano di crisi dello Stato e delle istituzioni. Tutti chiedono riforme, anche se con ricette diverse. Esiste una causa prima di questa percezione, di questo disagio? Una causa sociologica e non solo politica? Penso di sì. È la velocità con cui la gente oggi comunica, si aggrega e prende le decisioni grazie ai cellulari ed Internet, mentre i processi previsti dalle istituzioni sono tortuosi e lenti. Le cause civili richiedono dieci o dodici anni di tempo, quelle amministrative hanno procedure esasperanti, nel Parlamento ci sono tante giravolte che è complicato perfino fare un decreto legge, figuriamoci mandare a compimento una delle tante riforme invocate. E infine continuano ad esistere una diffusa corruzione, un malcostume politico sempre meno sopportato.

Se la discrasia fra esigenze quotidiane dei cittadini e il funzionamento delle istituzioni continuerà ad aumentare, si creeranno tensioni che potrebbero anche generare, come è successo nel periodo 1968 e in quello 1990, movimenti collettivi che distruggono le istituzioni esistenti e ne generano di nuove. Ma mi sembra più probabile un'altra soluzione. Nell’evoluzione un organo che ha perso la sua funzione viene sostituito da un altro e resta nel corpo come residuo. Sul piano sociale le vecchie istituzioni sclerotiche lentamente si indeboliscono e vengono a poco a poco sostituite da nuove che emergono dal basso. Nel campo politico vediamo tutti che i cittadini ormai vogliono leader politici che vivono con loro, che ascoltano le loro richieste, che parlano chiaro e agiscono con decisione per la collettività. Sono queste tendenze che hanno portato alle elezioni di Zaia, Cota e Vendola, ma anche di capipopolo radicali come Grillo. I partiti, i notabili e gli apparati contano meno. La gente vuole vere guide. La Polverini è stata eletta senza nemmeno il simbolo del partito.

Ma i leader che si affermano sulla spinta popolare non si fermano di fronte a ostacoli istituzionali che giudicano inutili o dannosi. Essi agiscono con decisione, senza paura e nelle aree che amministrano potranno anche arrivare a fare ordinanze in contrasto con le leggi nazionali. Ci sarà perciò una fase di conflitti e di frantumazione. Ma è solo una fase, perché poi questa nuova leadership si volgerà alla conquista e alla ricostruzione dello Stato centrale. In sostanza io prevedo un drastico rinnovamento della classe politica dal basso, mentre numerosi vecchi leader spariranno di scena.