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Ecologia Profonda, decrescita, ecopsicologia, filosofie native

di Guido Dalla Casa - 28/04/2010

 

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Ecologia Profonda
L’Ecologia Profonda (o Ecosofia) è un movimento filosofico e di pensiero, una
visione del mondo a sfondo panteista che richiede un profondo rispetto per tutti gli
esseri senzienti (e quindi anche gli ecosistemi) e per tutte le relazioni che li collegano
fra loro e al mondo cosiddetto “inanimato”. Non assegna alla nostra specie un valore
distaccato e particolare, ma la considera completamente parte della Natura. Vede la
Terra come l’Organismo cui apparteniamo. Il fondatore del movimento in Occidente
è stato il filosofo norvegese Arne Naess, che usò il termine per la prima volta in un
articolo del 1972 (The shallow and the deep).
Sono caratteristiche dell’Ecologia Profonda:
- Una visione sistemica del mondo, una filosofia non-dualista, il riconoscimento della
sacralità della Terra e del diritto ad una vita degna per ogni essere senziente;
- La necessità di non spezzettare l’universale, di considerare l’aspetto sistemicoglobale
e di evitare di cadere nei dualismi tipo mente-materia, Dio-il mondo, uomonatura
e simili;
- L’idea che l’intero è più della somma delle sue parti. In una visione olistica si pone
l’accento più sulle relazioni che sui singoli componenti.
L’ecologia è il sentimento profondo che ci dice che tutto è collegato, che non
possiamo danneggiare una parte senza danneggiare il tutto, che facciamo parte di un
unico Organismo (l’Ecosistema, o la Terra) insieme a tutti gli altri esseri viventisenzienti:
il primo valore è il benessere dell’Ecosistema, da cui consegue anche
quello dei componenti, e quindi il nostro.
Invece l’ecologia come è intesa dal pensiero generale, detta anche ecologia di
superficie, resta completamente antropocentrica e quindi non modifica il sottofondo
di pensiero della cultura occidentale: richiede soltanto di diminuire il più possibile gli
inquinamenti e salvare alcune aree intatte per il beneficio dell’uomo. Considera la
Terra come la casa dell’uomo: in sostanza, tutto può andare avanti come prima, con
qualche accorgimento tecnico e qualche depuratore.
Invece le prospettive proposte dall’Ecologia Profonda sono un completo mutamento
di paradigma, che porti:
- al sentire consapevolmente la rete che collega qualunque essere o evento;
- all’estinzione del desiderio per i beni materiali;
- all’amore compassionevole verso tutti gli esseri senzienti.
Per far questo è necessario:
- diffondere le basi del nuovo paradigma e mettere in discussione tante idee
considerate “evidenti” solo perché respirate fin dalla nascita (competizione,
successo, desiderio continuo dei beni materiali, posizione della nostra specie come
staccata dalla Natura);
- parlare spesso con grande considerazione e rispetto degli altri esseri senzienti e
della sacralità della Terra;
- evidenziare che l’idea fissa dello sviluppo non è “propria della natura umana”,
ma è nata in una cultura in un determinato momento della sua storia.
Questo punto la collega al Movimento della Decrescita felice.
Le idee dell’Ecologia Profonda sono il presupposto filosofico per comprendere il
senso di quelle modifiche del pensiero generale che sono in grado di portare, sul
piano pratico, prima a una decrescita economica e poi a una situazione stazionaria,
quindi a salvare la Terra dai gravissimi pericoli che sta correndo attualmente.
Decrescita
Il mondo contemporaneo si basa sullo sviluppo economico, sistema lineare con una
sola variabile (il denaro), che è un fenomeno possibile soltanto in un breve
transitorio, perché è incompatibile con la Biosfera, sistema complesso con un grande
numero di variabili. Nell’Ecosistema possono esistere solo cicli chiusi, mentre il
sistema economico preleva e scarica qualcosa di fisso (risorse e rifiuti). Inoltre, il
sistema economico attuale pretende di crescere all’infinito in un pianeta finito. Il fatto
che sia durato per due secoli significa soltanto che la sua fine è vicina, per il modo di
procedere dei fenomeni esponenziali.
Il movimento attuale della decrescita resta troppo spesso su posizioni
antropocentriche. Non si occupa molto di questioni filosofiche, ma una decrescita
economica è irrealizzabile se si mantiene un sottofondo antropocentrico.
Il Movimento per la Decrescita Felice cerca di rendere consapevoli della necessità di:
- vivere meglio consumando meno;
- instaurare rapporti interpersonali fondati sul dono e la reciprocità anziché la
competizione e la concorrenza;
- utilizzare e favorire la diffusione di tecnologie che riducono i consumi
energetici e la produzione di rifiuti;
- impegnarsi perché questi obiettivi siano perseguiti anche dalle
Amministrazioni pubbliche e dagli Organismi internazionali.
Per raggiungere questi scopi è necessario elaborare un paradigma alternativo al
sistema di valori fondato sull’ossessione della crescita economica illimitata: è utile e
fondamentale un sistema di valori quale quello proposto dall’Ecologia Profonda.
La persistenza delle condizioni vitali del Pianeta richiede che non vi sia alcuna
crescita materiale permanente. Lo sviluppo economico consiste nel sostituire al
mondo naturale, ricco di specie e di relazioni fra i viventi, un mondo completamente
artificiale fatto di inerti e di poche specie degenerate. Consiste quindi nel “rifare il
mondo” , che è il frutto di un processo di evoluzione durato quattro o cinque miliardi
di anni. E’ chiaro che lo sviluppo economico prolungato è incompatibile con la Vita
della Terra.
Ecopsicologia
L’ecopsicologia è una disciplina molto giovane, soprattutto in Italia, dove ha avuto
inizio poco più di un decennio fa. Nel mondo anglosassone era cominciata prima,
soprattutto per opera di Theodore Roszak e Joanna Macy.
I fondamenti teorici della nuova disciplina e anche alcune applicazioni pratiche per
ottenere un risveglio di consapevolezza ecologica nella psiche umana, si rifanno alla
psicologia di Jung e al pensiero dello psichiatra junghiano James Hillmann.
Ecologia e psicologia: queste due discipline, che hanno finora lavorato una
sull’Ecosistema e l’altra sugli aspetti mentali, hanno molto da dirsi per collaborare al
raggiungimento dell’obiettivo di garantire un futuro che possa evitare gravi eventi
traumatici per la Terra e quindi anche per la specie umana.
Nata dall'incontro tra la psicologia umanistica-transpersonale e l'ecologia,
l’ecopsicologia permette di riconsiderare la propria identità in termini più vasti a
partire dal dialogo con gli aspetti più profondi di sé stessi e con il mondo naturale.
L'inconscio ecologico riconosce la stretta interconnessione dell’umanità con la
Terra: il desiderio di impegno attivo nei confronti dell’ecosistema naturale sorge
spontaneo, frutto del senso di compartecipazione.
La psicologia ha bisogno di riconoscere di non poter più curare la psiche umana
senza collegare il malessere della mente con il degrado dell’ecosistema. L’ecologia a
sua volta deve riconoscere l’importanza di una salute partecipativa della mente per
far cessare la degradazione del Complesso Terrestre. Occorre risvegliare il nostro
inconscio ecologico, che richiama l’inconscio collettivo di Jung, occupandoci anche
dei nostri equilibri interiori.
C’è spesso una mancanza di psicologia nell’attuale strategia ambientalista, che
insiste con campagne improntate sulla colpevolizzazione: così facendo si attivano
meccanismi di difesa a livello psichico che producono l’effetto opposto perché
sollevano più ansia di quanta molte persone siano pronte a gestire.
E’ necessario emancipare l’ecologia da semplice branca della biologia dalla quale è
nata a una scienza delle relazioni e dell’insieme.
Secondo l’approccio ecopsicologico, noi siamo la Terra, anzi siamo la parte più
“cosciente” della Terra, non c’è alcuna stacco uomo-Natura: quindi si tratta di una
disciplina compatibile con l’Ecologia Profonda.
Il nucleo della mente è l’inconscio ecologico. La repressione dell’inconscio
ecologico è la radice profonda della follia insita nella società industriale. Ritrovare
l’accesso verso l’inconscio ecologico vuol dire ritrovare la via verso la salute
psicofisica dell’individuo, della società e dell’ecosistema.
Siamo parte integrante del mondo in cui viviamo tanto quanto i fiumi e gli alberi,
intessuti dello stesso intricato flusso di materia-energia e mente.
Filosofie native
L’ecologia profonda - come filosofia di vita – non è nata negli anni Settanta dalle
idee di Arne Naess o da qualche movimento di minoranza di oggi: da tremila anni in
India, e da tempi ancora più lunghi in tante culture animiste, idee ben diverse da
quelle che hanno poi foggiato la civiltà occidentale avevano avuto modo di
diffondersi nella mente collettiva, come dimostrano questi pensieri, tratti da antichi
testi indiani: “Ogni anima va rispettata e per anima si intende ogni ordine, ogni vitalità che
la sostanza possa assumere: il vento è un’anima che si imprime nell’aria, il fiume un’anima
che prende l’acqua, la fiaccola un’anima nel fuoco, tutto questo non si deve turbare”. In uno
dei sutra si loda chi non reca male al vento perché mostra di conoscere il dolore delle
cose viventi e si aggiunge che far danno alla terra è come colpire e mutilare un
vivente. Ancora dall’India:
I fiumi, o caro, scorrono gli orientali verso oriente, gli occidentali verso occidente. Venuti
dall’Oceano celeste, essi nell’Oceano tornano e diventano una cosa sola con l’Oceano. Come là
giunti non si rammentano di essere questo o quest’altro fiume, proprio così, o caro, i viventi,
che sono usciti dall’Essere, non sanno di provenire dall’Essere. Qualunque cosa siano qui
sulla Terra - uomo, tigre, leone, lupo, cinghiale, verme, farfalla - essi continuano la loro
esistenza come Tat. Qualunque sia questa essenza sottile, tutto l’Universo è costituito di essa,
essa è la vera realtà, essa è l’Atman. Essa sei tu, o Svetaketu.
(Chandogya Upanishad, 10° khanda)
L’ecologia profonda è stata definita solo recentemente nell’ambito della cultura
occidentale, ma in realtà la sua concezione del mondo era ben nota a tante culture
animiste, soprattutto quelle native del continente americano, e in molti aspetti delle
culture orientali più diffuse. Per rendersene conto, basta riportare alcune citazioni di
testi o insegnamenti provenienti da alcune di queste culture.
Quindi si tratta di riscoperte o perlomeno di prese di coscienza già presenti da molte
parti dell’umanità da decine di migliaia di anni. In tante culture native non c’è quel
distacco “metafisico” fra uomo e Natura proprio dell’occidente. Quindi la percezione
delle visioni del mondo delle culture native costituisce un valido aiuto per
comprendere e fare proprie le visioni e gli atteggiamenti dell’ecologia profonda. I
legami sono stretti ed evidenti.
Dai nativi del Nord-America:
Una persona non dovrebbe mai lasciare tracce così profonde che il vento non le possa
cancellare. (insegnamento dell’etnìa Piedineri)
Sai che gli alberi parlano? Si, parlano l’uno con l’altro e parlano a te, se li stai ad
ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di
ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura. Io
stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli
animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito. Tatanga Mani
(da: Recheis-Bydlinski, Sai che gli alberi parlano? Il Punto d’Incontro, 1994)
E’ la storia di tutta la vita che è santa e buona da raccontare e di noi che la
condividiamo con i quadrupedi e gli alati dell’aria e tutte le cose verdi: perché sono tutti figli
di una stessa madre e il loro padre è un unico Spirito. Forse che il cielo non è un padre e la
Terra una madre e non sono tutti gli esseri viventi con piedi, con ali e con radici i loro figli?
(Alce Nero, dal libro Alce Nero parla di John Neihardt, Bompiani, 1982)
Conclusioni
Dati gli stretti legami fra i movimenti citati, è opportuna una diffusione parallela
delle idee portate avanti da ciascuno di essi, in quanto costituiscono forme
complementari necessarie e interdipendenti, che si completano sia sul piano delle
idee di fondo sia sul piano del comportamento pratico e dell’atteggiamento verso il
mondo naturale e quindi verso tutti gli esseri senzienti.