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I diritti umani negli USA: il rapporto cinese

di Zhang Xiang - 11/05/2010


 
I diritti umani negli USA: il rapporto cinese

L’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato della Cina venerdì ha pubblicato un rapporto dal titolo “Relazione sui Diritti Umani negli Stati Uniti nel 2009”. Riportiamo qui sotto il testo completo:

 

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rilasciato, in data 11 Marzo 2010, i Rapporti di Stato sulle Pratiche dei Diritti Umani per il 2009, atteggiandosi nuovamente come “giudice mondiale dei diritti umani”. Come negli anni precedenti, questi rapporti sono pieni di accuse rivolte alla condizione dei diritti umani in più di 190 paesi e regioni, inclusa la Cina, ma chiudono un occhio, sono evasivi o persino coprono gli abusi sui diritti umani che dilagano nel loro territorio. La Relazione sui Diritti Umani negli Stati Uniti nel 2009 è redatta per aiutare le persone nel mondo a comprendere la reale situazione dei diritti umani negli Stati Uniti.


1. La Vita, la Proprietà e la Sicurezza Personale

 

La diffusione dei crimini violenti negli Stati Uniti rappresenta una minaccia per le vite, le proprietà e la sicurezza personale della sua gente.

 

Nel 2008, i residenti USA hanno avuto esperienza di 4,9 milioni di crimini violenti, 16,3 milioni di reati contro la proprietà e 137.000 furti alla persona, e il tasso di criminalità violenta è di 19,3 vittimizzazioni ogni 1.000 persone di età superiore ai 12 anni, secondo un rapporto pubblicato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nel Settembre 2009 (Criminal Victimization 2008, U.S. Department of Justice, http://www.ojp.usdoj.gov). Nel 2008 nella nazione sono avvenuti più di 14 milioni di arresti per tutti i tipi di offesa (eccetto le violazioni del codice stradale), e il tasso di arresti per crimini violenti era di 198,2 su 100.000 abitanti (Crime in the United States, 2008, http://www.fbi.gov). Nel 2009 un totale di 35 omicidi domestici ha avuto luogo a Philadelphia, con un incremento del 67 per cento rispetto al 2008 (The New York Times, 30 Dicembre 2009). A New York sono stati segnalati 461 omicidi nel 2009, e il tasso di criminalità era di 1.151 casi su 100.000 persone. San Antonio in Texas è stata considerata la più pericolosa tra 25 grandi città negli USA con 2.538 crimini registrati ogni ogni 100.000 persone (The China Press, 30 Dicembre 2009). Nel 2008 il tasso di omicidi è cresciuto del 5,5 per cento in città con una popolazione di numero pari o inferiore a 10.000 abitanti (http://www.usatoday.com, 1 Giugno 2009). La maggior parte dei 15.000 omicidi negli Stati Uniti ha luogo in città dove la gente è concentrata nei quartieri più poveri (http://www.reuters.com, 7 Ottobre 2009).

 

Gli Stati Uniti sono primi nel mondo per il numero di pistole possedute da privati. Secondo i dati dell’FBI e del dell’ATF (Agenzia aAmericana per l’Alcol, il Tabacco, le Armi e gli Esplosivi), i detentori americani di armi, sul totale della popolazione americana che ammonta a 309 milioni di individui, possiedono più di 250 milioni di pistole, mentre una sostanziosa parte di questi possiede più di un’arma. Gli Americani acquistano solitamente 7 miliardi di caricatori di munizioni all’anno, ma nel 2008 la cifra si è impennata arrivando a 9 miliardi (The China Press, 25 Settembre 2009). Negli Stati Uniti ai passeggeri aerei è consentito portare con sé armi scariche dopo averle dichiarate.

 

Negli Stati Uniti circa 30.000 persone muoiono ogni anno per incidenti in cui sono implicate armi da fuoco (The China Press, 15 Settembre 2009). Secondo un rapporto dell’FBI ci sono state 14.180 vittime di omicidio nel 2008 (USA Today, 15 Settembre 2009). Armi da fuoco sono state utilizzate nel 66,9 per cento degli omicidi, nel 43,5 per cento delle rapine e nel 21,4 per cento delle aggressioni aggravate (http://www.thefreelibrary.com). USA Today ha riportato che l’11 Marzo 2009 un uomo di nome Michael McLendon ha ucciso dieci persone in due cittadine rurali in Alabama prima di puntare l’arma verso sé stesso. Il 29 Marzo, un uomo di nome Robert Stewart ha sparato e ucciso otto persone e ne ha ferite tre in una casa di cura nel North Carolina (USA Today, 11 Marzo 2009). Il 3 Aprile un immigrato di nome Jiverly Wong ha ucciso 13 persone a colpi di pistola e ne ha ferite altre quattro in un centro servizi per l’immigrazione nel centro di Binghamton, New York (The New York Times, 4 Aprile 2009). Nel 2009 una serie di attacchi alla polizia ha scioccato la nazione. Il 21 Marzo un ventiseienne disoccupato ha sparato e ucciso quattro agenti di polizia a Oakland, California, prima di essere ucciso dal fuoco della polizia (http://cbs5.com). Il 4 Aprile un uomo di nome Richard Poplawski ha ucciso, sparando, tre agenti di polizia a Pittsburgh, Pennsylvania. Il 29 Novembre un ex carcerato di nome Maurice Clemmons ha ucciso, sparando, quattro agenti di polizia all’interno di una caffetteria a Parkland, Washington (The New York Times, 1, 2 e 3 Dicembre 2009).

 

I campus sono diventati un’area fortemente colpita da crimini violenti da quando le sparatorie vi si sono diffuse e sono andate intensificandosi. La US Heritage Foundation ha riportato che a Washington l’11,3 per cento degli studenti di scuola superiore ha riferito di essere stato “minacciato o ferito” con un’arma mentre si trovava nei locali scolastici durante l’anno scolastico 2007-2008. Nello stesso periodo la polizia ha risposto a più di 900 chiamate al 911 che denunciavano episodi violenti agli indirizzi delle scuole pubbliche di Washington D.C. (A Report of The Heritage Center for Data Analysis, School Safety in Washington, D.C.: New Data for the 2007-2008 School Year, http://www.heritage.org). Nelle scuole pubbliche del New Jersey è stato riportato un totale di 17.666 episodi violenti nel 2007-2008 (Annual Report on Violence, Vandalism and Substance Abuse in New Jersey Public Schools del New Jersey Department of Edication, Ottobre 2009, http://www.state.nj.us). Nella City University di New York è stato compiuto un totale di 107 crimini gravi in cinque dei suoi campus nel corso del 2006 e del 2007 (The New York Post, 22 Settembre 2009).

 

2.  I diritti Civili e Politici

 

Negli Stati Uniti i diritti civili e politici dei cittadini sono limitati severamente e violati dal governo.

 

La polizia locale applica frequentemente violenza alle persone. I Chicago Defender l’8 Luglio 2009 hanno riferito che un totale di 315 agenti di polizia a New York è stato sottoposto a supervisione interna per uso sfrenato di violenza nell’esercizio dell’applicazione della legge. La cifra è di soli 210 agenti nel 2007. Negli ultimi due anni il numero di agenti di polizia di New York sotto esame per aver raccolto troppe denunce arrivava al 50 per cento (http://www.chicagodefender.com). Secondo un rapporto sullo scarico delle armi da fuoco del Dipartimento di Polizia di New York del 17 Novembre 2009 la polizia cittadina ha esploso 588 proiettili nel 2007, uccidendo 10 persone, e 354 proiettili nel 2008, uccidendo 13 persone (http://gothamist.com, 17 Novembre 2009). Il 3 Settembre 2009 uno studente della San Jose University è stato colpito ripetutamente con manganelli e una pistola Taser da quattro agenti di polizia di San Jose per più di dieci volte (http://www.mercurynews.com, 27 Ottobre 2009). Il 22 Settembre 2009 uno studente cinese è stato picchiato ad Eugene, in Oregon, da un agente di polizia locale senza ragione (23 Ottobre 2009, http://blog.oregonlive.com). Secondo Amnesty International nei primi dieci mesi del 2009 gli agenti di polizia negli Stati Uniti hanno ucciso 45 persone per via di un uso sfrenato delle pistole Taser. La più giovane delle vittime aveva soltanto 15 anni. Dal 2001 fino all’Ottobre 2009 sono state uccise 389 persone mediante pistole Taser in dotazione ad agenti di polizia (http://theduckshoot.com).

 

L’abuso di potere è comune tra le forze dell’ordine statunitensi. Nel Luglio 2009 il Federal Bureau of Investigation ha posto sotto investigazione quattro agenti di polizia nell’area di Washington per aver preso soldi per proteggere un giro di scommesse frequentato, negli ultimi due anni, da alcuni dei trafficanti di droga più potenti della regione (The Washington Post, 19 Luglio 2009). Nel Settembre 2009 un agente di polizia fuori servizio ha attaccato un autista d’autobus a Chicago per avergli “tagliato la strada nel traffico” mentre andava in bici (Chicago Tribune, Settembre 2009, http://chicagobreakingnews.com). Nello stesso mese quattro ex agenti di polizia di Chicago sono stati accusati di estorsione fino a 500.000 dollari da un ispanico alla guida di un auto costosa che aveva piastre fuori stato, sospettati di spaccio di droga in nome dell’applicazione della legge e di offrire bustarelle ai loro superiori (Chicago Tribune, 19 Settembre 2009). Nel Novembre 2009 un ex capo della polizia della città di Morningside nella Contea di Prince George è stato accusato della vendita ad un civile di una pistola rubata (The Washington Post, 19 Novembre 2009). Nelle maggiori città degli Stati Uniti, la polizia ferma, interroga e perquisisce più di un milione di persone ogni anno – un numero vistosamente più alto soltanto una manciata di anni fa (http://huffingtonpost.com, 8 Ottobre 2009).

 

Negli Stati Uniti le prigioni sono piene zeppe di detenuti. Secondo un rapporto rilasciato dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti l’8 Dicembre 2009, alla fine dei 2008 più di 7,3 milioni di persone si trovavano sotto l’autorità del sistema correzionale statunitense. Nel 2008 la popolazione del sistema correzionale è cresciuta del 0,5 per cento rispetto all’anno precedente (http://www.wsws.org). Circa 2,5 milioni di persone erano tenute in custodia in prigioni e carceri, l’equivalente di circa uno ogni 198 persone nel paese. Dal 2000 al 2008 la popolazione delle prigioni è cresciuta con una media annuale dell’1,8 per cento (http://mensnewsdaily.com, 18 Gennaio 2010). Il governo della California ha perfino suggerito di inviare nello stato del Messico decine di migliaia di immigrati illegali detenuti, al fine di dare dare respiro al sovraffollato sistema carcerario (http://news.yahoo.com, 26 Gennaio 2010).

 

Negli Stati Uniti i diritti basilari dei prigionieri non sono molto ben tutelati. Ci sono casi ampiamente riportati di violenze sui detenuti da parte di membri dello staff delle prigioni. Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti i rapporti di cattiva condotta sessuale da parte di membri dello staff delle prigioni con i detenuti, nei 93 siti di detenzione dello stato federale, sono raddoppiati negli ultimi otto anni. Dei 90 membri dello staff cui era stata fatta causa per abusi sessuali sui detenuti, circa il 40 per cento sono stati condannati anche per altri crimini (The Washington Post, 11 Settembre 2009). Il New York Times, il 24 Giugno 2009, ha comunicato che secondo un’indagine federale su più di 63.000 detenuti federali e statali, il 4,5 per cento ha riferito di aver subito abusi sessuali almeno una volta durante i 12 mesi precedenti. È stato stimato che ci sono stati almeno 60.000 stupri di prigionieri nel territorio degli Stati Uniti durante lo stesso periodo (The New York Times, 24 Giugno 2009).

 

La gestione caotica delle prigioni negli Stati Uniti ha anche portato alla diffusione di malattie fra i detenuti. Secondo un rapporto del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, nelle prigioni federali e di stato USA, un totale di 20.231 detenuti di sesso maschile e 1.913 di sesso femminile sono stati confermati portatori di HIV alla fine del 2008. La percentuale di uomini e donne con HIV/AIDS ammontava rispettivamente all’1,5 e all’1,8. (http://www.news-medical.net, 2 Dicembre 2009). Dal 2007 al 2008 il numero di casi di HIV/AIDS nelle prigioni della California, del Missouri e della Florida è cresciuto a rispettivamente 246, 169 e 166. Nel 2007 più di 130 detenuti federali e statali negli USA è morto per cause relative all’AIDS (http://thecrimereport.org, 2 Dicembre 2009). Un documento della Human Rights Watch, rilasciato nel Marzo 2009, riferisce che sebbene lo Stato di New York abbia registrato il numero più alto di prigionieri malati di HIV nel paese, non ha garantito ai detenuti un accesso adeguato alle cure, e che abbia perfino rinchiuso i detenuti in celle separate, rifiutandosi di fornire loro trattamenti di alcun tipo (www.hrw.org, 24 Marzo 2009).

 

Fautore della “libertà di parola”, “libertà di stampa” e della “libertà di internet”, il governo USA controlla e limita senza scrupoli i diritti dei cittadini alla libertà, se si tratta dei propri interessi e bisogni.

 

La libertà dei cittadini USA di accedere e distribuire informazioni è sotto stretta supervisione. Secondo i rapporti dei media, sin dal 2001 la National Security Agency (NSA) ha iniziato ad installare speciali apparecchiature di spionaggio sul territorio nazionale per intercettare le chiamate, i fax e le email e per schedare le comunicazioni nazionali. Il programma di intercettazione era inizialmente destinato agli arabo-americani, ma presto crebbe per includere altri americani. La NSA ha installato più di 25 strutture di spionaggio: San Jose, San Diego, Seattle, Los Angeles e Chicago sono alcune delle città. Inoltre la NSA ha recentemente annunciato che sta costruendo un enorme magazzino dati di circa trecentomila metri quadri di superficie, per un costo di 1,5 miliardi di dollari USA, a Camp Williams nello Utah, allo stesso modo di un altro gigantesco magazzino dati a San Antonio, come parte delle responsabilità del nuovo Cyber Command della NSA. Il rapporto riferiva che un uomo di nome Nacchio è stato condannato per 19 capi d’accusa con una sentenza a sei anni di carcere dopo aver rifiutato di partecipare al programma di sorveglianza dell’NSA (http://www.onlinejournal.com, 23 Novembre 2009).

 

Dopo l’attacco dell’11 Settembre il governo degli Stati Uniti, nel nome dell’antiterrorismo, ha autorizzato le autorità di intelligence ad introdursi nelle comunicazioni postali dei propri cittadini, e di controllare e cancellare, su internet mediante mezzi tecnici, qualsiasi informazione possa minacciare gli interessi nazionali USA. Il Patriot Act ha consentito alla polizia federale (LEA) di controllare le telefonate, le comunicazioni via email, le documentazioni mediche, finanziarie e altre documentazioni, e ha ampliato la discrezionalità delle forze dell’ordine e delle autorità sull’immigrazione in materia di detenzione e deportazione degli stranieri sospettati di atti correlati al terrorismo. Il Patriot Act ha ampliato la definizione di terrorismo, allargando così il numero di attività alle quali possono essere applicati i poteri delle forze dell’ordine. Il 9 Luglio 2008 il Senato USA ha approvato la modifica del 2008 all’Atto sulla Sorveglianza e l’Intelligence Straniera (Foreign Intelligence Surveillance Act), garantendo l’immunità legale alle compagnie di telecomunicazioni che prendono parte ai programmi di intercettazione e autorizzando il governo ad intercettare le comunicazioni internazionali tra gli Stati Uniti e le persone oltreoceano per scopi antiterroristici senza approvazione del tribunale (The New York Times, 10 Luglio, 2008). Le statistiche hanno dimostrato che dal 2002 al 2006 l’FBI ha schedato migliaia di registrazioni telefoniche dei cittadini statunitensi attraverso corrispondenza, annotazioni e telefonate. Nel Settembre 2009 il paese ha approntato un corpo di supervisione per la sicurezza in internet, preoccupando ulteriormente i cittadini statunitensi sulla possibilità che il governo USA utilizzi la sicurezza in internet come scusa per monitorare ed interferire con i sistemi personali. Un funzionario governativo ha riferito, in un’intervista al New York Times dell’Aprile 2009, che negli ultimi mesi la NSA ha intercettato email e telefonate private di Americani su una scala che andava oltre gli ampi limiti stabiliti dal Congresso USA dell’anno precedente. Inoltre, la NSA intercettava telefonate di esponenti politici stranieri, funzionari di organizzazioni internazionali e giornalisti rinomati (The New York Times, 15 Aprile 2009). Anche le forze armate USA hanno partecipato ai programmi di intercettazione. Secondo un rapporto della CNN, un’organizzazione militare USA per la valutazione del rischio in internet, con base in Virginia, era incaricata di controllare i blog privati ufficiali e non ufficiali, i documenti ufficiali, le informazioni personali di contatto, le foto di armi, gli accessi agli accampamenti militari, oltre ad altri siti web che “potrebbero minacciare la sicurezza nazionale”.

 

La cosiddetta “libertà di stampa” degli Stati Uniti è stata infatti completamente subordinata agli interessi nazionali, ed è stata manipolata dal governo USA. Secondo i rapporti dei media, il governo USA e il Pentagono hanno reclutato un numero di ex funzionari militari al fine di divenire commentatori dei notiziari TV e radio, per fornire “commenti positivi” e analisi, nelle vesti di “esperti militari”, sulla guerra degli USA in Iraq e in Afghanistan, tutto ciò finalizzato a guidare la pubblica opinione, glorificare le guerre e guadagnare il supporto pubblico all’ideologia antiterroristica (The New York Times, 20 Aprile 2009). Alla fine del 2009, il Congresso USA ha approvato una carta che impone sanzioni a diversi canali satellitari arabi per aver diffuso contenuti ostili agli USA e istigato la violenza (http://blogs.rnw.nl). Nel Settembre 2009 i dimostranti, che per coordinare le manifestazioni usano il sito di social network Twitter e gli SMS, si sono scontrati più volte con la polizia a Pittsburgh, dove il si è tenuto il summit del G20. Elliot Madison, 41 anni, è stato in seguito accusato di intralciare, mediante internet, le procedure d’arresto dei dimostranti. La polizia ha anche perquisito la sua casa (http://www.nytimes.com, 5 Ottobre 2009). Vic Walczak, il direttore legale dell’American Civil Liberties Union of Pennsylvania, ha affermato che la medesima condotta in altre nazioni sarebbe stata definita violazione dei diritti umani, laddove negli Stati Uniti è intesa come controllo necessario del crimine.

 

3. Diritti economici, sociali e culturali


La povertà, la disoccupazione e i senzatetto sono seri problemi negli Stati Uniti, dove i diritti economici, sociali e culturali dei lavoratori non possono essere garantiti.

 

Il tasso di disoccupazione negli USA era, nel 2009, il più alto nell’arco di 26 anni. Il numero di attività ed individui in bancarotta ha continuato a crescere a causa della crisi finanziaria. Nell’Aprile 2009 la Associated Press ha riferito che quasi 1,2 milioni di aziende ed individui hanno aperto le pratiche per bancarotta nei 12 mesi precedenti – circa quattro ogni 1.000 persone, un tasso doppio rispetto a quello del 2006 (http://floridabankruptcyblog.com). Il 4 Dicembre 2009 un totale di 130 banche USA sono state obbligate a chiudere nel corso dell’anno per via della crisi finanziaria (Chicago Tribune, 4 Dicembre 2009). Le statistiche, rilasciate dal Dipartimento del Lavoro USA il 6 Novembre 2009, mostrano che il tasso di disoccupazione nell’Ottobre del 2009 ha raggiunto il 10,2 per cento, il più alto dal 1983 (The New York Times, 7 Novembre 2009). Quasi 16 milioni di persone erano senza lavoro, e 5,6 milioni, il 35,6 per cento dei disoccupati, erano fuori dal mercato del lavoro da più di sei mesi (The New York Times, 13 Novembre 2009). A Settembre circa 1,6 milioni di giovani lavoratori, il 25 per cento del totale, erano disoccupati, la cifra più alta dal 1948, data in cui si iniziò a tenerne il conto (The Washington Post, 7 Settembre 2009). Nella settimana che terminava il 7 Marzo 2009 le richieste per il sussidio di disoccupazione negli USA erano 5,47 milioni, maggiori rispetto ai 5,29 milioni della settimana precedente (http://247wallst.com, 19 Marzo 2009).

 

La popolazione povera aveva raggiunto la cifra più alta degli ultimi 11 anni. Il 10 Settembre 2009 il Washington Post ha riportato che alla fine del 2008 un totale di 39,8 milioni di americani viveva in condizioni di povertà, un incremento di 2,6 milioni dal 2007. Il tasso di povertà ammontava nel 2008 al 13,2 per cento, il più alto dal 1998. Il numero di persone dai 18 ai 64 anni che vivevano in condizioni di povertà nel 2008 era cresciuto a 22,1 milioni, 170.000 in più rispetto al 2007. Fino a 8,1 milioni di famiglie viveva sotto la soglia di povertà, ammontando al 10,3 per cento sul totale delle famiglie (The Washington Post, 11 Settembre 2009). Secondo un rapporto del New York Times del 29 Settembre 2009 il tasso di povertà a New York era del 18,2 per cento nel 2008 e quasi il 28 per cento dei residenti della municipalità del Bronx vivevano in condizioni di povertà (The New York Times, 29 Settembre 2009). In California, dall’Agosto 2008 all’Agosto 2009, più di 90.000 famiglie povere si sono viste staccare le utenze di luce e gas. Un signore novantatreenne è morto per congelamento dentro la sua abitazione (http://www.msnbc.msn.com). La povertà ha portato ad un’impennata del numero dei suicidi negli Stati Uniti. È riportato che ci sono approssimativamente 32.000 suicidi negli USA ogni anno, quasi il doppio dei casi di omicidio, che ammontavano a 18.000 (http://www.time.com). L’ufficio del medico legale della contea di Los Angeles ha affermato che l’economia povera sta avendo effetti perfino sulle morti, dacché nella contea molti corpi non sono stati reclamati dalle famiglie che non potevano farsi carico delle spese funerarie. Nel 2008 nella Contea di Los Angeles è stato cremato un totale di 712 corpi con i soldi dei contribuenti, il 36 per cento in più rispetto all’anno precedente (The Los Angeles Times, 21 Luglio 2009).

 

La popolazione affamata era al livello più alto degli ultimi 14 anni. Il 16 Novembre 2009 il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha riportato che nel 2008, 49,1 milioni di americani che vivono in 17 milioni di unità abitative, o il 14,6 per cento di tutte le famiglie americane, non avevano costante accesso a cibo adeguato, fino al 31 per cento dei 13 milioni di famiglie, o l’11,1 per cento di tutte le famiglie americane che nel 2007 mancavano di stabili e adeguati rifornimenti di cibo, che è il livello più alto da quando nel 1995 il governo ha iniziato a monitorare l’”insicurezza dell’accesso al cibo” (The New York Times, 17 Novembre 2009; 14,6 % of Americans Could Not Afford Enough Food in 2008, http://business.theatlantic.com). Il numero di persone che non avevano “sicurezza di accesso al cibo” è cresciuto da 4,7 milioni nel 2007 a 6,7 milioni nel 2008 (http://www.livescience.com, 26 Novembre 2009). Circa il 15 per cento di famiglie stava lavorando per ottenere cibo e indumenti adeguati (The Associated Press, 27 Novembre 2009). Le statistiche hanno mostrato che, nell’Agosto 2009, 36,5 milioni di americani, o circa un ottavo della popolazione USA, hanno preso parte al programma di buoni per l’acquisto di generi alimentari, 7,1 milioni in più rispetto a quello del 2008. Tuttavia soltanto due terzi degli idonei all’ottenimento dei buoni li hanno realmente ricevuti (http://www.associatedcontent.com).

 

I diritti dei lavoratori sono stati gravemente violati. Il New York Times, il 2 Settembre 2009, ha riportato che in un sondaggio il 68 per cento dei lavoratori a salario basso ha dichiarato di aver subito riduzioni salariali. Il 76 per cento di quelli che avevano fatto straordinari non erano stati pagati di conseguenza, e il 57 per cento di coloro che erano stati intervistati non avevano ricevuto buste paga che accertassero che i pagamenti fossero avvenuti legalmente e in modo accurato. Soltanto l’otto per cento di coloro che hanno subito infortuni sul lavoro ha presentato domanda per un indennizzo. Fino al 26 per cento degli intervistati era pagato meno della paga minima nazionale. Tra coloro che si lamentavano per le paghe o per il trattamento, il 43 per cento aveva subito ritorsioni o era stato licenziato (The New York Times, 2 Settembre 2009). Secondo un rapporto di USA Today del 20 Luglio 2009, un totale di 5.657 persone è morto nel 2007 sul posto di lavoro nel territorio degli Stati Uniti, circa 17 morti al giorno. Ogni anno circa 200.000 lavoratori nello stato di New York hanno subito un infortunio o si sono ammalati sul posto di lavoro ogni anno (USA Today, 20 Luglio 2009).

 

Il numero di persone senza assicurazione sanitaria è continuato a salire per otto anni consecutivi. I dati rilasciati dal Bureau of Census degli USA il 10 Settembre 2009 mostravano che 46,3 milioni di persone erano senza assicurazione sanitaria nel 2008, una cifra che ammonta al 15,4 per cento della popolazione totale, in confronto con i 45,7 milioni nel 2007, che corrisponde ad un incremento per l’ottavo anno di fila. Circa il 20,3 per cento degli americani tra i 18 e i 64 anni nel 2008 non era coperto da assicurazione sanitaria, un numero più alto del 19,6 per cento del 2007 (http://www.census.gov). Uno studio pubblicato dal Commowealth Fund ha mostrato che dal 2007 al 2009 la copertura assicurativa sanitaria degli adulti fra i 18 e i 64 anni è diminuita in 31 stati USA (Reuters, 8 Ottobre 2009). Il numero di stati con un numero molto alto di adulti non coperti da assicurazione medica è cresciuto da due nel 1999 a nove nel 2009. In Texas più di una persona su quattro non era assicurata, la percentuale più alta tra tutti gli stati (http://www.msnbc.msn.com). Nel 2008 sono morti complessivamente 2.266 veterani USA di età inferiore a 65 anni a causa della mancanza di copertura assicurativa sanitaria o di cure mediche, un cifra 14 volte più alta rispetto al numero di morti tra i militari USA in Afghanistan lo stesso anno (AFP, 11 Novembre 2009). Un rapporto della Consumer International ha mostrato che il 24 per cento delle famiglie americane, con un reddito annuale sotto i 50.000 dollari USA, e il 21 per cento degli istituti, con reddito annuale oltre i 100.000 dollari USA, hanno perso o subito riduzioni dell’assicurazione medica nel 2009. Inoltre lo scorso anno due terzi delle famiglie con reddito annuale sotto i 50.000 dollari USA e un terzo degli istituti che guadagnano più di 100.000 dollari USA all’anno hanno tagliato le spese mediche. Circa il 28 per cento degli americani ha scelto di non vedere un dottore quando sta male; un quarto di essi non ha potuto permettersi le spese mediche: il 22 per cento ha rimandato trattamenti medici; un quinto di loro non ha acquistato medicinali prescritti dai dottori o non si è sottoposto a controlli medici; il 15 per cento ha preso farmaci scaduti o non ha seguito le istruzioni mediche per prendere i medicinali in tempo al fine di risparmiare soldi (http://www.oregonlive.com). Secondo un rapporto dell’8 Dicembre 2009 dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD), l’aspettativa media di vita degli americani era di 78,1 anni nel 2007, collocandosi al quartultimo posto tra gli stati membri dell’OECD. L’aspettativa media di vita degli stati membri dell’OECD era quell’anno di 79,1 (http://www.msnbc.msn.com).

 

Il numero di senzatetto era in aumento. Le statistiche mostrano che nel Settembre 2008 un crescente numero di senzatetto (1,6 milioni di persone) ha ottenuto ricovero, e il loro numero nelle famiglie è cresciuto da 473.000 nel 2007 a 517.000 nel 2008 (USA Today, 9 Luglio 2009). Dal 2009 l’iscrizione alle liste dei senzatetto nelle sei contee di Chicago ha subito un’impennata, con la contea di McHenry che ha visto l’aumento maggiore – una crescita del 125 per cento rispetto all’anno precedente (Chicago Tribune, 28 Novembre 2009). Queste famiglie riuscivano a vivere soltanto in luoghi malandati come ad esempio i vagoni. Nel Marzo 2009 si è osservato l’estendersi di una tendopoli a Sacramento in California, dove si radunavano centinaia di senzatetto. La polizia di Santa Monica del sud della California ha perfino usato regolarmente la forza per spingere i senzatetto fuori dalla città (www.truthalyzer.com). In Ottobre diverse migliaia di senzatetto sono stati coinvolti in uno scontro, motivato dal timore che non potessero ricevere i sussidi abitativi del governo (USA Today, 8 Ottobre 2009). A Dicembre c’erano 6.975 adulti single senzatetto sotto la tutela della città di New York, senza includere i veterani militari, i senzatetto cronici, e le 30.698 persone nelle abitazioni a breve termine destinate alle famiglie senzatetto (The New York Times, 10 Dicembre 2009). Il 16 Marzo 2009 lo Houston Chronicle ha riferito che nel Settembre 2008 è stato distrutto un grande numero di case a Galveston ad opera dell’uragano Ike, lasciando migliaia di senzatetto. Circa 1.700 famiglie non hanno ricevuto alcun aiuto e la maggior parte di loro non ha residenza fissa (Houston Chronicle, 16 Marzo 2009).

 

4. Discriminazione razziale

La discriminazione razziale è tutt’oggi un problema cronico degli Stati Uniti.

I neri e le altre minoranze sono i gruppi più impoveriti negli Stati Uniti. Secondo un rapporto emesso dallo U.S. Bureau of Census, il reddito medio reale per le famiglie americane era nel 2008 di 50.303 dollari USA. Quello dei nuclei familiari bianchi non ispanici era di 55.530 dollari USA, per i nuclei familiari ispanici era di 37.913 dollari USA, per i nuclei familiari neri soltanto di 34.218 dollari USA. Il reddito medio dei nuclei familiari ispanici e neri era pressappoco il 68 per cento e il 61,6 per cento di quello dei gruppi di maggioranza nelle stesse condizioni di istruzione e formazione (The Wall Street Journal, 11 Settembre 2009; USA Today, 11 Settembre 2009). Secondo lo U.S. Bureau of Census, la proporzione di povertà dei bianchi non ispanici era dell’8,6 per cento nel 2008, quella degli afroamericani e degli ispanici era rispettivamente del 24,7 per cento e del 23,2 per cento, quasi tre volte quella dei bianchi (The New York Times, 29 Settembre 2009). Circa un quarto degli indiani americani viveva sotto la soglia di povertà. Nel 2008 il 30,7 per cento degli ispanici, il 19,1 per cento degli afroamericani e il 14,5 per cento dei bianchi non ispanici viveva senza assicurazione sanitaria (Income, Poverty, and Health Insurance Coverage in the United States: 2008, www.census.gov). Secondo un rapporto emesso dal Dipartimento della Casa e dello Sviluppo Urbano degli Stati Uniti (HUD) è stata esposto un numero di denunce pari a 10.552 per discriminazione nell’assegnazione delle abitazioni nell’anno fiscale 2008, il 35 per cento delle quali è stato confermato come discriminazione razziale (The Washington Post, 10 Giugno 2009). I Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie negli USA hanno riferito che mentre gli afroamericani costituiscono il 12 per cento della popolazione USA, rappresentano ogni anno quasi metà delle nuove infezioni da HIV e delle morti per AIDS (The Wall Street Journal, 8 Aprile 2009; statistiche aggiornate dai Centri per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie).

 

La discriminazione occupazionale contro i gruppi minoritari è una materia molto seria. Le minoranze soffrono maggiormente la disoccupazione negli USA. Secondo i notiziari, nell’Ottobre 2009 il tasso di disoccupazione negli USA era del 10,2 per cento. Il tasso di disoccupati tra gli afroamericani è salito al 15,7 per cento, quello degli ispanici al 13,1 per cento e quello dei bianchi era al 9,5 per cento (USA Today, 6 Novembre 2009). Il tasso di disoccupazione dei neri di età fra i 16 e i 24 anni ha visto un’impennata del 34,5 per cento, più di tre volte il tasso medio. I tassi di disoccupazione per i neri in città come Detroit e Milwaukee aveva raggiunto il 20 per cento (The Washington Post, 10 Dicembre 2009). In alcune comunità indiano-americane il tasso di disoccupazione era dell’80 per cento (The China Press, 6 Novembre 2009). Secondo lo U.S. Bureau of Labor Statistics, il tasso di disoccupazione per i maschi neri laureati al college dai 25 anni in su era, nel 2009, doppia rispetto a quella dei maschi bianchi laureati al college, l’8,4 per cento paragonato al 4,4 per cento (The New York Times, 1 Dicembre 2009). Nel 2008 una cifra record di lavoratori ha esposto denunce in base alla legge federale contro le discriminazioni sul lavoro, e le accuse di discriminazione razziale costituivano la porzione più grande, con più di un terzo dei 95.000 reclami totali (AP, 27 Aprile 2009). Secondo un’indagine della U.S. Equal Employment Opportunity Commission, una compagnia di estrazioni di petrolio e gas con base a Houston doveva fronteggiare cinque denunce per persecuzioni e discriminazione razziale (AP, 18 Novembre 2009). Secondo un notiziario alla fine di Maggio 2009 i gruppi dei neri e degli ispanici ammontavano all’incirca al 27 per cento della popolazione di New York, ma soltanto il 3 per cento dei vigili del fuoco era nero, e circa il 6 per cento era ispanico, da quando il corpo dei vigili del fuoco ha ingiustamente escluso centinaia di persone di colore qualificate dall’opportunità di prestar servizio (The New York Times, 23 Luglio 2009).

 

Le minoranze negli USA si scontrano con la discriminazione nel campo dell’istruzione. Secondo un rapporto emesso dallo U.S. Bureau of Census, il 33 per cento dei bianchi non ispanici possiede lauree conseguite al college, la proporzione dei neri era soltanto del 20 per cento e degli ispanici del 13 per cento (U.S. Bureau of Census, 27 Aprile 2009, www.census.gov). Secondo un rapporto, dal 2003 al 2008, il 61 per cento dei candidati neri e il 46 per cento dei candidati messicani americani si sono visti rifiutare l’ammissione a tutte le facoltà di giurisprudenza cui avevano avanzato domanda, dato da paragonare con il 34 per cento dei candidati bianchi (The New York Times, 7 Gennaio 2010). I bambini afroamericani costituivano il 17 per cento soltanto degli studenti della scuola pubblica negli Stati Uniti, ma erano il 32 per cento del numero totale di quelli che erano stati espulsi dalle scuole. Secondo una ricerca della University of North Carolina e della Michigan State University, la maggior parte dei giovani neri sosteneva di esser stata vittima di discriminazione razziale (Science Daily, 29 Aprile 2009). Secondo un altro studio condotto tra 5.000 bambini a Birmingham (Alabama), Houston e Los Angeles, il pregiudizio è stato riferito dal 20 per cento dei neri e dal 15 per cento degli ispanici. Lo studio ha mostrato che la discriminazione razziale è stata un’importante causa di problemi di salute mentale in bambini di varie razze. I bambini ispanici che avevano riferito di razzismo erano predisposti a presentare sintomi di depressione in misura pari al triplo rispetto agli altri bambini, mentre i neri lo erano più del doppio (USA Today, 5 Maggio 2009).

 

La discriminazione razziale nell’applicazione della legge e nel sistema giudiziario è ben visibile. Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, alla fine del 2008, 3.161 uomini e 149 donne su 100.000 individui tra la popolazione nera degli Stati Uniti erano in stato di reclusione (www.ojp.usdoj.gov). Il numero di ergastoli senza condizionale dati a giovani afroamericani era in 25 stati dieci molte maggiore a quello dato a giovani bianchi. In California la cifra era pari a 18 volte tanto. Nelle maggiori città statunitensi si contano più di un milione di persone che sono state fermate e interrogate per la strada dalla polizia, e quasi il 90 per cento di queste erano uomini appartenenti a minoranze. Fra gli interrogati, il 50 per cento era afroamericano e il 30 per cento ispanico. Solo il 10 per cento di questi erano bianchi (The China Press, 9 Ottobre 2009). Un rapporto rilasciato dal Dipartimento di Polizia di New York afferma che nel 2008, tra le persone coinvolte in sparatorie con la polizia la cui etnicità potesse essere definita, il 75 per cento era nero, il 22 per cento ispanico; e il 3 per cento bianco (The New York Times, 17 Novembre 2009). Secondo una relazione della Human Rights Watch, dal 1980 al 2007 il rapporto degli afroamericani arrestati per spaccio di droga negli Stati Uniti era da 2,8 al 5,5 volte quello dei bianchi (www.hrw.org, 2 Marzo 2009).

 

Dai fatti dell’11 Settembre la discriminazione nei confronti dei mussulmani è in crescita. Quasi il 58 per cento degli americani pensa che i mussulmani siano soggetti a “molta” discriminazione, secondo due sondaggi combinati resi pubblici dal Pew Research Center. Circa il 73 per cento dei giovani fra i 18 e i 29 anni è d’accordo nell’affermare che i mussulmani sono le maggiori vittime della discriminazione (http://www.washingtontimes.com, 10 Settembre 2009).

 

Gli immigrati vivono in condizioni di miseria. Secondo un rapporto del ramo statunitense di Amnesty International, più di 300.000 immigrati illegali sono stati detenuti ogni anno dalle autorità statunitensi per l’immigrazione, e gli immigrati illegali sotto custodia erano oltre 30.000 ogni giorno (World Journal, 29 Marzo, 2009). Allo stesso tempo, ogni anno centinaia di immigrati legali venivano arrestati, gli era negato l’accesso o erano perfino rispediti indietro sotto scorta (Sing Tao Daily, 13 Aprile 2009). Un rapporto emesso dal Constitution Project e dalla Human Rights Watch ha rivelato che dal 1999 al 2008 circa 1,4 milioni di immigrati detenuti sono stati trasferiti. Decine di migliaia di residenti di lunga data in città come Los Angeles e Philadelphia sono stati mandati, con la forza, in remote prigioni per immigrati nel Texas o nella Luisiana (The New York Times, 2 Novembre 2009). La New York City Bar Association ha ricevuto nell’Ottobre 2008 una sorprendente petizione, firmata da 100 uomini, tutti rinchiusi senza accuse criminali nel complesso detentivo di Varick Street, nel centro di Manhattan. La lettera descriveva i locali ristretti e sudici, mentre le necessità mediche urgenti venivano ignorate e i prigionieri affamati venivano fatti lavorare per 1 dollaro al giorno (The New York Times, 2 Novembre 2009). In questo complesso, ad alcune donne detenute, che si trovavano ancora nel periodo dell’allattamento, erano negate le pompe tiralatte. Ciò sfociava in febbre, dolori, mastite e l’inabilità, dopo il rilascio, di continuare ad allattare al seno (www.hrw.org, 16 Marzo 2009). Dall’Ottobre 2003 un totale di 104 persone è morto sotto la custodia della Immigration and Customs Enforcement Agency (The Wall Street Journal, 18 Agosto 2009).

 

I crimini etnici motivati dall’odio sono frequenti. Secondo statistiche emesse dal U.S. Federal Investigation Bureau il 23 Novembre 2009, nel 2008 un totale di 7.783 crimini di odio ha avuto luogo negli Stati Uniti, il 51,3 per cento dei quali avevano come origine la discriminazione razziale, il 19,5 per cento era per pregiudizi religiosi e l’11,5 per cento per le origini nazionali (www.fbi.gov). Tra questi crimini prodotti dall’odio, più del 70 per cento erano contro i neri. Nel 2008 le offese contro i neri rappresentavano 26 persone su 1.000, e i crimini contro i bianchi 18 persone su 1.000 (victim characteristics, 21 Ottobre 2009, www.fbi.gov). Il 10 Giugno 2009 un suprematista bianco ha freddato a colpi d’arma da fuoco un nero che stava a guardia dell’U.S. Holocaust Memorial Museum e ne ha feriti altri due (The Washington Post, 11 Giugno 2009, The Wall Street Journal, 11 Giugno 2009). Secondo un rapporto emesso dal Southern Poverty Law Center, durante l’ultimo decennio un ambiente caratterizzato da intolleranza razziale e odio etnico, nutriti da gruppi anti-immigrati e da alcuni funzionari pubblici, ha alimentato dozzine di attacchi ai latinoamericani nella contea di Suffolk nello Stato di New York (The New York Times, 3 Settembre 2009).

 

5. I diritti delle donne e dei bambini

Negli Stati Uniti le condizioni di vita delle donne e dei bambini stanno deteriorandosi e i loro diritti non sono garantiti adeguatamente.

 

Le donne non godono di stato politico e sociale uguale agli uomini. Le donne rappresentano il 51 per cento della popolazione USA, ma solo 92 donne, il 17 per cento delle poltrone, ricoprono un ruolo nell’attuale Centoundicesimo Congresso degli Stati Uniti. Diciassette donne in Senato e 75 alla Camera (Members of the 111th United States Congress, http://wikpedia.org). Uno studio mostra come le minoranze e le donne abbiano meno probabilità di ricoprire posizioni di rilievo presso i maggiori enti di beneficenza e le associazioni no profit negli USA. Lo studio svela che le donne costituiscono il 18,8 per cento degli amministratori delegati di associazioni no profit, paragonato a soltanto il 3 per cento delle compagnie di Fortune 500. Tra i 400 più grandi enti di beneficenza negli USA, nessuna organizzazione culturale, ospedale, gruppo di affari pubblici, federazione ebraica o altre organizzazioni religiose ha alla testa una donna (The Washington Times, 20 Settembre 2009).

 

Le donne hanno difficoltà a trovare lavoro e sono soggette a bassi redditi e situazioni finanziarie povere. Secondo le statistiche della U.S. Equal Employment Opportunity Commission (EEOC), nell’anno fiscale 2008 le archiviazioni di accuse di discriminazione sul posto di lavoro con l’agenzia federale sono cresciute su scala nazionale a 95.402, un aumento del 15 per cento rispetto al precedente anno fiscale. Le accuse di discriminazione sul posto di lavoro dovute al sesso del candidato al lavoro si sono mantenute ad alte proporzioni (www.eeoc.gov, 3 Novembre 2009). Secondo statistiche emesse dal U.S. Census Bureau nel Settembre 2009, nel 2008 il reddito medio di una lavoratrice full time era di 35.745 dollari USA, il 77 per cento di quello degli uomini, i cui guadagni medi erano di 46.367 dollari USA, proporzione più bassa rispetto al 78 per cento nel 2007 (The Wall Street Journal, 11 Settembre 2009; www.gensus.gov, 10 Settembre 2009). Secondo la Associated Press, una farmacista che ha lavorato per Walmart per dieci anni è stata licenziata nel 2004 per aver richiesto lo stesso reddito della sua controparte maschile (The Associated Press, 5 Ottobre 2009). Alla fine del 2008 4,2 milioni di famiglie, o il 28,7 per cento dei nuclei familiari con una donna nel ruolo di capo famiglia, dove non era presente il marito, erano povere (www.census.gov, 10 Settembre 2009). Circa 64 milioni, o il 70 per cento delle donne americane in età da lavoro non possedevano una copertura assicurativa sanitaria, oppure avevano una copertura inadeguata, alti conti sanitari o problemi di debiti, oppure problemi nell’accesso alle cure a causa dei costi (The China Press, 12 Maggio 2009).

 

Le donne sono vittime frequenti di violenza e aggressioni a sfondo sessuale. Si riporta che gli Stati Uniti abbiano il tasso di stupro più alto tra le nazioni che partecipano a qu