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L’unica vera soluzione è ridurre i consumi

di Massimo Fini - 23/05/2010

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Si discuteva l’altra sera a "Porta a porta", con la partecipazione di scienziati, di tecnici, politici e varia umanità, di inquinamento, "effetto serra", buco dell’ozono, polveri sottili, cambiamento del clima. A parte un tale che sosteneva che l’inquinamento per mano umana non esiste (sarebbe colpa delle scorregge delle mucche che emettono gas metano) il dibattito si è focalizzato sul solito scontro fra nuclearisti e fattori delle fonti di energia "pulite", eolica e solare.

Non esistono fonti di energia "pulita" perché tutte, usate massivamente, producono inquinamento, di un tipo o dell’altro. Anni fa in una regione fra Olanda e Belgio, vastissima pianura battuta dal vento, vennero costruite trecento enormi torri eoliche. Che cosa c’è di più pulito del vento? Gli abitanti della zona ne uscirono quasi pazzi. Erano abituati ad avere davanti a sè uno spazio a perdita d’occhio e ora il loro sguardo era interrotto da quelle torri. E le pale eoliche facevano un rumore infernale giorno e notte.

È curioso non venga mai in mente a nessuno che l’unico modo per arginare l’inquinamento è ridurre i consumi e quindi la produzione e quindi la necessità di fonti di energia sempre più invasiva. Questo è il tabù dei tabù, perché incepperebbe il meccanico "produci, consuma, crepa" su cui si basa il nostro modello di sviluppo che inquina non solo l’ambiente, ma la nostra vita provocando stress, angoscia, nevrosi, depressione, suicidi, raptus omicidi.

Questo meccanismo non deve essere messo in discussione. Ce lo dice anche il modo con cui i governi stanno affrontando l’attuale crisi economica. Il solito modo, usato con la crisi messicana del ’96, quella delle "piccole tigri" nel ’97, quella dei "subprime" americani del 2007: immettendo nel sistema altro denaro inesistente per drogare il cavallo già dopato perché faccia ancora qualche passo. Nonostante tutti sappiano che un sistema che si basa sulla crescita continua, che esiste in matematica ma non in natura, quando non avrà più la possibilità di espandersi imploderà fatalmente su se stesso. E ci siamo molto vicini.

Con l’enorme quantità di denaro che, nelle sue varie forme, è in circolazione, abbiamo ipotecato il futuro fino a epoche così sideralmente lontane da renderlo inesistente. Quando ci sarà il collasso e il denaro sparirà, la gente delle città, rendendosi conto che non può mangiare l’asfalto, si dirigerà verso le campagne e si assisterà a lotte feroci e sanguinose per il possesso di un po’ di terra, di un campo di patate, di una mucca per quanto scorreggiante. Tatanga Jota, alias Toro Seduto, ci aveva avvertiti alla fine dell’Ottocento: "Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche", ma possiamo dar retta a un pellerossa, a un "primitivo" noi che possediamo una scienza che va a ravanare nel genoma pretendendo di scoprire l’origine della vita, talmente colmi della nostra "ubris" da non ascoltare non dico Toro Seduto ma nemmeno Eraclito che nel VI secolo a.C. dice: "Tu non troverai i confini dell’anima, per quanto vada innanzi, tanto profonda è la sua ragione"?

La crescita non è un bene in sè. Anche il tumore è una crescita. di cellule impazzite. L’uomo moderno, in preda al proprio delirio di onnipotenza, è impazzito. E lascerà presto il campo a bestie un po’ più intelligenti.