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La follia ha ucciso anche l’essere madre

di Marcello Veneziani - 29/04/2010

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La pazzia è andata al potere, esplode in famiglia, si insinua nella fede, comanda in borsa, si allarga nella società, infesta i rapporti umani. Se una volta all’anno è lecito impazzire, vorrei uscire solo oggi dal seminato ed esporvi un’idea che mi rode il cervello da diverso tempo. Mi sono convinto che per spiegare i casi sempre più frequenti di rottura della routine e di odio verso chi ti è più caro, le insofferenze verso chi ti è più vicino o le violenze insensate su chi è per noi più prezioso o verso chi è inerme, non si possano spiegare risalendo solo a casi personali, ragioni contingenti, pulsioni fondate su vantaggi immediati. C’è qualcosa di più profondo, più esteso e fatale che forse ci sfugge. Madri che uccidono figli, suicidi che crescono in silenzio, gente che azzanna vicini per niente, violenze su minori, rapporti fiduciari violati a sorpresa, libidinose passioni che prima si alimentano di un escalation di trasgressioni e poi sfociano in delitti; ma anche incruente rotture coniugali e familiari, amicali e politiche di rapporti consolidati e all’apparenza inossidabili. Si potrebbe di ogni caso fare una storia a sé, racchiuderla nel suo guscio e concludere che in fondo è sempre stato così. Ma forse non basta. L’assiduità e la ricorrenza di questi episodi, ma soprattutto le devastazioni inosservate nella vita quotidiana, nei rapporti comuni, meritano uno sforzo di lucidità che costeggia l’esagerazione. Ecco, vorrei esprimere una teoria generale della pazzia. Non scherzo, o forse un po’ gioco, ma so di dire nel gioco la verità.
La pazzia guida i nostri giorni più della ragione. Lo dico partendo da due occasioni. L’una è un libro uscito in America e recensito anche in Italia, di Ethan Watters, che sostiene la globalizzazione della pazzia («Crazy like us: the globalization of the American psyche»). L’altro, più casereccio, è un’opera teatrale che ho visto ieri in prima a Roma, su come spiegare il comunismo ai malati di mente, scritta da Pietrangelo Buttafuoco e dedicata alla Russia di Stalin. Due esempi d’intreccio tra follia e vita quotidiana, tra pazzia e modello politico o sociale. Ho l’impressione che cerchiamo spesso contorte spiegazioni per alcuni improvvisi colpi di testa accaduti a potenti o gente comune. E invece, la spiegazione più vera di questa discontinuità di comportamento, di questo eccesso che improvvisamente sconvolge vite normali, è l’irruzione di una ventata di follia. Oggi siamo in preda a deliri di pazzia molto più di ieri. Secoli di primato della ragione, secoli di tecnica e pianificazione, secoli di utilitarismo, sono sboccati in questa diffusa, virale pazzia distruttiva. Da cosa deriva questo uscir di testa globale che accomuna leader e mamme, preti e conducenti di bus, coniugi e ragazzine? Credo che la verità sia fatta a scale, e ci si avvicini per gradi. Dunque, per cominciare, al gradino più basso e più banale, ci sono le agenzie della trasgressione. Quelle che tramite media, tv, modelli pubblici e deliri di massa, ci dicono che se non vivi la vita sull’orlo dell’eccezione, dell’infrazione, dello sperimentare nuove emozioni, ti sei perso il succo della vita stessa. Vivi più vite in una, vivi al massimo. Questo dicono le agenzie della trasgressione che coglionano ogni stabilità, ogni normalità, ogni fedeltà. Ma nel gradino superiore c’è la ricca dotazione strumentale che viene messa a disposizione. Dalle più banali, che si possono accompagnare a una musica spappolacervelli alle più carnali, che sono le istigazioni all’esperienza sessuale e ai suoi potenziatori (cito per curiosità di cronaca, l’impazzimento dell’altro giorno di Pietro Citati su la Repubblica che ha raccontato vicende dedicate all’abuso del viagra, citando Bossi e alludendo ma questa volta senza citare, all’editore scomparso del suo giornale, Caracciolo, almeno secondo la testimonianza che ne aveva dato Ciarrapico). Ma l’effetto più devastante nella pazzia collettiva è l’uso della droga. Non è la solita tirata moralista che vorrei fare; c’è una diffusione così larga e sorprendente, soprattutto a causa della ’ndrangheta e di altre reti criminali che hanno drasticamente abbassato i prezzi e allargato gli accessi, da far paura. La cocaina e i suoi derivati, sempre più forti e maligni, arriva a troppi, a grandi e piccini. Quante violenze e quante follie di scippatori e stupratori, ma anche di medici e conducenti d’auto e di bus, di politici, militi e imprenditori, operatori di borsa sono spiegabili con le alterazioni da droga. E quanti soggetti, anche politici, compiono crimini, furti, abusi perché ricattati sul consumo di droga? È un ciclone devastante, più di quanto si possa immaginare. Che si accompagna all’alcolismo e perfino alle crisi d’astinenza da nicotina...
Salendo d’un gradino ed entrando nelle ragioni più rarefatte e immateriali, mi chiedo quando avremo studi attendibili e aggiornati sugli effetti che produce la saturazione dell’etere di onde, tempeste magnetiche, radiazioni e tutto quanto emette la rete tecno-globale. Pensate che non producano effetti, non incidano sulla psiche oltre che nei tumori? Nessuno ce lo dice, ma qualche attendibile risposta sui danni a lunga scadenza bisogna pur darla, anche per evitare il diffondersi di incontrollate paure e dei loro imprenditori, ambientalisti e affini.
Ma visto che siamo nella sfera immateriale delle cause celesti, mi chiedo quanta pazzia si spiega con l’assenza di dio, degli dei, del sacro. Se togli al mondo il disegno intelligente di vita, non resta che il caos della pazzia, gli elementi che esplodono, si dis-integrano, ognuno va per conto suo, le cellule si mettono in proprio e nascono metastasi. C’è un nesso tra la crescita della follia e la perdita di Dio, del Lume divino. Non nascondiamocelo. Accadde ai primi arditi sperimentatori come Nietzsche, che impazzì dopo aver annunciato la morte di Dio. Ma quella pazzia abita ovunque, spiega a volte le inspiegabili azioni di molti sensati e prudenti individui, la convinzione che non ci sia più nulla e nessuno a cui render conto di niente, che tutto va e viene senza senso. Se la pazzia del caso governa il mondo perché non dovrebbe governare le nostre vite? Viviamo sempre più a caccia di emozioni e sempre meno a caccia di ragioni.
Ho esagerato nella mia teoria generale della pazzia? Ma certo, perché un po' pazzo sarò pure io, mica vivo immune, su un altro pianeta. Però un po' di spirito apocalittico ci vuole per spiegare il mondo e per reagire alle sue pazzie. Svegliamoci, consorti, che ci stiamo fumando il cervello.