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Afghanistan, Karzai silura 'gli americani'

di Enrico Piovesana - 08/06/2010






Il presidente afgano ha rimosso il capo dei servizi segreti e il ministro degli Interni: i due uomini-chiave di Washington a Kabul, contrari alla riconciliazione con i talebani e alla corruzione. Una sfida gli Usa o una mossa concordata?

A che gioco sta giocando il presidente Karzai? Se lo chiedono in molti a Washington e alla Nato, dopo la sua clamorosa decisione di silurare il capo dei servizi segreti afgani, Amrullah Saleh, e il ministro degli Interni, Hanif Atmar: i più fidi alleati degli Stati Uniti a Kabul.

La decisione di Karzai, secondo il New York Times, ha provocato ''shock e preoccupazione'' negli ambienti politici e militari occidentali, che perdono i loro principali referenti nel governo afgano proprio alla vigilia della decisiva offensiva di Kandahar. ''Tutto questo di certo non aiuta quello che stiamo cercando di fare'', ha confidato al quotidiano americano uno stretto collaboratore del generale McChrystal, comandante in capo delle truppe alleate in Afghanistan.
Secondo un altro ufficiale occidentale di stanza a Kabul, citato dal Guardian, la rimozione dei due responsabili afgani è ''un disastro'' per i piani occidentali in Afghanistan. ''E' il definitivo schiaffo in faccia alla comunità internazionale da parte di Karzai'', ha dichiarato allo stesso quotidiano un ex diplomatico afgano a Londra.

Ufficialmente, Saleh e Atmar sono stati rimossi dal presidente afgano in quanto ritenuti responsabili per la grave falla nella sicurezza che la scorsa settimana ha consentito ai talebani di attaccare la grande tenda della Jirga dove Karzai aveva chiamato a raccolta 1.600 notabili da tutto il paese per discutere di riconciliazione. Dodicimila agenti dei servizi e della polizia non erano bastati a impedire ai ribelli di introdursi nella 'zona rossa' armati fino ai denti nascosti da un semplice burqa (con un lanciagranate 'in fasce' tenuto in braccio a mo di neonato) e di piazzare in tutta tranquillità i loro lanciarazzi sul tetto di un edificio a due passi dall'assemblea.

In realtà i due personaggi rappresentavano per Karzai il principale ostacolo interno al suo progetto politico di riconciliazione con i talebani. Il presidente afgano sa bene che la Nato non riuscirà a sconfiggere i talebani e che al ritiro degli Stati Uniti e dei loro alleati farà seguito ritorno al potere dei talebani. Un ritorno violento se a Kabul ci sarà ancora un governo filoamericano, negoziato se invece la transizione sarà già iniziata prima. Per questo Karzai vuole avviare subito la riconciliazione, come un'ipoteca sulla propria sopravvivenza, non solo politica.
Obiettivi impossibili da perseguire per Karzai se i suoi servizi segreti e i suoi responsabili della sicurezza continuano a contrastare i talebani seguendo gli ordini di Washington.

Saleh, il potente capo dei servizi afgani, da sempre in strettissimi e ottimi rapporti con la Cia, era contrario alla linea morbida di Karzai con i talebani, in particolare alla sua ultima decisione (approvata proprio alla Jirga della Pace) di amnistiare e scarcerare tutti i prigionieri talebani finora detenuti senza accuse specifiche a loro carico. Saleh era un 'duro', uno di quelli per cui con i nemici non si tratta. Il capo dell'Nsd non ha masi smesso di accusare pubblicamente Islamabad di sostenere il terrorismo in Afghanistan, creando grosso imbarazzo a un Karzai che, ultimamente, è tutto preso a migliorare i suoi rapporti con i pachistani, senza i quali nessuna trattativa con i talebani è possibile.

Per quanto riguarda poi il ministro Atmar, molto apprezzato a Washington (al punto che Obama lo aveva individuato come possibile sostituto di Karzai), recentemente si era duramente scontrato con il presidente sulle nomine dei nuovi capi della polizia e dei maggiori responsabili della sicurezza nazionale: Kazrai ha imposto ovunque i suoi fedelissimi per essere certo che fossero pronti a seguire i suoi ordini, infischiandosene dei criteri di professionalità e di onestà che Washington ha preteso da Kazrai dopo le ultime fraudolente elezioni.

La cacciata di Amrullah Saleh e Hanif Atmar è per Karzai una clamorosa affermazione di autonomia rispetto a Washington e alla Nato, una gesto di sfida contro coloro i quali nel 2002 lo avevano messo al potere e che da allora ce lo hanno tenuto.
Follia di un uomo in preda a un delirio di onnipotenza o agli effetti di droghe? Spregiudicato calcolo basato sulla certezza che i suoi ex padroni non lo puniranno perché, nonostante tutto, non possono fare a meno di lui? O forse, semplicemente, una decisione presa con il benestare di un Occidente che, al di là della propaganda, è pronta a qualsiasi compromesso pur di potersene venire via dal pantano afgano?