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Cameron: il Bloody Sunday fu ingiustificabile

di Fabio Granata - 16/06/2010


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All'ingresso di Derry, lì dove l'altura Creggan delimita il quartiere cattolico dalla cittadella unionista di Bogside, si trova un grande muro bianco che è immortalato tra le foto-ricordo di moltissimi militanti della destra italiana, amici della mia giovinezza: «Tu ora stai entrando nella libera Derry». Anche a casa mia ho una foto che ritrae quel muro e sotto la scritta ci siamo io, Paola e altri amici. Il viaggio in Irlanda costituiva infatti per la mia generazione un pellegrinaggio in una terra mitica, che rappresentava simbolicamente la lotta dei popoli e il diritto all'autodeterminazione dall'imperialismo e dal mondialismo finanziario. Per questo motivo ci colpisce particolarmente la notizia che la più lunga inchiesta della storia giudiziaria inglese ha accertato finalmente la verità (e le responsabilità dei soldati britannici) negli eventi accaduti in questa importante città dell'Irlanda del Nord il 30 gennaio del 1972, quando i paracadutisti dell'esercito britannico aprirono il fuoco contro i manifestanti cattolici per i diritti civili, uccidendone 14. È stato un ridestarsi di ricordi, ma non solo: la lotta di liberazione dei patrioti irlandesi delle sei Contee del Nord ha infatti rappresentato un tassello fondamentale dell'immaginario collettivo della giovane destra italiana degli anni '70 e '80, ne ha accompagnato le battaglie, ci ha fatto gioire quando alla fine di un lungo e sanguinoso conflitto fu sancita la pace tra l'Ira e le truppe britanniche, facendo nascere il primo governo dove Gerry Adams sedeva al fianco del leader unionista, simboleggiando così la fine della guerra che aveva insanguinato per una lunghissima epoca l'Irlanda del Nord.
La volontà di riconoscere verità e giustizia a quelle vittime ha altresì rappresentato uno straordinario esempio di lungimiranza politica dei governanti britannici. Un leader di centrodestra, David Cameron, non solo ha accettato la sfida delle "verità indicibili" ma ne ha fatto un'operazione di glasnost su scala nazionale, senza timore di sfidare la tradizione del suo partito e, soprattutto, il mito di Margaret Thatcher che ebbe un ruolo centrale nella strategia di scontro frontale adottata per piegare l'Irlanda ma soprattutto nel martirio di Bobby Sands e di altri nove militanti dopo uno sciopero della fame che commosse il mondo. Le parole con cui Cameron ha presentato il rapporto - «La verità, per quanto dolorosa, non ci rende più deboli, ma più forti, questo è quello che ci distingue dai terroristi» - rappresentano un elemento su cui tutti dovremmo riflettere, soprattutto in Italia, dove la categoria dell'autocritica e della riconciliazione costruita sulla verità è merce quasi sconosciuta. Fu infatti il "decennio di Margaret" l'arco di tempo in cui lo scontro arrivò al suo acme e alle sue più tragiche conseguenze, su entrambi i fronti, in una escalation di violenza e disperazione che distrusse l'immagine precedente, quella legata alla "Swinging London". Ed è quasi incredibile che il neo-premier, anzichè derubricare i risultati dell'inchiesta sul Bloody Sunday all'assolvimento di un dovere burocratico, ereditato da altri, abbia utilizzato il pesantissimo giudizio sull'operato dei militari all'epoca («azioni ingiustificate e ingiustificabili» dei soldati) non solo per chiedere scusa ma per trasformare il riconoscimento delle sofferenze e delle ingiustizie patite dalla minoranza irlandese in un atto di autocoscienza nazionale. Per dodici ore le tv britanniche sono state inondate del corteo commemorativo svoltosi a Derry, della solenne consegna dei rapporti ai famigliari delle vittime, ciascuno dei quali recava un cartello con la foto del parente assassinato, e poi della diretta del discorso di Cameron. Le cinquemila pagine dell'inchiesta sono state rese tutte disponibili su internet. Chi intende stamparle, potrà farlo gratuitamente (contrariamente a quanto accade per gli altri atti del governo). Provate a immaginare qualcosa del genere da noi, in Italia, dove pure di "stragi oscure" e di "misteri di Stato" sono piene le cronache della repubblica. Non ci riuscite? Ecco, quando evochiamo l'idea di un "centrodestra europeo" non pensiamo solo ai diritti, alla legalità, alle regole, alla libertà, ma anche a tutto ciò. E all'ultima frase di Bobby Sands, registrata nei suoi diari: «La nostra vendetta sarà il sorriso dei nostri bambini».
Fabio Granata