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Watson e Battista pari sono

di Ugo Gaudenzi - 09/05/2010

Così è, se vi pare.
Prendiamo il caso di Londra.
Stralciamola dal cosiddetto “Regno Unito”.
Degli oltre 7 milioni di abitanti, poco più di 650 mila godono di un reddito personale, secondo una recente statistica diramata dalla Sheffield University e rilanciata dal “Guardian”, che è di 273 volte di più di quello dei londinesi più poveri.
Una società, dunque, profondamente divisa, tra estremamente ricchi e radicalmente poveri.
Poche differenze tra la Londra negriera, quella degli schiavi o dei dissidenti schiavizzati a partire dalla seconda metà dello scorso millennio, e la Londra “multinazionale” odierna, dove appena il 30 per cento dei residenti può vantare almeno una generazione di cittadinanza inglese.
Gli ultimi dati del governo - che ora diventerà feudo del conservatore  Cameron -  mostravano come il 10 per cento della società poteva godere un tasso di ricchezza pari a 933.563 sterline annue contro le 3.420 del 10 per cento dei cittadini che compone la fascia urbana più povera.
Il caso di Londra - dichiarava il professor Danny Dorling, autore dello studio - è il più eclatante, anche rispetto alle altre città opulente del mondo: Nuova York, Sydney, Stoccolma. Il divario ricchi-poveri è a Londra molto più consistente.
Ovviamente tale ricchezza pro-capite si riflette anche nella qualità e nella longevità. Una donna nata a Chelsea o a Kensington può aspirare a una durata della vita media di 88 anni e 9 mesi (77,1 è la media, per fare un paragone, di Glasgow, in Scozia).
E questa “società esclusiva” è anche una “società chiusa”, si autoisola dal resto dell’umanità, in una sorta di autosegregazione dorata. Scuole esclusive, colleges esclusivi, sanità esclusiva, trasporti esclusivi, residenze, esclusive, attività del tempo libero esclusive. E lavori esclusivi. E rendite esclusive.
Di certo, i “Tories” di David Cameron hanno affondato a piene mani nei favori di questa fascia sociale “esclusiva”.
Eppure, per vincere le elezioni e farla finita con un’era laburista che sembrava non terminare mai, i conservatori hanno dovuto, anche, dichiararsi rappresentanti della “middle class”, della classe di mezzo, quella che non è né tanto ricca, né tanto povera.
E ora, con il voto uninominale, il cittadino medio che in un certo collegio ha preferito un deputato “tory” ai concorrenti liberale e laburista, ha un certo potere di pressione e di censura sul suo rappresentante. Non vuole essere il maggiordomo degli “esclusivi”.
Così Cameron non potrà fare “esclusivamente” gli interessi del  nocciolo d’oro del suo elettorato. Dovrà, per forza di cose, tenere, almeno, presente, il benessere della classe di mezzo.
Per evitare di infilarsi in un decennio di instabilità sociale.
Tanto più che la statistica, come tutte le “scienze esatte”, ha delle falle enormi. E’ noto infatti, il proverbio dei polli attribuito a Trilussa: l’osservazione a proposito delle medie statistiche è quella per cui se qualcuno mangia un pollo e qualcun altro no, in media però hanno mangiato mezzo pollo ciascuno.
E questo vale anche per gli “esclusivi”. Ci sarà infatti un brav’uomo che guadagna 93.356 sterline all’anno e un suo “pari” che ne guadagna, invece 1.800.000... e forse di più.
Pochi ricchi, molti poveri, dei quali una parte schiavi, paria.
E’ il real-turbocapitalismo, Watson. 
Ed esiste anche in Italia, Battista.