Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I pupi della finanza usuraia al potere

I pupi della finanza usuraia al potere

di Carmelo R. Viola - 19/05/2010

http://www.civisonline.it/UserFiles/Image/tecnologia/carta%20di%20credito.jpg


Non è mai esistita “la” mafia: da tempo immemore esistono organizzazioni che, in nome della legge o in barba alla legge o servendosene in parte – quindi legali, paralegali o miste – perseguono il fine ancestrale della predazione sotto forme variegate (sfruttamento del lavoro, mercato, estorsione, pizzo, usura e così via).
E come tutte le cose hanno avuto nomi diversi a seconda dei luoghi e dei tempi. Quando gli arabi dominavano la Sicilia, pare che alle versioni clandestine abbiano dato un nome molto simile a “mafia”, donde la favola di una sicilianità, che è soltanto un ovvio attributo dei costumi isolani.
Tra le varie organizzazioni in tema non c’è molta differenza morale – quando non c’è totale equivalenza – perché il punto di riferimento è il fine – cioè la predazione di fatto. Si chiamino aziende capitaliste o cricche di affaristi o mafie, cambia solo l’involucro. Al nostro ineffabile ministro degli Interni, che va in giuggiole parlandoci del numero degli arrestati in campo “mafioso” – io direi quasi sempre grazie ai mestieranti della “soffiata” – sarebbe il caso di chiedere “di quale mafia parli”? E ancora “come  mai siamo sempre alle ultime battute”?! Io ho denunciato all’Antimafia il pizzo delle strisce blu all’ospedale di Acireale: ancora attendo una risposta!
Come vogliamo definire le cricche affaristiche del mercato della moneta, così osannate e così temute dagli uomini di Stato? Io credo che la moneta, strumento eccellente e insostituibile della civiltà, sia diventata anche la materia eccellente della mafia per antonomasia proprio perché il suo mercato è fatto di nulla – parole inutili e carta straccia -  e tuttavia produce profitti del tutto gratuiti fra i più sostanziosi ed ambìti.
Per chiedersi dove vada la civiltà, bisogna vedere quale strada percorra. C’è ancora chi si occupa di problemi sociali cercando impossibili chiavi di lettura diverse dai motori essenziali del comportamento. La prima verità antropologica è che non c’è mai stata soluzione di continuità fra la culla della giungla e la civiltà. L’uomo ha seguito l’istinto primordiale ed ha continuato a depredare, realizzando una vera e propria antropofagia simulata e modificando solo le modalità di esecuzione.
Il capitalismo è l’erede diretto delle origini e può chiamarsi indifferentemente “predazionismo” o – sulla falsariga di una parola abusata – “predonomia”: lungo di esso sono naturali i raggruppamenti di potere, denominati convenzionalmente mafie, ma anche l’estremizzazione privatista della pratica predatoria, detta liberismo. Se il piccolo mercato ci  riporta all’umile baratto originale, il grande mercato ci ripropone lo scenario di un’umanità grosso modo divisa in due, dove pochi predatori s’ingrassano a spese di masse sconfinate di prede.
In questo contesto era inevitabile l’ultimo atto della trasfigurazione della depredazione: il fenomeno banca con tutti i suoi giochi ovvero il processo di sublimazione della moneta come mercato-strumento eccellente di dominio di pochi soggetti disarmati sugli stessi poteri politici (alias Stati).
Se la scienza economica non ha mai saputo cogliere il vero senso della parola, quella attuale è costruita tutta sulla menzogna della predonomia.
Di questo ultimo triste-desolante consumo di “predazione monetaria” da safari umano si è parlato fin troppo su questo quotidiano, al punto che parrebbe che non ci sia più altro da aggiungere.
Non entrerei in argomento se non avessi una mia teoria ed un mio linguaggio, insomma se non potessi aggiungere qualcosa di nuovo.
Quanto il potere pubblico, centrale e locale, del mondo liberista, sia succube delle mafie finanziarie – o connivente – ce lo dicono le quotidiane geremiadi dei sedicenti economisti, veri e propri meteorologi del ludismo finanziario che, tra una lagrima ed un’altra, prescrivono ricette per far fronte felicemente alle perturbazioni monetarie; o una semplice circostanza, come quella che ha colpito le regioni Lazio, Campania, Calabria e Molise: una spesa sanitaria superiore ai fondi disponibili. Quasi una sciagura!
In una società razionale – o semplicemente economica, con uno Stato “dentro il circuito produzione (di beni e sevizi) e vendita (non mercantile)” – non infestata da predatori “sublimi” – i valori di riferimento sono i diritti esistenziali delle persone, le risorse naturali, i beni disponibili e la forza lavoro. Nella società, oppressa dai boss della moneta, i diritti esistenziali, che sarebbero i primi, non sono nemmeno chiamati in causa perché i valori di riferimento, rigorosamente monetari e convenzionali, sono quelli che fanno comodo alla piovra monetaria o bancaria o finanziaria che sia (vedi diktat di Maastricht!). Solo così trova una spiegazione il ridicolo “piano di rientro” – ovvero di recupero del passivo del bilancio -  che ogni regione, colpita da deficit sanitario, si appresta a realizzare a totale carico della collettività – cioè dei titolari al diritto alla sanità -  in termini di riduzione di servizi e di maggiori tasse o, più precisamente, di chiusura di ospedali o di cliniche convenzionate, di ticket più pesanti e di restrizioni a carico del personale. Se ciò significa più disoccupazione, più povertà e più sofferenza sociale, non ha molta importanza: quel che conta è solo far quadrare i conti!
Si ha così una società capovolta, a testa in giù, sui cui piedi campeggiano i sommi usurai nazionali, continentali e mondiali. Come dire – per esempio -  la Bankitalia, la Banca Comunitaria Europea e il Fondo Monetario Internazionale.
Da questi “cieli” ci vengono le parole “sagge e buone” di chi sa tutto e non ha nulla da perdere. Contemporaneamente a capo di singoli Stati stanno, la faccia improntata ad una commovente innocenza, “pupi complici” di cotanta impostura, ma fanno finta di non accorgersene!
Il piano di rientro  - vedi anche la legge finanziaria annuale - è un’ulteriore aggressione al popolo lavoratore e può avvenire solo all’interno di un sistema mostruosamente sbagliato come lunga proiezione di un modus vivendi, che affonda le radici nella foresta. A questo punto la “soluzione di continuità” può essere solo avviata e solo con l’immediata e incondizionata abolizione del signoraggio bancario, insomma con il taglio del cordone ombelicale dei centri di potere della moneta. Nel caso specifico vuol dire ripudiare l’€uro – moneta strategica delle mafie bancarie europee – e instaurarne una nazionale.
Un’utopia assoluta, certamente, in assenza di una Sinistra vera, ma l’unica ricetta proponibile! Solo dopo, uno Stato può fare i conti con sé stesso ovvero farsi i conti in tasca e constatare come la teoria dei fondi, il debito pubblico e il piano di recupero, così come il rapporto di questi con il Pil, sono tutte farse aventi il solo scopo di perpetuare in versioni surrettizie la predazione originaria. Solo dopo ci si può accorgere di quanto criminali sono i poteri reali e quanto idioti gli economisti, che giustificano quest’andazzo di cose davvero contro natura e contro la logica. Ve lo immaginate che significa la chiusura di un ospedale per far quadrare i conti? E’ come ridurre i viveri per risolvere il problema della fame! Perciò, come in un laboratorio di schizofrenici o di paranoici, si procede con seriosità…
Mentre annoto queste considerazioni mi rendo perfettamente conto di come le mie parole e quelle di tanti altri non servano a niente finché a governarci ci sono pupi al servizio di pupari: i complici della mafia usuraia in una situazione in cui il diritto di esistere è solo un ingombro in un mercato laddove padreterni vendono debito a governi - in un gioco che non ha fine ma è solo interrotto da crisi e catastrofi (come la Grecia e l’Argentina) – e continuano a troneggiare e a dettare leggi e a speculare sui mali che producono come mostri che si nutrono dei propri escrementi.
Non esiste nessuna ragione al mondo per cui la moneta non possa essere prodotta ed usata secondo fabbisogno come semplice strumento di distribuzione dei beni e dei servizi; e nessuna ragione per cui un bene non possa essere prodotto finché lo consentono le materie prime, i mezzi di produzione e il lavoro; non vi è alcuna ragione perché non si ricusino tutti i mercanti della moneta come inutili e nocivi alla civiltà e alla specie umana. Usque tandem…?