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Tanzania, primati a rischio per la frammentazione delle foreste

di Romina Arena - 07/06/2010


Le attività dell'uomo, e la conseguente frammentazione delle foreste, mettono in pericolo gli habitat naturali di numerose specie di primati in Tanzania. È questo l'allarme lanciato da uno studio pubblicato dall'American Journal of Primatology, che propone come soluzione la creazione di foreste più grandi e la prevenzione degli incendi.


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In Tanzania la mano dell’uomo e gli sviluppi del cambiamento climatico hanno portato ad una profonda frammentazione delle Foreste
In Tanzania la mano dell’uomo e gli sviluppi del cambiamento climatico hanno portato ad una profonda frammentazione delle Foreste, spezzettate in tanti piccoli e medi lotti di terra in cui vivono una vasta gamma di specie diverse di primati.

L'American Journal of Primatology ha pubblicato i risultati di una ricerca che ha analizzato lo stato delle popolazioni di scimmie che vivono nelle Udzungwa Mountains in Tanzania, secondo i quali l'impatto di fattori esterni, come potrebbero essere le attività antropiche, ha una ricaduta diretta sulle foreste e quindi sulle specie animali che le abitano per un raggio di 40 km quadrati. La ricerca ha interessato la distribuzione di sette specie diverse che vivono in un'area che copre 10 mila km.

Lo studio, svolto in collaborazione con l'Udzungwa Ecological Monitoring Centre dell'Udzungwa Mountains National Park, a Mang'ula in Tanzania, ha rivelato che lo stato di salute delle popolazioni di scimmie è fortemente legato al tipo di habitat che si trova nelle foreste frammentate, piuttosto che alla distanza che separa i singoli appezzamenti. Si tratta di implicazioni che hanno una forte ricaduta sulle azioni di salvaguardia, visto che il numero di scimmie e la varietà di specie sono indicatori visibili della salute degli habitat.

I Monti Udzungwa costituiscono un’importante ed estremamente variegata oasi di biodiversità, ma l’aumento della popolazione, l'estendersi dell'agricoltura ed il circoscrivere la foresta in questa corona di terreni coltivati ha avuto un impatto negativo sulla vasta varietà di scimmie esistenti, ulteriormente messa in pericolo dalla caccia condotta in aree forestali di piccole dimensioni. Le attività umane sembrano così avere un’incidenza maggiore sui primati rispetto alle conseguenze causate dal cambiamento climatico e dal calo delle precipitazioni atmosferiche.

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Le foreste più piccole e frammentate, al di sotto dei 12-40 km quadrati, possono non essere adatte ad ospitare popolazioni di scimmie di specie diverse
Le foreste più piccole e frammentate, al di sotto dei 12-40 km quadrati, possono non essere adatte ad ospitare popolazioni di scimmie di specie diverse, per cui la soluzione proposta dallo studio sarebbe quella di creare foreste più grandi (150 km quadrati), così come importante sarebbe la prevenzione dei diffusi incendi delle praterie, utile a preservare quei corridoi necessari a connettere quei frammenti di foresta altrimenti destinati a rimanere isolati.

Secondo lo studio, infine, le aree ad elevata ricchezza di specie possono coincidere con la presenza di specie tassonomicamente importanti, ma la presenza di una specie non indica la salute della popolazione o la qualità dell'habitat e la progettazione di una riserva impone di tenere conto di diversi fattori al di là della ricchezza di specie. Per questo diventa fondamentale una gestione tale che tenga conto del progressivo incremento dell’eterogeneità degli habitat con la contestuale salvaguardia delle foreste.