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Tutti i giardini sono terapeutici, e l'orto non è da meno

di Hank Bruce - 13/06/2010



I programmi di terapia orticolturale (HT) per disabili mentali vengono applicati da molto tempo.
Il primo programma HT nel paese venne iniziato nel 1798 a Philadelphia dal dottor Benjamin Rush, uno dei firmatari della Dichiarazione di indipendenza e considerato da molti il padre della psichiatria. Osservando i pazienti, concluse che il lavoro in fattoria aveva un effetto positivo e curativo sulla malattia mentale.
Era convinto che il paziente dovesse essere coinvolto attivamente ed efficacemente.

Il Friends Hospital in Pennsylvania diede vita alla prima istituzione psichiatrica privata in America nel 1817. Questo “asilo per le persone private della loro ragione” adottò invece un approccio passivo realizzando passeggiate all’ombra, sentieri che si snodavano nei boschi e spazi aperti con campi ondulati e prati.
Oggi molti psicologi e psichiatri trattano i loro pazienti accompagnandoli in passeggiate in ambienti che non incutano loro timore. Il giardino, luogo sicuro e tranquillo, è parte del programma di recupero di molte terapie di riabilitazione.
Verso la fine del 1800 la città di New York ospitò numerose attività legate alla terapia orticolturale. La Società per l’aiuto dei bambini fu una delle prima ad utilizzare il giardinaggio come metodo per aiutare i giovani svantaggiati che vivevano nella comunità. Oggi noi chiamiamo questi ragazzi giovani dei bassifondi, ma i loro bisogni sono gli stessi.

Nello stesso tempo le “missionarie dei fiori” raccoglievano appunto fiori e regalavano fragranti bouquet agli ospedali, agli ospizi e alle strutture che ospitavano infermi. Molti club di giardinaggio, oggi, proseguono in questa tradizione.
Sarebbe lodevole se i negozi di fiori e i vivai promuovessero questo genere di programmi e donassero parte degli articoli che hanno in vendita a queste istituzioni.
C.F. Menninger e suo figlio, Karl, hanno creato la Fondazione Menninger in Kansas nel 1919. Il giardinaggio e lo studio della natura erano parte integrante del trattamento dei loro pazienti. Questo esempio è stato seguito da molte altre istituzioni simili nel mondo e viene offerta in questo modo l’opportunità di trovare un momento di sollievo alla pressione della società tecnologica che noi stessi abbiamo creato.
Durante la Seconda guerra mondiale, il concetto di terapia orticolturale fu utilizzato e addirittura rilanciato copiandolo dai club di giardinaggio nel mondo. Questi club hanno messo a disposizione instancabilmente il loro tempo, i loro esperti e i giardini per ottenere fiori e per far fare esperienza di giardinaggio a migliaia di soldati e civili che avevano bisogno di terapia e riabilitazione. Oggi, per molti gruppi di giardinaggio questa attività continua ad essere una delle più seguite.

Lo sviluppo graduale del concetto di esperienza di giardinaggio come forma di terapia ha portato gli esperti ad una classificazione professionale delle terapie, completata da un programma di formazione superiore e da una vera e propria organizzazione. Fu grazie alla Fondazione Menninger che il primo programma di formazione per la terapia orticolturale è stato elaborato all’Università statale del Kansas. L’Associazione americana per la terapia orticolturale e la sezione locale del Kansas stanno lavorando sodo per diffondere i benefici del giardinaggio come terapia ad un numero sempre più ampio di persone.


Il giardinaggio fatto da chi ha dei limiti

Tutti noi abbiamo dei limiti. C’è sempre la forte tentazione di guardare gli altri dall’alto al basso con un certo senso di superiorità e giudicare chi consideriamo diverso. E molti di noi si voltano dall’altra parte e fanno finta che i disabili non esistano. È troppo facile prendersela con chi è più sfortunato, mentre ci dobbiamo rendere conto che tutti condividiamo delle limitazioni nella mente, nel corpo e nello spirito. La differenza sta solo nel grado di limitazione.

Noi condividiamo le limitazioni dei disabili e loro condividono le nostre e questo è necessario quando viviamo in una comunità. La terapia orticolturale è uno dei modi in cui possiamo condividere i rispettivi fardelli. Noi chiamiamo i disabili “diversi”: il cieco, chi ha difficoltà di udito, tutti quelli tra noi che sono confinati su una car- rozzella, chi ha perso un braccio o una gamba o ne ha perduto l’utilizzo, chi ha avuto un infarto, chi combatte ogni giorno con malattie croniche, gli abusati e gli abusanti, i ragazzini che non riescono a farcela a scuola, le persone che ci stanno vicine e che hanno ritardi mentali, chi sta lottando contro un ricovero per disintossicarsi, chi è solo, depresso o è un malato psichiatrico.

Queste sono solo alcune delle persone diverse con cui i terapisti orticolturali lavorano ogni giorno. Occorre una formazione speciale per far riemergere una persona dalla depressione più profonda, per guidare un paraplegico nell’arte di vivere attraverso il giardinaggio, per aiutare un paziente sopravvissuto a un infarto a trovare la fiducia per mettersi di nuovo alla prova, per donare a una persona con disabilità mentale una esperienza piacevole. Per tutto questo occorrono grandi abilità e spesso un’intera vita professionale.
Negli USA i terapisti orticolturali vengono messi a disposizione da numerosi programmi di accesso alle cure e da organizzazioni di servizio sociale. Fanno parte dei gruppi professionali per la cura della salute e per il sostegno al sociale.

Si possono trovare anche nei luoghi di lavoro dove aiutano a prevenire l’eccessivo stress o nelle comunità per anziani dove il loro modo di fare giardinaggio diventa un modo di legare insieme il passato e il futuro. Possono essere utilizzati come consulenti, per formare volontari negli staff e per definire programmi terapeutici. I terapisti di questo tipo, insomma, fanno parte di un gruppo che aiuta a rendere questa vita migliore e danno speranza a tante persone.
 

Chi usa la terapia orticolturale?
-Case protette
-Programmi di aiuto alla salute mentale
-Programmi di sostegno ai malati di Alzheimer
-Associazioni di veterani
-Centri diurni per anziani
-Comunità di ricovero e riabilitazione
-Programmi e strutture per malati terminali
-Comunità alloggio
-Programmi di sostegno al dolore
-Associazioni che si occupano dei ciechi
-Comunità di permanenza assistita
-Gruppi-famiglia
-Programmi per i malati oncologici
-Programmi di formazione
-Ospedali
-Programmi di disintossicazione
-Unità di riabilitazione
-Gruppi di difesa dell’infanzia
-Comunità per la salute mentale
-Sistemi scolastici
-Rifugi per vittime di abusi
-Programmi per giovani a rischio
-Rifugi per senzatetto
-Programmi di intervento precoce
-Istituti correzionali
-Programmi ambientali
-Programmi per il recupero di disabilità
-Programmi multi-generazionali


Estratto dal libro "Il giardino dei sensi . Introduzione all'ortoterapia", Hank Bruce (Macro Edizioni 2009), pp. 112-116.