Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Picco del petrolio tra 18 mesi attorno agli 87 barili al giorno

Picco del petrolio tra 18 mesi attorno agli 87 barili al giorno

di Lucia Venturi - 08/06/2010


Lo rende noto l'Aspo rivelando i dati di Aie e Governo Usa

 

 

Aspo-Italia, la sezione italiana dell'associazione scientifica il cui scopo principale è lo studio del picco del petrolio, delle sue gravi conseguenze sui sistemi ecologici, economici e sociali, e della mitigazione di questi effetti, ha recentemente inviato una lettera ai presidenti di regioni province e alla conferenza stato regioni, enti locali  per segnalare la situazione riguardo alle scorte petrolifere, le cui disponibilità a basso costo vengono ritenute in declino.

«Sussistono ragioni molto fondate - si legge nella lettera- per ritenere che la crisi finanziaria, partita nel 2007 in modo graduale ed evoluta nel 2008 in un vero e proprio ridimensionamento dell'economia globale, tragga in gran parte la propria origine nell'incapacità di estrarre petrolio greggio in quantità sufficienti, e a costi sufficientemente bassi, tali da sostenere la crescita imposta dall'economia aperta di mercato ormai affermata in tutto il mondo».

Una crisi che sostengono ad Aspo con la conseguente diminuzione dei consumi ha senza dubbio avuto l'effetto, ma pur sempre temporaneo, di rallentare il deficit di petrolio, anche se a discapito degli starti più svantaggiati delle popolazioni dei paesi produttori, ma «l'attuale stabilizzazione dei prezzi del barile di petrolio oltre gli 80 dollari testimonia tuttavia che i fondamentali scatenanti non si sono modificati».

Pertanto la prospettiva che segnala l'Aspo è che la «relativa e modesta ripresa in corso non potrà che accentuare e avvicinare il momento in cui l'offerta di petrolio non potrà più fare fronte alla domanda minima sufficiente a sostenere la crescita necessaria a uno sviluppo armonico e al benessere diffuso».

E, segnalano nella lettera, che sia l'Agenzia Internazionale per l'Energia sia (Aie) sia il Governo Usa hanno diffuso per la prima volta dati in merito alle previsioni sul futuro energetico mondiale molto preoccupanti, caratterizzati  a breve dal picco della produzione di combustibili liquidi, che potrebbe raggiungere il momento critico,  secondo i dati Aie, tra circa 18 mesi, intorno al valore di 87 milioni di barili al giorno.

Ciò significa che la produzione di petrolio convenzionale, ovvero quello con cui «è stato alimentato il metabolismo sociale ed economico mondiale almeno negli ultimi 50 anni, ha superato un picco di capacità nel 2008, ed è prevista declinare con un tasso annuo del 4%» e «l'apporto di petrolio non convenzionale, essenzialmente sabbie bituminose e altri progetti simili, non coprirà che in minima parte il deficit che si sta aprendo tra domanda e offerta».

Per sostenere la domanda prevista dall'Aie da oggi al 2030 servirebbe, infatti, una quantità di petrolio pari a 60 milioni di barili al giorno, ovvero quanto la produzione attuale di sei produttori come l'Arabia Saudita.

Ma, sostiene Aspo, «i problemi, tuttavia, inizieranno molto prima, allorché la domanda inizierà a superare definitivamente l'offerta». Infatti le scoperte di nuovi giacimenti sono andate a diminuire e riguardano progetti petroliferi estremamente complessi dal punto di vista geologico e ingegneristico che necessitano pertanto di maggiori investimenti a fronte di minori ritorni energetici Se negli Anni Trenta era necessaria l'energia corrispondente a un barile di petrolio per estrarne cento, oggi con un barile se ne estraggono da dieci a quindici, nonostante gli  enormi progressi tecnologici che nel frattempo sono stati raggiunti.

Inoltre, sottolinea Aspo, come questa crescente complessità della ricerca ed estrazione di petrolio si rifletta poi anche in un aumento del rischio di incidenti dalle conseguenze particolarmente gravi e durature. Come ben testimonia la crisi ecologica derivata dall'incidente della Bp nel Golfo del Messico.

«Il panorama prevedibile nella fase di declino di disponibilità di tali combustibili- segnala l'associazione- è caratterizzato da costi crescenti degli stessi che si trascineranno dietro costi crescenti dell'energia in generale e delle materie prime (come si è visto nel periodo 2004-2008)». Con conseguenti ripercussioni negative su tutti i settori produttivi e sull'intero assetto economico e sociale. E l'attuale fase di sostituzione dei combustibili liquidi di origine petrolifera con il gas naturale potrà alleviare solo in minima parte i problemi per il settore dei trasporti.

Aspo «evidenzia quindi la necessità che l'azione politica e amministrativa si occupi nel più breve tempo possibile di garantire alla società il mantenimento dei servizi essenziali scoraggiando la deriva verso il superfluo e focalizzandosi verso la preparazione, sia materiale, sia culturale, di una comunità informata e resiliente, chiamata ad affrontare un periodo di diminuzione del flusso di beni e servizi senza per questo collassare o trasformarsi in qualcosa di diverso e sicuramente meno gradevole».

Elementi positivi e di speranza, ce ne sono che almeno per il nostro Paese, sono rappresentati ad esempio dallo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, ma avverte Aspo «la via d'uscita è tuttavia stretta e lunga, e deve essere percorsa in fretta! Essa necessita un forte sostegno da parte di tutti i livelli di governo e amministrativi riguardo alla produzione di energia da fonti rinnovabili, al risparmio e all'efficienza energetica e al trasporto sostenibile».