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Rifiuti zero

di Lucia Cuffaro - 24/05/2010


No a politiche di emergenza e smaltimento, sì a compostaggio e raccolta "porta a porta": la Rete Regionale Rifiuti del Lazio propone con la sua piattaforma unitaria azioni strategiche e pratiche per raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero”. La parola a Maya Battisti e Roberto Pirani.



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Crude oil, dipinto dell'artista inglese Bansky
In netta contrapposizione all’approccio delle istituzioni e dei media nel parlare del problema rifiuti basato su politiche di emergenza e smaltimento, figlia di una gestione inadatta dal punto di vista pragmatico, sociale ed ecologico, ma adeguata per ciò che attiene alla speculazione economica, così si pone l’azione di pressione della Rete Regionale Rifiuti Lazio, attraverso la proposta di una serie di azioni strategiche e pratiche per raggiungere l’obiettivo “Rifiuti Zero” .

La Rete Regionale Rifiuti del Lazio, è formata da associazioni ambientaliste, sindacali e di difesa dei consumatori, comitati locali e realtà civili, che condividendo analisi e preoccupazioni nei confronti delle politiche attuali, hanno sottoscritto una piattaforma comune per la gestione dei rifiuti nel Lazio, secondo criteri di sostenibilità e con il ricorso alle metodologie e alle tecnologie più innovative ed efficaci. La piattaforma unitaria, redatta nel 2004, è stata recentemente aggiornata sulla base delle migliori esperienze nazionali e dei risultati conseguiti, prima fra tutti l’importazione nella Capitale, e nella sua provincia, del sistema di raccolta domiciliare e di nuove esperienze che tendono alla chiusura del cerchio attraverso il riciclo totale dei rifiuti solidi urbani.

“Lo smaltimento rappresenta soltanto l’ultima e peggiore possibilità per quanto concerne la gestione dei rifiuti, va immediatamente disincentivato e ridotto ai minimi termini. Sono ampiamente dimostrati i suoi pericolosi effetti sulla salute del cittadino e più in generale su tutto l’ecosistema. È chiaro che non si può risolvere l’emergenza rifiuti con un solo tipo di soluzione: occorre invece ricorrere a più sistemi di basso impatto ambientale, scelti in base agli insediamenti urbani, alla quantità di rifiuti da smaltire e alla loro tipologia. Il Decreto Ronchi del 1997 ha introdotto la regola delle 4 R - Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero - sintetizzando in una formula ciò che il cittadino, e prima di lui le istituzioni, dovrebbero fare per contribuire a risolvere il problema dei rifiuti. Il principio delle 4R è tuttora valido, ma non ancora applicato dalla maggior parte dei comuni laziali anche a causa dei bassi costi per lo smaltimento in discarica” commenta Maya Battisti, coordinatrice della Rete.

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"Il Decreto Ronchi del 1997 ha introdotto la regola delle 4 R, - Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero sintetizzando ciò che il cittadino e le istituzioni dovrebbero fare"
Come reso noto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel Rapporto Rifiuti Urbani 2009 pubblicato lo scorso 28 Aprile, i dati e le statistiche del 2008 sull’andamento e le caratteristiche della gestione dei rifiuti nel Lazio sono scoraggianti. La raccolta differenziata si attesta in media solo al 12,9%, un dato che per Rieti e Frosinone scende addirittura al 5%. Una percentuale migliore è riscontrabile nelle provincie di Roma e Latina (rispettivamente 13,7% e 14,5%) grazie soprattutto alla raccolta domiciliare.

“Secondo le norme in vigore dalla fine del 2009 ogni Comune avrebbe dovuto raggiungere almeno il 45% di raccolta differenziata. Discutere principalmente di impianti di smaltimento è un paradosso, una casa non si costruisce partendo dal tetto - commenta Roberto Pirani, economista ed esperto in gestione e riduzione di materiali post utilizzo tramite riuso, raccolta differenziata e altre strategie, collaboratore dell’Associazione Comuni Virtuosi e volontario della Rete regionale rifiuti del Lazio - riteniamo che la piattaforma rappresenti uno strumento molto importante, perché proponendo strategie precise e applicabili, toglie ‘alibi’ a sindaci inadempienti, e istiga ad agire, secondo priorità e secondo Legge. A oggi il sistema più efficace, veloce ed economico da perseguire si basa su un corretto compostaggio domestico, la riduzione dello smaltimento in discarica, il riuso, la riparazione e, quando proprio non sia possibile attuare tecniche migliori, attraverso il riciclo.

La raccolta differenziata è da considerarsi un mezzo, non un fine ultimo. Una metodologia perfettamente in linea con l'ultima direttiva UE sui rifiuti 2008.98.CE del 19.11.2008 che all'art 4 (Gerarchia dei rifiuti) al comma 2 dice testualmente: "Nell'applicare la gerarchia dei rifiuti di cui al paragrafo 1 (prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di altro tipo, per esempio di energia; e smaltimento), gli Stati Membri adottano misure volte a incoraggiare le opzioni che danno il migliore risultato ambientale complessivo". Una scala gerarchica corretta, ma soprattutto conveniente in termini economici, per un Paese come l’Italia che è costretto a importare grandi quantitativi di materie prime.

dipinto rifiuti riciclo
Water lilies, dipinto dell'artista inglese Bansky
Per quanto riguarda il compostaggio, nel Lazio si sta facendo ancora troppo poco, nei 16 impianti presenti sono state trattate solo 123.486 tonnellate di rifiuti (frazione verde 48.880 tonnellate, frazione organica 35.249 tonnellate, fanghi 24.144 tonnellate, altro 15.213 tonnellate).

“Una pratica che DEVE essere incentivata; i rifiuti organici portati in discarica producono, infatti, gravi problemi sull’ambiente e la salute dei cittadini a causa dell’inquinamento delle falde e la produzione di gas tossici (per un corretto e consapevole compostaggio domestico si segnala il manuale pratico scaricabile dal sito di Fare Verde). Con la semplice gestione corretta della frazione organica, che rappresenta già il 30% dei RSU di ogni famiglia, (senza considerare i rifiuti alimentari dei ristoranti, rosticcerie, mercati, banchi di supermercati, etc.) si raggiungerebbe il quantitativo minimo di raccolta differenziata necessaria per Legge, prevenendo così impatti e costi che pesano sempre di più sulla collettività, oltre che restituire alla terra ciò che le è stato sottratto. Il compostaggio domestico riproduce in piccolo ciò che avviene naturalmente nel sottobosco con la trasformazione del fogliame in torba. Un esempio eclatante in Italia, è il rischio di desertificazione nella Pianura Padana, a causa dell’inquinamento e per il mancato apporto di sostanza organica” spiega Pirani.

Una metodologia efficace e pulita che è strettamente legata al sistema di raccolta domiciliare dei rifiuti.


"Con una gestione corretta della frazione organica si raggiungerebbe il quantitativo minimo di raccolta differenziata necessaria per Legge". Fonte www.buonsenso.info/
“La rete esprime un parere estremamente positivo su questa pratica. I municipi romani di Colli Aniene, Decima, Massimina, Trastevere, Villaggio Olimpico, i primi a passare al sistema di raccolta porta a porta, hanno in pochi mesi raggiunto e superato il 60% di differenziazione dei rifiuti, contro una media nazionale del 20% circa di raccolta con le strategie tradizionali, pur in mancanza dell’applicazione della tariffa puntuale, che rappresenta lo strumento privilegiato per spingere i cittadini verso il miglioramento continuo, in termini qualitativi e quantitativi” afferma Maya Battisti.

“La raccolta domiciliare con separazione secco/umido oltre a essere il metodo più funzionale perché produce una scarsa quantità di rifiuti, con le più alte rese di raccolta differenziata e il minore costo pro capite del servizio di igiene urbana, stimola coscienza civica nel cittadino e lo incentiva a un cambiamento culturale, agognato quanto necessario. Aumenta, infatti, il grado di responsabilizzazione individuale a comportamenti di acquisto, consumo e produzione del rifiuto con meno dissipatività. Chi ogni giorno impiega tempo nel dividere gli scarti urbani prodotti in quattro tipologie (vetro e plastica, umido, carta, indifferenziata) farà sicuramente più attenzione a scegliere prodotti che usano la quantità minore possibile di imballaggi, evitando quelli che utilizzano involucri singoli; farà la spesa con la borsa di juta o cotone portata da casa; preferirà le ricariche o il sistema del vuoto a rendere. Un circolo virtuoso, una buona pratica che ne stimola molte altre” conclude Pirani.