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Ambientalisti nel mirino: ucciso un altro leader del movimento contro il disboscamento

di Stella Spinelli - 11/05/2010






E' il nono esponente del Movimento ambientalista di Olancho ucciso negli ultimi tempi. Dal golpe lo sfruttamento insostenibile del bosco è aumentato vertiginosamente

"E' con profonda tristezza che denunciamo l'assassinio del nostro compagno Adalberto Figueroa". Con queste parole la Giunta direttiva del Movimento ambientalista di Olancho (Mao), regione occidentale dell'Honduras, ha denunciato l'omicidio avvenuto sabato 8 maggio di uno degli uomini più combattivi e impegnati del movimento ambientalista honduregno. Con lui sono nove le persone ammazzate per questioni ambientali in questa zona. Dietro paiono esserci i grandi interessi legati al commercio del legno, contro il quale Figueroa si è sempre scagliato nella strenua difesa della terra contro uno sfruttamento insostenibile e senza scrupoli.

"Stamane, 8 maggio - hanno raccontato gli amici del Mao - mentre cercava un po' di legna assieme al suo bambino di 11 anni e a un suo cugino, a circa un chilometro di distanza da casa, è stato circondato da uomini dal volto coperto da spessi passamontagna. In un attimo gli spari, tanti, infiniti. È morto sul colpo".

Figueroa lo descrivono come un leader indiscutibile dentro e fuori della sua comunità, un uomo che si è sempre distinto per l'afflato solidale e il coinvolgimento nelle cause sociali. Ultimamente era entrato a far parte del direttivo del Movimento ambientalista di Olancho. Ne era il portavoce. Ed era anche il coordinatore del Movimento del comune di Guata e consigliere comunale.

"Siamo molto tristi e indignati. Sono già nove i nostri compagni morti ammazzati e i colpevoli continuano a restare impuniti - spiegano dal Mao -. Abbiamo sempre denunciato queste tragedie alle autorità competenti, ne abbiamo sparso la notizia fra la gente, ma nulla. Nessuno si muove. Le istituzioni on ci prestano la minima attenzione. Abbiamo capito con il tempo che dietro agli uomini chiave della giustizia honduregna c'è il potere della elite imprenditoriale che indica loro le cause da seguire e quelle da ignorare".

Adalberto Figueroa lascia una moglie e quattro figli, due femmine e due maschi. Il più grande 17 anni, il più piccolo 8. "Non aveva nemici personali - spiegano - e ne sono prova i fatti della sua vita, il coinvolgimento nelle varie organizzazioni e istituzioni con le quali si impegnava per coordinare progetti di sviluppo comuinitario. Dietro la sua morte ci sono solo loro, sempre e solo loro: gli imprenditori del legno contro i quali Adalberto si è sempre scagliato. Pochi giorni prima di morire aveva sporto denuncia per sollecitare l'Istituto nazionale di conservazione e sviluppo forestale (Icf) affinché impedisse il taglio degli alberi in questa zona. Aveva anche organizzato un consiglio comunale aperto per capire i passi da fare per far sì che questa zona venisse dichiarata 'area protetta'". Ed è stata questa la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo di rabbia. "Questo ha sicuramente fatto andare su tutte le furie i tagliatori di legna, che di fronte alla minaccia diretta ai loro interessi hanno pagato dei sicari per farlo fuori", precisano i colleghi e gli amici del Mao.

È un fatto che dopo il golpe del 28 giugno 2009 lo sfruttamento indiscriminato di legno si sia molto intensificato. La complicità delle elite al potere è totale. I Madereros si avvalgono degli amici che hanno nell'Icf e in altre istituzioni pubbliche per avere la meglio sugli interessi delle stesse comunità. Ed è contro questo potere che si è trovato a dover combattere Figueroa.
"Che fare di fronte a una giustizia che castiga i deboli e assolve i potenti? - incalzano - Rivolgersi alle organizzazioni dei Diritti umani nazionali e internazionali e al Fronte contro il golpe, affinché sappiano e si muovano di conseguenza. Esigiamo un'indagine esauriente per punire i colpevoli e mettere fine a impunità e corruzione".