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La Grecia? Dietro all’attacco all’euro ci sono gli Usa

di Giovanni Palombo - 09/05/2010

Fonte: www.giornalettismo.com

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Il cavallo di Troia e’ legato a doppio filo alla mitologia dell’ antica Grecia tanto che lo ritroviamo a pascolare serenamente nei prati finanziari del paese ellenico odierno.

Ancora non si e’ dissolto l’ odore acre dei lacrimogeni, ancora vibrano nell’ aria le urla strazianti della madre di una delle impiegate uccisa dal rogo appiccato alla banca ateniese dai manifestanti, inviperiti per i tagli “lacrime e sangue ” imposti ai Greci per ottenere l’aiuto della Comunita’ Europea e gia’ si tenta di cercare una spiegazione credibile all’ attacco speculativo senza precedenti fatto contro uno stato di per se poco significativo nell’ economia mondiale.

CAVALLO DI TROIA – E’ subito parso evidente a tutti che la Grecia sia stata utilizzata come , per l’appunto, un cavallo di Troia al fine di sferrare un feroce attacco nei confronti dell’euro. Per capire meglio cosa sia stato architettato dobbiamo fare riferimento ad una cena avvenuta al numero 100 del Park avenue winter, 63esima strada di Manhattan, New York dove erano presenti i principali gestori di hedge fund da George Soros (quello che speculando sulla sterlina nel 1992 guadagnò un miliardo di dollari e costrinse Londra a ritirarsi temporaneamente dallo Sme), John Paulson, Steven Cohen, David Einhorn e Donald Morgan.

SE LA CINA NON E’ VICINA - Il loro obiettivo è l’Euro da abbattere e riportarlo a miti consigli contro il dollaro. Quanto meno alla pari dopo il massimo storico toccato a dicembre (1,51 euro per 1 dollaro), ristabilendo così il primato finanziario americano sull’Europa. Dietro a questa “idea dinner” di grossi speculatori internazionali si nascondono altri mandanti poiche’ il crollo dell’euro a favore del dollaro e della sterlina serve come il pane all’amministrazione americana persopravvivere allo spaventoso debito pubblico made in USA. Il debito pubblico americano e’ in larga parte in mano alla Cina che, con le sue immense disponibilita’ economiche, ha provveduto negli anni a comprare circa il 60% e oltre dei titoli di stato americani, fornendo fiumi di liquidita’ necessaria alla sopravvivenza degli Usa.Ora, con un dollaro debole e svalutato, l’ interesse dei cinesi per i titoli americani si e’ di molto affievolito e la tigre asiatica ha iniziato una lenta – ma sostanziosa- marcia di “smobilizzazione” degli investimenti in Usa.

EVITARE L’INCASSO - Se la Cina ponesse all’ incasso l’ enorme volume dei titoli in suo possesso, gli Stati Uniti fallirebbero senza appello e senza via di uscita. Quindi, l’idea di “4 amici al bar” che decidono un attacco speculativo senza che vi sia il placet dell’amministrazione Usa e’ un filino peregrina. La mossa speculativa porta , inevitabilmente, ad un rincaro delle materie prime – petrolio in testa, che oggi ha prezzi alle stelle – e con esso si crea una forte ripresa dell’ inflazione mondiale. L’ aumento dell’ inflazione, a sua volta, genera un rapido incremento dei tassi di interesse che coinvolge primariamente i titoli di stato e porta cosi’ ad una esplosione del debito pubblico. In questo modo i titoli di stato USA in mano ai cinesi ottengono una rapida rivalutazione e per la tigre asiatica viene a mancare l’interesse ad un incasso immediato che finirebbe , inevitabilmente, con lo strozzare la gallina dalle uova d’oro statunitense.

PIEGARE LA GERMANIA - Noi tutti stiamo pagando e pagheremo le conseguenze del debito Usa in nome e per conto di una globalizzazione finanziaria che ci vede sempre come vittime predestinate . Solo la Germania aveva provato a fare muro contro il progetto di prestito per il salvataggio della Grecia e, se fosse riuscita a mantenere il punto, il piano speculativo internazionale sarebbe fallito ma le pressioni ( Obama e il presidente del FMI, ndr ) nei confronti della Merkel sono state cosi’ rilevanti da piegare ogni resistenza teutonica. L’Europa paga il dazio di essere troppo fragile politicamente e troppo frazionata nelle decisioni avendo , tra l’altro, nel suo contesto decisionale, l’Inghilterra che, non avendo aderito all’Euro, puo’ solo che godere del deprezzamento della moneta europea nei confronti della sterlina.