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Il caso Procter & Gamble

di Aldo Giannuli - 16/05/2010

Fonte: aldogiannuli


Qualche giorno fa un incredibile errore ha messo a soqquadro le borse di mezzo mondo e quella di Wall Street in particolar: sugli schermi degli operatori è apparsa una offerta di azioni della Procter & Gamble per 15 miliardi di dollari.L’offerta provocava subito un terremoto: il titolo in questione perdeva il 39% in un’ora, l’intera Borsa era attraversata da un’ondata di panico e Ws cadeva in picchiata con una flessione di 9,3 punti. Dopo qualche ora veniva comunicato che si era trattato di un errore: non di azioni per 15 miliardi di dollari si trattava,  ma di azioni per 15 milioni di dollari.

Il titolo recuperava come anche l’intera borsa che chiudeva la giornata con una flessione, comunque non piccola, di poco più di 3 punti. Ovviamente, in questa flessione finale non incide solo l’errore della P&G ma anche la situazione generale determinata dalla crisi greca e collaterali, ma, anche se non sapremo mai quanto ha contato una cosa e quanto l’altra, è facile capire che, comunque, un danno quell’errore l’ha prodotto.
Alcuni hanno sospetatto malignamente che l’errore non fosse proprio un errore involontario. Ma questo qui ci interessa poco. Voluto o no, questo incidente è stato rivelatore della patologica fragilità dei mercati finanziari attuali.
Ragioniamoci un po’ su: la P&G  è un gruppo il cui fatturato annuo si aggira intorno ai 70 miliardi di dollari, con un utile netto di circa 9. Appare per lo meno strana l’ offerta di azioni per un controvalore pari al 160% dell’utile netto ed a circa un quarto del fatturato complessivo.  Qualche dubbio sarebbe dovuto venire. Ai tempi del vecchio Aldo Ravelli (il mago dei ribassisti) nessuno avrebbe perso la testa per così poco, ma tutti avrebbero “fermato i motori” cercando di capire cosa stava succedendo.
Ma qui ci sono i computer già programmati a vendere al ribasso in un secondo, appena si profila l’ombra di una nuvola, figurarsi se si mette a piovere a dirotto. Certo, gli operatori potrebbero comunque  “fermare” i computer in attesa che la situazione si chiarisca ma, questo è il punto, anche gli operatori sono “programmati” per rispondere in automatico ed una notizia del genere li getta nel panico più disperato. L’ipercapitalismo finanziario esige decisioni a tempo di record, non ammette esitazioni, non tollera riflessioni, richiede nervi tesi come corde di violino e scatto da pantera. Anche se non sai verso dove stai saltando.
Il guaio è che la borsa è in mano a  dei fighetti isterici convinti che, per essere dei maghi della finanza, basti vestire di blu e comperare l’auto più costosa. Non è una cosa seria: gira troppa cocaina.