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Teheran e Tel Aviv minacciano di distruggersi

di Ferdinando Calda - 07/06/2010


“L’ Iran è il nuovo Amalek che apparirà nella Storia per provare, ancora una volta, a distruggere gli ebrei. Non dobbiamo dimenticare d’essere pronti ad affrontare i nuovi amaleciti”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha arringato così la folla radunata ad Auschwitz in occasione dell’ultima Giornata della Memoria.
Certo l’Iran non ha mai nascosto di considerare Israele come un nemico. E probabilmente è anche vero che le attività internazionali di Teheran mirano a indebolire Tel Aviv e a minarne l’influenza nel Vicino Oriente e nel mondo. Allo stesso modo, però, Israele, Stati Uniti e gli alleati europei cercano di isolare e colpire il nemico iraniano con restrizioni e blitz militari.
Venerdì i mass media occidentali hanno riportato una nuova serie di “minacce” iraniane contro Israele. “Ogni altra aggressione spingerà ulteriormente il regime sionista verso la distruzione”, ha dichiarato il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad riferendosi all’attacco contro la Freedom Flottilla, in occasione dell’anniversario della morte dell’ayatollah Khomeini.
Una dichiarazione che, sia nei contenuti che nei toni, non si differenzia troppo da quella rilasciata all’inizio dell’anno dal vicepresidente Usa Joe Biden contro l’Iran. “Il regime di Teheran sta piantando i semi della sua distruzione”, ha detto Biden in un’intervista alla Tv MSNBC, commentando le proteste antigovernative successive alle elezioni presidenziali e la dure repressione della autorità iraniane.
Del resto, anche le parole di Ahmadinejad che, menzionando le parole di Khomeini, ha sostenuto che “il regime sionista è il più importante strumento del dominio” mondiale e “la sua caduta significa la caduta della colonna portante dell’arroganza” globale, si possono paragonare a quelle del presidente israeliano Shimon Peres che a febbraio scorso ha definito il governo iraniano “il massimo della perversione morale” e quindi destinato alla “fine”.
Ma allora perché l’Occidente è pronto a scandalizzarsi quando Ahmadinejad auspica la “sparizione” del regime di occupazione israeliano (e non un nuovo Olocausto ebraico) e non quando Netanyahu ad Auschwitz definisce la Repubblica Islamica “un male assassino da fermare prima che sia troppo tardi”? O quando Barack Obama minaccia l’Iran dichiarando all’Onu che “i Paesi che ignorano i loro obblighi” saranno “meno sicuri” o ricordando che gli Stati Uniti “si difenderanno senza escludere alcuna opzione”, compresa quella militare?
Per la cronaca, la Bibbia racconta che, come punizione per aver attaccato gli ebrei, l’esercito di Israele sterminò la popolazione degli amaleciti, “uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini”.