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La guerra continua...

di Enea Baldi - 19/05/2010

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...a fianco dell’alleato statunitense.
Di primo acchito, potrebbe sembrare una “badogliata”.
E infatti lo è: Washington impone ancora oggi, a 65 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, all’Italia di fornire truppe gurkha per far fronte alle sue guerre nel Vicino Oriente.
Le polemiche sulle infelici esternazioni del nostro ministro della Difesa Ignazio La Russa, protagonista domenica scorsa di raccapriccianti boutades (dopo una breve premessa sui fatti tragici in Afghanistan, una lunga riflessione sul pallone, il Siena, lo scudetto all’Inter e i favori alla Roma...), non ci interessano più di tanto: sappiamo di che pasta sono fatti certi ministri della nostra Repubblica. Ma quello che è doloroso sottolineare è la continua subornazione dell’Italia alle guerre di esportazione atlantiche. Ed è la tragedia umana e sociale a cui questo governo e questo Parlamento di sudditi di Washington - di destra come di (falsa) sinistra -  sottopone i nostri militari, assoldati sotto l’egida ipocrita della lotta al terrorismo.
Ieri mattina, dopo l’ennesima carneficina consumata in Afghanistan (20 morti, compresi 4 militari americani dell’Isaf) il ministro La Russa, intervenuto telefonicamente alla trasmissione Mattino5, ha così dichiarato: Grazie al supporto dell’Italia, c’è più controllo del territorio (afghano ndr) da parte delle forze alleate, maggiore collaborazione con il governo e la popolazione”, e proprio tutto questo “scatena la reazione dei talebani, con attacchi vigliacchi e terroristici, tipici di chi è in difficoltà”.
Chi difende la propria patria invasa e occupata, quindi, secondo La Russa, è vigliacco e terrorista. Il ministro della Difesa ha anche strumentalmente ribadito il “cordoglio” per le vittime e i loro familiari.E che bisogna “far sentire a chi in Afghanistan ogni giorno fa il proprio dovere che l’Italia è consapevole che sono lì per tenere lontani dalle nostre case i pericoli del terrorismo”.
E sempre secondo la Russa il rimedio italiano al terrorismo afghano si chiama “Freccia”. “Tra poche settimane potremo mandare i nuovi Freccia - ha spiegato il ministro - che sono dei blindati molto più grossi e più sicuri, anche se un po’ meno veloci, del Lince, che comunque ha dato ottima prova di sé”.
Ma i Lince, come da tempo denunciato da “Rinascita”, sono praticamente poco più di fuoristrada, inadatti al teatro di guerra: ma questo il “ministro” fa finta di ignorarlo. Per costui, infatti, “tutto dipende dalla quantità di esplosivo” utilizzata dai “terroristi” per minare i percorsi degli occupanti.
E come se non bastasse il ministro della Difesa a rassicurare gli statunitensi sull’impegno futuro delle nostre truppe a questa vergognosa guerra, il titolare della Farnesina, Franco Frattini, sempre ieri, elmetto virtuale in testa, ha dichiarato che “i nostri soldati sono pronti a colpire le basi terroristiche”. Ormai il modus operandi del nostro esercito, secondo Frattini, sarà, a differenza delle azioni di supporto ad altri contingenti o in funzione di rastrellamento operate fino ad ora, quello di colpire le installazioni stabili in cui si annida la guerriglia.
Una missione di guerra d’occupazione “per consolidare la pace”... Altro che intervento “umanitario” e balle simili.
Sicuramente, come già accaduto in passato, ci sarà da temere sia per la popolazione civile inerme che per i nostri giovani mandati a combattere un conflitto che non appartiene loro e che può soltanto esacerbare l’odio e la rabbia degli afghani, e degli iracheni, nei confronti dell’Occidente.