Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Crisi sistemica globale

Crisi sistemica globale

di Leap (a cura di Gianni Petrosillo) - 16/05/2010


Vi proponiamo il Bollettino Leap n.45 di maggio. Facciamo un solo e lapidario commento: mah!
Onestamente l'analisi ci pare troppo ardita laddove, contrariamente a quanto indicato dai ricercatori del Leap, non si evidenziano precisi segnali politici per un reale mutamento di prospettiva nella geostrategia europea rispetto agli Usa, ovverosia in direzione di una netta separazione dei destini all'interno dell'Occidente tra aree continentali unite con le pesanti catene politico-militari dello zio Sam e dei suoi dollari dalla fine delle seconda guerra mondiale. (a cura di G.P.).

GEAB N°45 è disponibile! Crisi sistemica globale - “Dal colpo di Stato nell'Eurozona„ al tragico isolamento del Regno Unito, lo smembramento geopolitico mondiale accelera il suo ritmo.

Come anticipato da LEAP/E2020 nelle GEAB N°40 (dicembre 2009) e N°42 (febbraio 2010), la primavera 2010 segna un punto di curvatura della crisi sistemica globale, caratterizzato dal suo brutale aggravarsi a causa dell'ampiezza intollerabile dei disavanzi pubblici (vedere GEAB N°39, novembre 2009) e dell'inesistenza della ripresa tanto annunciata (vedere GEAB N°37, settembre 2009). Le drammatiche conseguenze, sociali e politiche di queste evoluzioni riflettono d'altra parte l'inizio del processo di smembramento geopolitico mondiale, così come anticipato nella GEAB N°32 (febbraio 2009). Infine, le recenti decisioni prese dai governanti della zona euro confermano le previsioni di LEAP/E2020, al contrario del discorso dominante di questi ultimi mesi, sul fatto che non soltanto l'Euro “non sarebbe esploso„ a causa del problema greco, ma che al contrario la zona euro sarebbe uscita rafforzata da questa fase della crisi (1). Si può anche ritenere che dalla decisione della zona euro, una sorta di “di colpo di Stato dell'Eurozona„ sostenuto dalla Svezia e dalla Polonia, di creare questo vasto dispositivo di tutela degli interessi dei 26 Stati membri dell'Ue (2), la dislocazione geopolitica in Europa sia radicalmente cambiata. Poichè essa va contro i pregiudizi che forgiano la loro visione del mondo, naturalmente occorreranno alcuni mesi alla maggior parte dei mass media ed operatori per rendersi conto che dietro l'aspetto di una decisione badgetario-finanziaria puramente europea, opera una rottura geopolitica d'impatto mondiale.

Colpo di Stato dell'Eurozona a Bruxelles: Gli stati fondatori dell'Ue riprendono il controllo

Analizziamo dunque in dettaglio in questa GEAB N°45 le numerose conseguenze per gli europei e per il mondo di ciò che può essere chiamato “il colpo di Stato„ dell'Eurozona in seno all'Ue: di fronte all'aggravarsi della crisi, i sedici hanno preso il controllo delle leve dell'Ue, costruendo nuovi strumenti che non lasciano più altra scelta agli altri membri che accodarsi o isolarsi pericolosamente. Dieci degli undici altri Stati membri hanno deciso di accodarsi, ad immagine dei due più importanti tra loro, la Svezia e la Polonia che hanno scelto di partecipare attivamente al dispositivo realizzato dall'Eurozona (gli otto altri stanno attualmente, o negoziando la loro entrata nella zona euro come l'Estonia a partire dal 2011 (3), o ricevendo direttamente assistenza dalla zona euro come la Lettonia, l'Ungheria, la Romania,…). E' una (r)evoluzione che il nostro gruppo aveva anticipato da oltre tre anni. Recentemente avevamo anche precisato che occorreva attendersi un'evoluzione rapida della posizione della zona euro dopo le elezioni regionali tedesche e le elezioni legislative britanniche. Tuttavia, non avevamo immaginato che si sarebbe fatto tutto in alcune ore, né in tale audace quantità (750 miliardi €, cioè 1.000 miliardi USD) e qualità (presa di controllo da parte dell'Ue dell'Eurozona (4) e balzo in avanti in termini d'integrazione economica e finanziaria).
Si tratta, senza averlo detto e senza che sia stato chiesto il loro parere, di 440 milioni di Europei sospinti in un nuovo paese, Eurolandia, di cui alcuni condividono già la moneta, l' Euro, e di cui tutti dividono ormai l'indebitamento ed i mezzi per superare i problemi importanti che si pongono nel contesto della crisi sistemica globale. Le scelte di bilancio e finanziarie effettuate in occasione del vertice del fine settimana del 8 maggio in termini di risposta alla crisi dell'indebitamento pubblico europeo può essere valutato in modo diverso secondo l'analisi che si fa della crisi e delle sue cause. E LEAP/E2020 sviluppa le sue analisi sul tema in questa GEAB N°45. Ma, non è più in discussione la rottura radicale della governance dell'Europa: una gestione collettiva continentale emerge brutalmente, per ironia della storia, esattamente 65 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, celebrata d'altronde in pompa magna a Mosca lo stesso giorno (5) ed al momento della celebrazione della festa della creazione della Comunità europea del carbone e dell'Acciaio, l'antenato comune dell'Ue e di Eurolandia. Questa sovrapposizione non è una coincidenza (6) e segna una tappa importante nello smembramento geopolitico mondiale e nella ricostituzione di nuovi equilibri globali. Sotto la pressione degli eventi iniziati con la crisi, l'Eurozona ha avviato la sua indipendenza rispetto al mondo anglosassone i cui mercati finanziari ne sono ancora l'espressione. Questi 750 miliardi € e questa nuova governance europea (dei 26) costituiscono la messa in atto di una protezione contro le prossime tempeste generate dall'indebitamento insopportabile dell'Occidente, e che influiranno sul Regno Unito e sugli Stati Uniti (Cf GEAB N°44) creando disordini di cui “la crisi greca„ non è che una debole percezione.

Il FME priverà a breve il FMI del 50% del suo apporto contributivo, quello degli europei

A questo proposito, LEAP/E2020 desidera ricordare una verità che la maggior parte dei mass media ignora da molte settimane: contrariamente al discorso dominante, il FMI è prima di tutto e soprattutto denaro europeo. Infatti, un dollaro su tre del FMI è portato dagli europei, contro soltanto uno su sei degli USA (la loro parte è stata divisa per due in 50 anni). E una delle conseguenze delle decisioni europee di questi ultimi giorni, è che ciò non durerà più a lungo. Il nostro gruppo è convinto che da qui tre anni al più tardi, quando sarà tempo di rendere stabile il fondo monetario europeo, il fondo d' intervento creato l'8 maggio 2010, l'Ue ridurrà d' altrettanto il suo contributo al FMI. Si può ritenere fin d'ora che questa riduzione del contributo europeo (al di là dell'UK) sarà di almeno il 50%: ciò permetterà al FMI di diventare più globale riequilibrando automaticamente le quote dei BRIC, e costringendo su questa scia gli USA ad abbandonare il suo diritto di veto (7); ma ciò contribuirà anche a renderlo fortemente marginale poiché l'Asia ha già creato il suo fondo d'intervento. È un esempio che illustra quanto le decisioni europee dell'inizio del maggio 2010 determineranno grandi cambiamenti geopolitici di vasta portata nei prossimi anni. È d'altronde poco probabile che la maggior parte dei soggetti coinvolti “nel colpo di Stato dell'Eurozona„ abbia compreso gli effetti delle proprie decisioni. La storia è stata scritta in gran parte da persone che non capivano le implicazioni delle loro scelte.

Il Regno Unito: ormai isolato di fronte ad una crisi storica

Una delle cause e allo stesso tempo delle conseguenze di quest'evoluzione, è la marginalizzazione completa del Regno Unito. Il suo accelerato indebolimento dall'inizio della crisi, concomitante a quello del suo padrino americano, ha creato la possibilità di una ripresa in mano completa e senza concessioni dell'evoluzione del progetto europeo dei “continentali”. E questa perdita d'influenza rafforza la marginalizzazione della Gran Bretagna poiché le élite britanniche sono intrappolate nel rifiuto di una realtà che hanno fatto condividere al loro popolo. Nessuno dei partiti britannici, neanche in questa fase i liberal-democratici, tuttavia più lucidi delle altre forze politiche del regno, può prendere in considerazione di ritornare su un discorso decennale di accuse all'Europa per tutti i mali e affibbiando all'Euro tutte le tare. Infatti, anche se i loro dirigenti si rendessero conto della follia di una strategia che consiste nell'isolare ogni giorno di più la Gran Bretagna proprio quando la crisi mondiale passa ad uno stadio superiore, si urterebbe contro questo euroscetticismo pubblico che essi hanno stimolato nel corso degli anni passati. L'ironia della Storia è ancora ben presente nel corso di questo fine settimana storico del 8 maggio 2010: rifiutando di aderire alle misure difensive e protettive comuni dell'Eurozona le élite britanniche hanno de facto rifiutato di agganciare l'ultima boa di salvataggio che era alla loro portata (8). Il continente europeo ora si accontenterà di osservarli mentre cercano di trovare i 200 miliardi € di cui il paese ha bisogno per chiudere il bilancio di quest'anno (9). E se i dirigenti londinesi pensano che gli speculatori della City avranno il rimorso di sfiancare lira sterlina e vendere Gilts, quello che non hanno ben compreso è l'essenza stessa della globalizzazione finanziaria (10), né verificato le nazionalità di questi stessi operatori (11). Tra Wall Street che è pronto a tutto per attirare i capitali mondiali (basta chiedere alla piazza svizzera cosa pensa della guerra che si scatenerà tra i centri finanziari mondiali), Washington che si dimena per aspirare ogni risparmio mondiale disponibile ed un continente europeo che si è, d'ora in avanti, messo sotto la protezione di una moneta e di un indebitamento comune, i giochi sono già fatti. Non siamo che nella fase del dramma, con i principali attori inglesi che non hanno ancora capito la trappola nella quale si sono infilati; da qui ad alcune settimane, passeremo alla tragedia britannica poiché, in estate, tutto il Regno Unito avrà identificato la trappola storica nella quale il paese si è messo da solo. Così, nel momento in cui Eurolandia nasce a Bruxelles, il Regno Unito si dimena con un Parlamento indeciso, costringendolo a passare per un governo di coalizione che non si vedeva dal 1945 e che condurrà il paese a nuove elezioni da qui alla fine 2010.

Élite e popolo britannico che nella difficoltà dovranno “pensare l' impensabile„

Qualsiasi cosa dicano i protagonisti della coalizione che sale alla guida del Regno Unito, LEAP/E2020 ritiene infatti molto improbabile che quest'alleanza possa durare più di alcuni mesi. La struttura molto differente dei due partiti interessati (i conservatori come i liberali sono molto divisi su numerosi temi), combinata alle decisioni impopolari, condurrà questo accoppiamento diritto verso crisi interne ad ogni partito e dunque ad una caduta del governo. I conservatori giocano questa questa carta poiché, a differenza dei liberal-democratici, hanno i mezzi finanziari “per pagarsi„ una nuova campagna elettorale da qui alla fine 2010 (12). Ma, lo scoglio soggiacente più pericoloso è di ordine intellettuale: per evitare la tragedia che si annuncia, il Regno Unito dovrà “pensare l' impensabile„, riconsiderare le sue convinzioni profonde sulla sua identità insulare, la sua “natura„ transatlantica, la sua relazione con un continente ormai in via d'integrazione completa, esso che da secoli pensa il continente in termini di divisione. Tuttavia la problematica è semplice: se il Regno Unito ha sempre ritenuto che la sua potenza dipendesse dalla divisione del continente europeo, allora in qualsiasi logica, in base agli eventi in corso, esso deve ormai riconoscere che si trascina verso l'impotenza… e trarre le conclusioni per effettuare “un salto quantico„. Se Nick Clegg sembra fornito intellettualmente per fare questo salto, né i conservatori di David Cameron, né le élite britanniche nell'insieme sembrano ancora maturi. In questo caso, la Grande-Bretagna dovrà purtroppo passare per la porta della “tragedia„ (13). In ogni caso, questo fine settimana del 8 maggio 2010 in Europa, affonda molte delle sue radici direttamente nella seconda guerra mondiale e nelle sue conseguenze (14). E' d'altronde una delle caratteristiche della crisi sistemica globale annunciata da LEAP/E2020 nel febbraio 2006 nella GEAB N°2: essa mette “fine all'Occidente come lo si conosce dal 1945„. Un'altra di queste caratteristiche è l'impennata del corso dell'oro (in particolare rispetto al dollaro US), di fronte al timore crescente che riguarda l'insieme delle valute fiduciarie (vedere GEAB N°41, gennaio 2010) (15); poiché, mentre tutti parlano di evoluzione dell'Euro rispetto al dollaro US, il dollaro resta a suoi livelli storici più bassi da quando è misurato in rapporto ai suoi principali partner commerciali, segno della debolezza strutturale della valuta americana. Nei mesi a venire, come anticipato da GEAB, l'Euro troverà il suo livello d'equilibrio di medio termine, sopra i 1,45$/€. In questo numero, prima di presentare le nostre raccomandazioni riguardanti le valute, la borsa e l' oro, LEAP/E2020 analizza più nei particolari la pseudo-ripresa americana che è principalmente una vasta operazione di propaganda destinata internamente a far ripartire il consumo delle famiglie (compito impossibile ormai) ed all'esterno ad evitare il panico dei creditori stranieri (al meglio si guadagneranno alcuni trimestri). Gli Stati Uniti pretendono così di poter sfuggire ad una brutale cura di austerità, come attuata dagli altri paesi occidentali; in realtà in fatto di ripresa, c' è “un disinganno„ o un “unrecovery„ come il titolo umoristico di un articolo esemplare di Michael Panzner pubblicato il 27/04/2010 in Seeking Alpha.
---
Notes:

(1) La faiblesse très relative de l'Euro par rapport au Dollar US constitue un énorme avantage compétitif pour les exportations de l'Eurozone et handicape au contraire les tentatives américaines de réduire le déficit commercial du pays (d'ailleurs le déficit commercial US s'est accru en Mars 2010). Les prochains mois vont voir cette détérioration s'accentuer. Source : AP/NDTV, 12/05/2010

(2) Le Royaume-Uni s'est en effet de facto placé hors de cette protection. Pour notre équipe, c'est une étape de plus franchie par le Royaume-Uni en direction de la crise historique dans laquelle il va se débattre, tout seul, à partir de l'été 2010. Même le Financial Times s'est fait l'écho de ce risque croissant. S'il faut faire une comparaison avec la crise du système bancaire de 2008, le Royaume-Uni ressemble de plus en plus à Lehman Brothers, pilier d'un système qui refuse de s'avouer qu'un opérateur si central puisse être aussi dangereusement affaibli et qui finit par provoquer un effondrement du système lui-même. Pour pousser l'analogie une étape plus loin, demandez vous qui va jouer le rôle d'AIG dans les semaines et mois qui suivront ? Source : CNBC, 11/05/2010

(3) C'est en Juillet 2010 que la décision finale sera prise. Source : France24, 12/05/2010

(4) Le 9 Mai 2010, les 27 ministres des finances de l'UE ont en effet été sommés d'endosser les décisions du sommet de l'Eurozone qui avait réuni la veille les seize chefs d'Etat et de gouvernement de la zone Euro, faute de quoi l'Eurozone agirait seule et laisserait donc les onze autres pays dépourvus de protection face à la crise financière. Seul le Royaume-Uni, par réflexe et du fait de sa crise politique, a refusé le « diktat » mais sans être en mesure de s'y opposer comme il aurait pu le faire il y a encore un an, avant que son influence ne commence à s'effondrer.

(5) Source : RFI, 09/05/2010

(6) Non pas que Moscou ait quoique ce soit à voir avec les décisions prises à Bruxelles les 8 et 9 Mai

(7) Source : Bretton Woods Project, 19/03/2008

(8) A ce sujet, LEAP/E2020 voudrait tordre le cou à la fable monétaire qui circule à longueur de médias économiques et reprise en cœur par la plupart des économistes : le fait de pouvoir dévaluer sa monnaie à « volonté » n'est pas du tout un facteur d'indépendance, ni un instrument constructif de sortie de crise ; bien au contraire. D'une part, ces dévaluations sont imposées par les « marchés », c'est-à-dire par des forces extérieures au pays dont la dernière préoccupation est l'intérêt du peuple concerné par la dévaluation ; d'autre part, ces dévaluations conduisent inévitablement à un appauvrissement du pays et à sa dépendance croissante vis-à-vis de ses partenaires aux devises plus fortes qui, dans un système de libre circulation des capitaux, peuvent acheter les « bijoux de famille » du pays à peu de frais. Le processus en cours dans l'Eurozone, qui impose en effet de difficiles cures d'austérité, est entrepris dans un cadre collectif avec pour objectif de permettre aux Etats concernés de rétablir des finances publiques saines tout en préservant les grands équilibres du modèle socio-économique européen. Face à l'Eurozone, le FMI n'est qu'un acteur secondaire, qui n'est là que pour apporter un peu d'expertise technique et quelques dizaines de milliards d'Euros d'appoint, dizaines de milliards qui sont une part bien modeste de la grosse contribution des Européens au FMI en 2010 : plus de 30% du total, contre à peine plus de 15% pour les Etats-Unis.

(9) Et ce n'est pas parce que c'est un Français qui le dit publiquement, à savoir Jean-Pierre Jouyet, président de l'Autorité française des Marchés Financiers et ancien ministre des Affaires européennes, que c'est nécessairement faux. Source : Le Figaro, 11/05/2010

(10) Comme le souligne fort justement Paul Mason dans son article publié sur la BBC le 11/05/2010, les réactions des marchés vont affecter le Royaume-Uni et, en matière d'obligations, à la différence des actions, la taille des opérateurs peut faire toute la différence.

11) Il va être très intéressant de suivre le conflit avec la City que la coalition au pouvoir à Londres déclare vouloir ouvrir en annonçant qu'elle va morceler les grandes banques britanniques d'ici un an. Source : Telegraph, 12/05/2010

(12) Source : DailyMail, 04/05/2010

(13) Et nous ne nous attardons même pas sur l'émergence croissante de la « question anglaise » au sein d'un Royaume de plus en plus désuni suite aux « dévolutions » successives qui autonomisent de plus en plus l'Ecosse, le pays de Galles et l'Ulster. Il faut lire à ce sujet le très intéressant article de Tim Luckhurst, publié le 09/05/2010 dans The Independent.

(14) Et même au-delà puisque David Cameron (43 ans) est le plus jeune premier ministre britannique depuis 200 ans et George Osborne (38 ans) le plus jeune Chancelier de l'Echiquier depuis 125 ans. Cela suffira-t-il ? Rien n'est moins certain puisque les lecteurs du GEAB savent que nous estimons que la crise remet en cause un ordre du monde établi il y a près de quatre cents ans, instituant la City de Londres comme place financière mondiale. Peut-être faudra-t-il aller chercher des dirigeants britanniques aux qualités inconnues depuis plus de quatre cents ans ? Source : Telegraph, 12/05/2010

(15) Signe des temps, l'Emirates Palace, l'hôtel le plus luxueux d'Abou Dhabi, vient de mettre en place le premier distributeur automatique de mini-lingots d'or, en lieu et place des traditionnels distributeurs de billets. Source : CNBC, 13/05/2010