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Croce Rossa, lezioni di pronto soccorso ai talebani

di Enrico Piovesana - 26/05/2010






In Afghanistan curare le vittime di guerra è sempre più difficile. Da qui l'idea dell'Icrc, destinata a suscitare le critiche di chi non riconosce più la validità del principio umanitario di neutralità e imparzialità delle organizzazioni sanitarie che operano sul campo

L'escalation del conflitto afgano, soprattutto sul fronte meridionale dove si stanno concentrando le offensive alleate, sta creando gravi problemi di carattere umanitario.
Quanto accaduto lo scorso febbraio durante l'assedio alla roccaforte talebana di Marjah, quando la Croce Rossa non riuscì a evacuare i feriti dalla zona dei combattimenti a causa dei posti di blocco e delle strade minate, ha indotto i responsabili dell'Icrc in Afghanistan a prendere provvedimenti.

Lo scorso aprile, secondo quanto riporta il quotidiano britannico Guardian, la Croce Rossa ha iniziato a impartire lezioni di primo soccorso non solo, come ha sempre fatto, ai soldati e ai poliziotti afgani e ai tassisti locali (che spesso svolgono il ruolo di ambulanza), ma anche ai membri delle ''opposizioni armate'', ovvero ai talebani, affinché questi siano in grado di prestare le prime cure a chi ne ha bisogno, siano essi civili o combattenti.

La notizia, neanche a dirlo, ha suscitato proteste e perplessità.
''I talebani sono animali, e trattano i loro prigionieri peggio degli animali: non si meritano di essere trattati come esserei umani!'', ha dichiarato un alto esponente governativo di Kandahar.
I ministri afgani della Difesa e degli Interni hanno deciso di non voler rilasciare dichiarazioni su una questione così ''controversa''.
Più diplomatico il comando alleato, che per bocca di un suo portavoce ha ribadito ''il rispetto della Nato per il lavoro umanitario svolto dall'Icrc''.

Di fatto, come osserva lo stesso Guardian ricordando l'azione dei servizi di sicurezza afgani contro l'ospedale di Emergency a Lashkargah, negli ultimi tempi in Afghanstan l'operato delle organizzazioni mediche che forniscono soccorso a tutte le vittime di guerra, senza fare distinzione, sta incontrando crescenti ostacoli. E non solo da parte di certi ambienti militari afgani, visto il proliferare di certe dichiarazioni da parte di esponenti dell'establishment occidentale (basta pensare alle parole di personaggi come Edward Luttwak, secondo cui le Ong che curano le vittime di guerra aiutano il nemico).

In questi brutti tempi di regressione culturale, capita sempre più spesso di imbattersi in chi mette in discussione la validità del principio umanitario di neutralità e imparzialità delle organizzazioni sanitarie che operano in zone di conflitto, che ad esse riconosce il diritto/dovere di prestare soccorso ai feriti di tutte le parti in lotta e di essere quindi rispettate da tutti. Un principio riconosciuto per la prima volta nel 1677 durante le guerre franco-olandesi e sancito dalla prima Convezione di Ginevra del 1864, che oggi però rischia di tramontare, schiacciato dal ritorno in auge della più cruda e barbara logica di guerra.

L'iniziativa della Croce Rossa in Afghanistan è un segnale di speranza per chi ancora crede nell'umanità dell'uomo.