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L'avvento dei paesi del Bric possono cambiare il mondo?

di Chemes Eddine Chitour - 11/05/2010

 
   

«Il capitalismo è lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il comunismo, è esattamente il contrario.»
Parole attribuite a Nikita Chruščёv

Questo motto di spirito del segretario del Partito Comunista Sovietico, all’epoca del suo massimo splendore, riassume tutta l’ambiguità della strategia dei nuovi paesi emergenti che vogliono assumere le regole del capitalismo e dargli un volto umano. La loro attuale « riuscita» la devono al mercato e al fatto che, come ogni paese in crescita, hanno dovuto attraversare una fase ascensionale? Oppure si tratta di una nuova realtà che può servire da esempio agli altri paesi in via di sviluppo? Di fatto, la coordinazione per fare muro contro i vecchi paesi industrializzati e il loro verbo unico sono per noi il segno di un cambiamento che, al contrario della filosofia no global ,ha una base concreta. Così, veniamo a sapere che il 15 Aprile, a Brasilia, quattro grandi paesi, e non di quelli che contano meno, hanno deciso di prendere in mano il proprio destino e di smettere di essere solo trascinati dalla globalizzazione. Le loro dichiarazioni, che curiosamente sono passate sotto silenzio nei media occidentali, rimettono profondamente in causa il modo di procedere ereditato dagli accordi di Bretton Woods.



Il comunicato finale suona come una severa messa in guardia. Leggiamo: « I dirigenti del Bric ( Brasile, Russia, India e Cina) hanno chiuso il loro summit a Brasilia, chiedendo la riforma del sistema finanziario internazionale, "chiediamo la riforma della ripartizione dei voti alla Banca Mondiale ( BM) in modo che sia effettiva alle prossime riunioni di primavera"», hanno dichiarato i dirigenti in un comunicato a conclusione del summit di un giorno. Il Fondo Monetario Internazionale ( FMI) e la BM devono « risolvere i loro problemi di deficit di legittimità» secondo la comunità. La riforma delle strutture di governo di queste istituzioni ha bisogno di un bilanciamento sostanziale del sistema di ripartizione dei voti a favore delle economie emergenti e dei paesi in via di svilupppo, una modifica necessaria per far corrispondere il potere decisionale al loro peso effettivo nell’economia mondiale, aggiunge il comunicato. I membri del BRIC sperano che la questione della riforma delle quote del FMI sia risolta al momento del summit del G20 previsto per il prossimo novembre.

Quasi tre miliardi di abitanti

I quattro paesi hanno allo stesso tempo sottolineato la necessità di adottare un metodo di selezione aperto, e senza distinzione di nazionalità, per l’assegnamento delle posizioni di rilievo in seno al FMI e alla BM. I membri del Bric hanno invitato i governi mondiali a boicottare il protezionismo commerciale in qualsiasi sua forma. « Ci impegniamo e invitiamo tutti i paesi a boicottare qualsiasi forma di protezionismo commerciale e a lottare contro le restrizioni occulte al commercio». Hanno ugualmente rilevato la necessità di mantenere la stabilità delle monete e delle riserve mondiali. « Evidenziamo l’importanza di mantenere la stabilità relativa delle principali monete di riserva e della durata delle politiche finanziarie, al fine di arrivare ad una crescita economica forte ed equilibrata a lungo termine» hanno dichiarato i dirigenti. (1)

Chi sono questi paesi che osano sfidare l ’ Ordine imperiale occidentale ? Sono indicati con l’acronimo BRIC, che designa Brasile India e Cina. Questi paesi hanno una popolazione complessiva di 2,8 milardi di abitanti ( rispettivamente 190 milioni, 140 milioni, 1,15 miliardi e 1,3 miliardi) ovvero circa il 40% dell’ umanità. Hanno una superficie di 38,4 milioni di km² ( Brasile : 8,5 , Cina : 9,6 , India: 3,2 , Russia: 17). Il PIL annuale in rapporto agli abitanti rimane basso,10.400 dollari in Brasile, 6500 in Cina, 3000 in India e 15300 in Russia, per una media di 5800 dollari, se equiparato a quello degli Stati Uniti ( 45000 $). Rappresentano il 15% del prodotto interno lordo mondiale, ma soprattutto il 50% della crescita economica attuale. ( ...). Tanto per chiarire, il mercato della telefonia in India vede un incremento annuale di 25 milioni di utenti, ovvero l’ equivalente di un mercato come la Spagna....In Cina, tutti gli anni vengono costruite tante centrali elettriche quante la Francia ne ha costruite in...40 anni ( l’ equivalente di un reattore nucleare ogni 5 giorni). Niente di cui meravigliarsi quando si sa che la Cina offre prospettive di crescita due volte tanto gli Stati Uniti. La Francia cresce meno velocemente di Brasile, Messico e India. Il primo paese europeo è al nono posto, dietro i 4 membri del Bric. ( 2)

L’ attuale mondo economico è dominato dalle grandi potenze industriali occidentali, oltre a 3 paesi non occidentali: Giappone, Cina, India. Questi ultimi due rapprentano dei casi particolari visto che se il paese è ricco, la popolazione rimane povera.
Qui la lista delle quindici principali potenze economiche mondiali, stimate in miliardi di dollari, a parità di potere d’acquisto ( dati: FMI). Il PIL in miliardi di dollari è il seguente: Stati Uniti 14.033, Cina 8511, Giappone 4123, India 3469, Germania 2773, Regno Unito 2159, Russia 2146, Francia 2087, Brasile 1974. Nel 2014 la lista dei 15 non sarà cambiata, ma la Cina ( 14.438) tallonerà gli Stati Uniti ( 16.927), l`India ( 5238) supererà il Giappone ( 4907), la Francia ( 2422) invece sarà superata dal Brasile ( 2484).

Ma questi paesi crescono in fretta: nel 2020 il loro PIL dovrebbe più che raddoppiare ed essere altrettanto importante di quello di Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Italia, Canada, e Spagna messi insieme…Infine se si segue la linea di queste proiezioni, nel caso che nessun nuovo paese entri nella classifica dei 15 paesi top, lo sconvolgimento degli assetti sarà enorme: gli Stati Uniti saranno superati dalla Cina ( 27.223), la Francia(2896) sarà quasi raggiunta dal Messico( 2746), l´Indonesia ( 1829) avrà sorpassato la Spagna ( 1757), che sarà di poco seguita da Turchia, Iran, Australia, Polonia e Arabia Saudita. Il PIL, in rapporto agli abitanti, sarà allora di circa 16000 dollari in Brasile, 27000 in Russia, 7000 in India, 20000 in Cina ( una media di 14300 per abitante). La Cina sarà allora la prima potenza economica, e probabilmente la prima potenza militare e politica. Il Brasile avrà superato la Francia…essa stessa tallonata dal Messico, altro paese emergente. (3)

« Mentre le grandi economie, scrive Keith Bradsher, faticano ad uscire dalla recessione, le esportazioni della Cina prendono il volo. Cosa che dimostra, chiaramente, l´abilità con cui questo paese sfrutta le incoerenze delle regole commerciali internazionali, al fine di stimolare la propria economia a detrimento di altri stati. La Cina ha in effetti lanciato un´offensiva su due fronti : combatte il protezionismo dei propri partner e si sforza di mantenere uno yuan debole. Questo paese ha sviluppato nel 2009 un´eccedenza commerciale di 198 miliardi di dollari rispetto al resto del mondo. Acquista dollari e altre valute- per diverse centinaia di miliardi di dollari ogni anno- vendendo yuah, cosa che deprezza la sua moneta e stimola le esportazioni. Durante il summit di Pittsburg dell’ 11 Marzo scorso, che riuniva i dirigenti dei paesi del G20, Barack Obama è tornato alla carica, chiedendo a Pechino di fissare un «tasso di cambio più conforme al mercato». Tre giorni dopo la risposta del premier Wen Jiabao suonava come una sfida. Denunciando le pressioni internazionali, se l´è presa con «questa pratica che consiste nell’additarsi a vicenda fra paesi» e ha dichiarato che lo yuan sarebbe rimasto stabile. (4)

Un segnale che non inganna: una ricerca apparsa appena lo scorso 18 Aprile, prevede che il più grande esportatore mondiale dovrebbe raddoppiare il volume del suo commercio con l´estero da qui al 2020. Difatti il commercio con l´estero della Cina nell’ultimo trimestre ha conosciuto un incremento, con una crescita del 44,1 % per raggiungere i 617,85 miliardi di dollari.

Per Robert B. Zellick, segretario di Stato aggiunto degli Stati Uniti, la globalizzazione deve riguardare il mondo intero, i piccoli come i grandi, in nome del multilateralismo. Ascoltiamo le sue parole: Dopo aver assistito alla sparizione del «secondo mondo» nel 1989, con la caduta del comunismo, nel 2009 abbiamo assistito alla fine del « terzo mondo»: attualmente viviamo in una nuova economia mondiale multipolare che evolve rapidamente e all’interno della quale alcuni paesi in via di sviluppo si trasformano in potenze economiche: altri paesi sono in procinto di diventare poli di sviluppo; altri ancora stentano ad utilizzare appieno il proprio potenziale in seno al nuovo sistema- in cui Nord e Sud, Est e Ovest hanno cessato di essere espressione di un destino economico per ridiventare dei meri punti cardinali su una bussola. La crisi mondiale ha dimostrato l’importanza del multilateralismo. Sull’orlo del baratro. Un G20 rinnovato è sorto dalla crisi e ha mostrato di cosa poteva essere capace agendo rapidamente per ristabilire la fiducia. (…) Il nostro mondo avrà una fisionomia molto diversa fra dieci anni, quando la domanda proverrà non solamente dagli Stati Uniti, ma dal pianeta nel suo insieme. L’evoluzione è già percepibile. La parte dell’Asia nell’economia mondiale a parità d’acquisto non ha cessato di aumentare per passare dal 7% del 1980 al 21% del 2008. I mercati borsistici dell’Asia rappresentano al momento il 32% della capitalizzazione borsistica mondiale, il che li colloca avanti rispetto a Stati Uniti ( 30 %) e Europa ( 25%). L´anno scorso la Cina ha superato la Germania per diventare il più grande esportatore al mondo. Ha anche superato gli Stati Uniti diventando il più grande mercato automobilistico del pianeta. Questa evoluzione non riguarda solamente la Cina e l´India. In termini di parità di potere d’acquisto, la parte del mondo in via di sviluppo è passata all’interno del PIL mondiale dal 33,7 % del 1980 al 43,4% del 2010. È probabile che i paesi in via di sviluppo conosceranno una crescita sostenuta nell’arco dei cinque prossimi anni e anche oltre. (5)

« La regione del Medio Oriente è un’importante fonte di capitali per il resto del mondo, e sempre più una piattaforma di servizi commerciali con l´Asia. Le riserve ufficiali lorde dei paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo ammontavano a più di 500 miliardi di dollari alla fine del 2008, e gli attivi dei fondi sovrani erano stimati a 1000 miliardi di dollari. Se il Maghreb arriva a superare le proprie storiche linee di frattura, potrà partecipare al processo di integrazione Euro-Med legato sia al Medio Oriente che all’Africa. Se non è più possibile risolvere i grandi problemi internazionali senza la partecipazione dei paesi emergenti e in via di sviluppo, è altrettanto impossibile pretendere che i più grandi fra essi – Brasile, Russia, India e Cina ( BRIC) – li rappresentino tutti. Ciò vale per un gran numero di sfide che si profilano all’orizzonte: l´acqua, le malattie, le migrazioni, la demografia, gli Stati più fragili e i paesi che escono da conflitti. Al momento in cui consideriamo il G20 come un nuovo forum, dobbiamo fare attenzione a non imporre al mondo una nuova rigida gerarchia. Sarebbe piuttosto necessario che il G20 funzionasse come un “ gruppo di coordinazione” di una rete di paesi e di istituzioni internazionali. (…) Prestare attenzione ai problemi dei paesi in via di sviluppo non è più solamente questione di carità o di solidarietà: ne va del nostro interesse. Questi paesi sono dei motori di crescita e degli importatori di beni e di servizi prodotti dai paesi sviluppati. È giunta l´ora di abbandonare le nozioni desuete di paesi sviluppati e terzo mondo, di leader e di seguaci, di donatori e di beneficiari. Dobbiamo sostenere l´emergere dei nuovi poli di crescita che portano vantaggio a tutti. ( 5) Per Pierre Haski, questi quattro paesi hanno carte vincenti e divergenze: « Questi quattro paesi hanno un tratto comune: fortemente popolati, le loro economie conoscono una crescita robusta da almeno un decennio a questa parte, più forte di quella dei paesi industriali, e la loro importanza all’interno dell’economia mondiale non cessa di crescere. La loro caratteristica è anche di aver sviluppato relazioni commerciali a sé, di aver fatto decollare un commercio “ Sud-Sud” fino ad allora inesistente. Ma quello che li accomuna soprattutto è la volontà condivisa di spezzare l’egemonia occidentale alle leve di comando. Le loro discussioni vertono infatti sull’idea di far emergere una valuta sostitutiva al dollaro o almeno sulla possibilità di fatturare i propri scambi bilaterali in valuta locale, senza passare per la moneta dello Zio Sam(…). Per la prima volta questi paesi “ emergenti” sono in grado di far valere tutto il loro peso nella definizione delle regole del gioco internazionale, invece di subire quelle che deciderebbero gli occidentali. Alla vigilia del summit, un sito russo, RIA-Novosti, ha azzardato, nell’edizione francese, un gioco di parole: “ Brasilia, un summit di Bric e di Brocca” ( in russo come suona?). Non sorprende che questo tocco d’ironia sia venuto dalla Russia. La Russia è, di fatto, un’ex-superpotenza che godeva di uno status di parità con gli Stati Uniti, e ha appena rivissuto un po’ del suo antico ruolo in occasione della firma del trattato Start ( riduzione delle armi strategiche) con Barack Obama. Solamente la Russia e gli Stati Uniti hanno ( ancora) il potenziale di distruzione nucleare del pianeta. Per Mosca il gruppo dei Bric è un ripiego, una pedana per riconquistare un’influenza perduta con l´Urss» (…)

La grande differenza

«(...)Di fatto le contraddizioni non mancano in seno a questo quartetto, a cominciare dai sistemi politici. I membri del Bric hanno tuttavia la capacità di realizzare delle coalizioni effettive tra se stessi e anche di allargarle. Su questa base i membri del Bric hanno fin d´ora cambiato le regole del gioco internazionale, privando gli Occidentali, e particolarmente gli Stati Uniti, della loro leadership esclusiva sul mercato del mondo. Ma questo non basta a cambiare il mondo. E in senso più generale, rimane aperta la questione di sapere quale peso avranno sul mercato globale: la loro ambizione è semplicemente quella di partecipare al banchetto senza cambiarne le regole del gioco, o di essere portatori di valori altri? Quelli che sperano che l´indebolimento statunitense ceda il posto ad un mondo nuovo rischiano di rimanere fortemente delusi.»(6)

Lo abbiamo di fronte agli occhi, questi nuovi paesi industrializzati (NPI), divenuti BRIC sembrano voler prendere le distanze dalla loro originale ideologia. La vertigine del potere fa sì che a volte siano portati a fare la differenza, dando l´impressione di essere sempre no global senza staccarsi dalla greppia capitalista. L´esempio più tipico ,ricordiamo, è stato a gennaio quello di Lula, combattuto fra Porto Alegre e Davos. La sua esitazione è un segnale molto chiaro, il « fuoco sacro » no global ha lasciato il posto alla realpolitik della sottomissione al capitale. Evidentemente la causa dei poveri è orfana. Così va il mondo.

Chems Eddine Chitour
Fonte: www.mondialisation.ca
Link: http://www.mondialisation.ca/index.php?context=va&aid=18821
23.05.2010

Traduzoone per www.comedonchisciotte.org a cura di SASCHA CORSINI

Note

1.I membri del Bric chiedono la riforma del sistema finanziario internazionale. Courrier Int.16.04.2010
2.Martin Kurt:Definizione BRIC http://www.atout-finance.com/bric.php
3.Principali potenze economiche http://www.atout-finance.com/principales-puissances-economiques-mondiales.php
4.Keith Bradsher: Il Doping dell’export cinese . 08.04.2010
5.Robert B.Zoellick: Fine del terzo mondo? Washington D.C. 14 Aprile 2010
6.Pierre Haski I Bric possono cambiare il volto del mondo Rue 89 16 Aprile 2010.