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Dal mare di Gaza una lezione per l'Europa

di Francesco Mario Agnoli* - 10/06/2010

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In un intervento del magistrato Agnoli per Identità Europea, i crimini israeliani e l'indecente "pompaggio pubblicitario" di Rai News 24 di Corradino Mineo a favore di Fiamma Nirenstein e soci. Israele all'assalto perenne del diritto internazionale. La lobby trasversale,
protetta dai vertici dei due schieramenti, all'assalto delle libertà costituzionali



Mi è stato chiesto di collaborare con uno scritto alla prima e inaugurale uscita del rinnovato “sito” di Identità Europea, in particolare commentando il sanguinoso attacco dell'esercito e della marina israeliana alla “Freedom Flotilla”, il piccolo gruppo di sei navi, battenti in maggioranza bandiera turca, ma noleggiate da organizzazioni pacifiste internazionali con l'intento di portare soccorsi umanitari (soprattutto medicinali e sanitari al milione e cinquecentomila palestinesi tenuti rinchiusi da Israele nella prigione a cielo aperto di Gaza).
Chi mi ha rivolto l'invio è perfettamente consapevole delle difficoltà che incontra chiunque si occupa di simili argomenti senza adeguarsi ai canoni della politically correctness e che in questo modo il sito entra nel numero di quelli “particolarmente nocivi” presi di mira dalla lobby guidata dalla parlamentare Fiamma Nirenstein, tutti, quindi, e rischio di essere al più presto silenziati.
Del resto è proprio dall'on. Nirenstein che intendo prendere le mosse e dall'operazione da mesi iniziata, soprattutto a livello parlamentare e nelle stanze del potere, dalla lobby di cui è, a livello politico e mediatico, la maggiore esponente, per ottenere, all'insegna della lotta all'antisemitismo, una legge che autorizzi la Polizia Postale a ridurre al silenzio, oscurandoli, i siti internet sgraditi al governo sionista e ai suoi partigiani italiani. In particolare questi ultimi non si davano pace per non essere ancora riusciti ad ottenere l'abrogazione dell'art. 21 della Costituzione, che, grazie all'opera di alcuni sprovveduti Padri costituenti, ha garantito finora a tutti il diritto di “manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ma la Nirenstein e i suoi consiglieri si sono persuasi che, in attesa della repressione penale, quella in via amministrativa (tramite, appunto, mobilitazione, della Polizia Postale) può riuscire più pronta ed efficace.
Si tratta di iniziative tutt'altro che velleitarie, dal momento che già hanno portato all'audizione di presunti esperti (chissà perché tutti filoisraeliani) davanti a varie commissioni parlamentari (Affari Costituzionali, Interni, Affari Esteri), tanto che, grazie anche al pompaggio pubblicitario di RaiNews24, l'oscuramento almeno dei siti ritenuti “più nocivi” dai sionisti nostrani sembrava ormai questione di giorni.
Ad ostacolare il cammino trionfale della Nirenstein è intervenuto, nella notte fra il 30 e il 31 di maggio, il massacro, ad opera dei soldati israeliani, dei pacifisti della Freedom Flotilla, che non mi fermerò a descrivere, perché, siano stati dieci o più gli assassinati, trenta o più, o meno, i feriti, quanto è accaduto è ormai sotto gli occhi di tutti, perfino, grazie al ritardo della lobby parlamentar-sionista nella preparazione del “silenziatore”, dei cittadini italiani, che, se frequentano la ”rete”, hanno addirittura potuto leggere (il problema è “fino a quando?”) i comunicati dell'associazione cristiana, filopalestinese TerraSantaLibera.Org.
Qualche parola invece a proposito delle versioni dei principali esponenti del governo israeliano. Il premier Benjamin Netanyhau ha dato piena approvazione, (a parte l'ipocrita “rammarico per le vittime”) al comunicato dell'esercito, secondo il quale «Durante l'intercettazione i dimostranti a bordo hanno attaccato il personale navale dell'Idf con armi da fuoco e armi leggere, incluso coltelli e bastoni. Inoltre una delle armi usate era stata strappata a un soldato dell'Idf. Come risultato di questa attività violenta, le forze navali hanno usato strumenti antisommossa, comprese armi da fuoco».
Il ministro della Difesa, Ehud Barak, è andato ancora oltre, attribuendo l'intera responsabilità dell'accaduto ai promotori dell'iniziativa, mossi non da intenti umanitari, ma dalla provocatoria volontà di rompere il blocco navale intorno a Gaza. Un suo collaboratore ha spiegato che “il mandato ai soldati era che si trattava di un'operazione di polizia”.
Ben diverse le ricostruzioni dei funzionari turchi e ciprioti, che, avendo controllato navi e passeggeri alla partenza della flottiglia dai loro porti, hanno escluso la presenza a bordo di armi da fuoco, il che è sostanzialmente confermato anche dal comunicato militare, che, per darsi una parvenza di credibilità, si è spinto fino ad ammettere la scarsa professionalità di due soldato israeliani tanto “pirla” da lasciarsi sottrarre la pistola.
Del resto è noto che quando si tratta di mentire gli israeliani non ci vanno per il sottile, tanto che per respingere i soccorsi della Freedom Flotilla non hanno temuto di esporsi al ridicolo universale, dichiarando che i palestinesi della Striscia dispongono di ogni ben di Dio. Ecco al proposito come la Custodia di Terra Santa (che non è parte in causa) descrive la situazione della piccola comunità cattolica della chiesa parrocchiale di Gaza “La sacra Famiglia”: “A causa del pesante blocco israeliano della striscia di Gaza l'economia ristagna e la disoccupazione e la povertà sono estremamente elevate. Mancano generi alimentari, acqua pulita, assistenza medica, mentre abbondano la fame e le malattie, con gravi conseguenze”. Appunto le mancanze cui la Flotilla si proponeva di portare rimedio. E sarebbe stata comunque una goccia di sollievo in un mare di sofferenza.
Ma ammettiamo pure che tutto sia andato come sostiene Netanyhau. Dovremmo per questo concludere che l'equipaggio e i passeggeri di una nave, una qualunque nave battente la bandiera di un qualunque paese riconosciuto dalla comunità internazionale, che durante la navigazione in mare libero si vedono aggrediti da elicotteri che calano sul ponte una frotta di uomini armati fino ai denti e in assetto da combattimento, non avrebbero diritto di opporre resistenza all'assalto piratesco con tutti i mezzi a loro disposizione (nel caso solo bastoni - altroché le mazze ferrate di cui ha cianciato il solito sionista di complemento – e qualche coltello) solo perché i pirati indossano le divise dell'esercito d'Israele?
Quanto all'intento dei pacifisti di rompere con la violenza il blocco israeliano intorno a Gaza, questo, quanto meno all'inizio dell'operazione, era tanto poco vero che non solo le Ong organizzatrici della flottiglia, ma le stesse autorità turche avevano insistentemente sollecitato gli israeliani a darle via libera, garantendone gli scopi esclusivamente umanitari, di soccorso nei confronti di una delle comunità umane più sventurate, infelici ed oppresse del globo (ma in realtà è proprio questo che il governo sionista non si vuole sentire dire sicché reagisce come un cane -feroce!- cui si è pestata la coda).
Per ciò che riguarda le operazioni di polizia qualcuno dovrebbe spiegare a Ehud Barak e ai suoi collaboratori che queste sono possibili solo nell'ambito del territorio e delle acque nazionali.
Del resto si può andare ancora oltre, perché sempre di aggressione e non di operazione di polizia si tratterebbe anche se fosse avvenuta all'interno delle acque territoriali di Gaza dal momento che realtà Israele non ha alcun diritto di mantenere il blocco. E' ben vero che lo status internazionale della Striscia è dubbio e che gli accordi di Oslo, intercorsi nel 1994 fra Israele e l'Olp, assegnano al primo il controllo militare dei suoi confini, dello spazio aereo e delle acque territoriali, ma “controllo militare” ha un significato ben preciso e certamente non autorizza nessuna forma di blocco economico. D'altra parte nel gennaio 2008 l'allora ministro degli esteri israeliano, Tzipi Livni, dichiarò testualmente (all'evidenza per sottrarsi agli obblighi che le convenzioni internazionali attribuiscono agli Stati occupanti) che la Striscia non è più territorio occupato. Ne consegue puramente e semplicemente che ogni azione di Israele contro e, comunque, ai danni degli abitanti di Gaza, anche quando non vi siano (caso raro!) morti, è sempre e comunque illegittima.

*magistrato