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Giappone: un governo tecnico amico degli Usa

di Alessandro Sassone - 08/06/2010

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Come era prevedibile alla guida del Giappone è stato nominato Naoto Kan. L’ex ministro delle Finanze di Tokio prende le redini di un Paese che ha punito severamente il dimissionario Hatoyama per non aver mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale.
Se sul piano interno ha pesato la questione dei finanziamenti ai partiti, è invece stata la battaglia con Washington sullo smantellamento della base Usa di Futenma a far prendere ad Hatoyama la decisione di passare la carica di primo ministro. Di fatto la prima mossa di Kan è stata quella di rinnovare, non appena eletto, i buoni rapporti con gli Usa. Il quinto premier giapponese, eletto negli ultimi tre anni, ha già avuto un colloquio telefonico con il presidente Usa Barack Obama al quale ha ribadito la stretta alleanza tra i due Paesi.
Kan e Obama hanno discusso dell’impegno di Tokio per la soluzione del contenzioso sulla questione della Futenma, che verrà trasferita nella città di Nago, sempre sull’isola di Okinawa. Di grande rilievo, inoltre, sono apparse le dichiarazioni di Kan sulla situazione nordcoreana e su quella iraniana per le quali ha ribadito di essere al fianco degli Usa. “Le relazioni con Washington sono una pietra miliare della diplomazia nipponica – ha detto il neo primo ministro, precisando di voler - sviluppare relazioni ancora più profonde con gli Usa per far fronte alle future sfide regionali e globali”. Le posizioni di Naoto Kan appiano come una propaganda mirata a recuperare il consenso nell’elettorato (la fiducia in Hatoyama era calata al 17% nelle ultime settimane) e neutralizzare gli attacchi dell’opposizione, pronta a riprendere le redini del Paese proprio in vista delle elezioni dell'11 luglio per il rinnovo della Camera alta del parlamento nipponico.
Il “rilancio” delle relazioni con gli Usa contribuisce a sedare un clima di tensione che si era creato quando l’ex primo ministro aveva annunciato di voler rivedere i rapporti di forza con Washington e concentrare invece gli sforzi sulla politica interna del Paese. Il neo premier Kan, dall’orientamento fortemente conservatore, punta invece a risollevare l’economia attraverso una svalutazione della divisa nazionale, manovra che potrebbe dare una spinta alle esportazioni ma che rischia di infastidire Washington, una situazione che ricorda il contenzioso Cina-Usa sulla svalutazione dello yuan.
Tra le priorità indicate dall’ex ministro delle Finanze resta comunque il risanamento del debito pubblico e l’invecchiamento della popolazione. La nomina di Kan a primo ministro sembra quindi una nomina strategica, lasciando pensare ad una scelta di una guida tecnica capace di operare un rilancio dell’economia del Paese. Gli esperti indicano infatti Kan come la soluzione per far uscire l’economia giapponese dalla recessione, puntando più sulla crescita che sulla politica sociale. L’obiettivo indicato dagli esperti è una crescita sui livelli del 1991 e indicata in un 3% nominale, oltre al risanamento dei conti pubblici.
Tokio deve riuscire a recuperare il debito pubblico più alto dei 30 Paesi dell’Ocse e che si attesta attorno al 200% del Pil. Ma Kan ha preso le distanze e mostrando cautela; tralasciando annunci propagandistici di ripresa immediata, il neo primo ministro ha dichiarato che: “Non penso che il riequilibrio fiscale del Paese possa essere fatto dalla sera al mattino”, precisando che si impegnerà per portare avanti “gli impegni che il Partito democratico ha preso con il popolo giapponese”.