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Rifiuti elettrici, è boom

di Susan Dabbous - 29/04/2010

Mentre crescono i consumi di tecnologie e elettrodomestici aumenta la raccolta e il riciclo. Il diritto di consegnare il vecchio apparecchio mentre si acquista quello nuovo, però, resta ancora un miraggio.

Televisori a plasma, telefonini multifunzione, monitor sottili e frigoriferi a doppia anta. Di motivi per cambiare i nostri elettrodomestici, più o meno indispensabili, la pubblicità ce ne offre tanti. Se poi alle generose scollature di chi promuove questo o quel prodotto aggiungiamo anche le nuove normative, come l’introduzione del digitale terrestre, ecco che i conti sono presto fatti: un italiano produce mediamente 15 chili di rifiuti tecnologici l’anno. Di questi solo il 3,21 vengono smaltiti correttamente, a dirlo è l’ultimo rapporto del centro di coordinamento Raee, acronimo che sta per rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Se non avesse un nome così poco attraente il dossier potrebbe ispirare il titolo di una telenovela italiana: “Raee il mistero dell’uno contro uno”.
 
Traduciamo: uno contro uno rappresenta il diritto di liberarsi del vecchio elettrodomestico al momento dell’acquisto di quello nuovo, previsto da una direttiva europea ratificata dal nostro Paese ma non ancora entrata in vigore. L’Unione europea suggerisce un sistema logico ed ecologico: mentre compro il nuovo televisore (magari con sistema digitale terrestre incorporato, visto il boom di vendite del 2009) consegno al venditore la vecchia tv analogica. Peccato però che in Italia manchi il decreto attuativo per incentivare questo meccanismo in cui ci guadagnerebbero tutti: il consumatore che si libera del rifiuto ingombrante, l’azienda produttrice dell’elettrodomestico che recupera materie prime da riutilizzare, infine, i Comuni che non devono andare a recuperare vecchi frigoriferi abbandonati ai bordi della strade.
 
Il rapporto in realtà rivela che la nostra società è assolutamente pronta per entrare nell’epoca moderna: i dati indicano come, nel corso del 2009, in Italia siano stati raccolti complessivamente oltre 193 mila tonnellate di apparecchiature elettriche, un risultato che è circa il triplo rispetto all’anno precedente e porta la media di raccolta pro-capite a 3,21 chili per abitante, che è sì poco rispetto alla media europea ma è anche il segnale che qualcosa sta andando verso la giusta direzione. «Dei materiali raccolti dai consorzi che ritirano i rifiuti – spiega poi Giorgio Arienti, presidente del centro di coordinamento Raee - il 70 per cento viene riciclato e rientra nel mercato come materia prima seconda. Si tratta di materiali come acciaio, rame, vetro e alluminio. Le componenti chimiche pericolose, invece, vengono smaltite correttamente ».
 
«Il rapporto fotografa dei risultati positivi - afferma Valerio Angelelli, tecnico che ha lavorato nella scorsa legislatura alla stesura dei decreti non ancora firmati -. Ma bisogna sottolineare che il volume di questo genere di rifiuti è stimato intorno alle 900mila tonnellate annue, c’è da chiedersi, quindi, che fine fanno i rifiuti non recuperati». «Non dimentichiamo che c’è chi lucra con il traffico di rifiuti - ricorda il giornalista ambientale Enrico Fontana - sappiamo che parte delle nostre apparecchiature vengono smaltite illegalmente in Cina e in India». «Con il sistema uno contro uno - continua Angelilli - il recupero di piccole apparecchiature, come i telefonini, aumenterebbe del 30 per cento, difficile comprendere perché non sia stato ancora firmato il decreto che dà il via libera a questo sistema».