Il libro Vivere la decrescita è uscito in un momento in cui la mia vita aveva già cominciato a spostarsi progressivamente altrove, e con ciò fatalmente aveva cominciato a perdere continuità il mio rapporto con il luogo che mi ha consentito negli ultimi dieci anni di vivere una vita migliore. Se dunque oggi mi si pone da una parte il (non difficile) problema di ricostruire altrove le condizioni positive che mi hanno circondato e tutt’ora mi circondano in questo luogo, ovvero il problema del mio futuro lontano da esso, dall’altra si pone il problema del suo futuro senza di me. Secondo il senso comune, il giorno in cui lascerò definitivamente il Lazio questo luogo io dovrei venderlo, ma il senso comune non è il mio. Ovunque io sia, sarò pur sempre, da qualche parte, sulla Terra, la stessa Terra di cui continuerà a far parte questo luogo.

Ciò che vi accadrà dunque, riguarderà anche me, continuerà a riguardarmi ovunque io vada. Ogni cosa è interconnessa e non è la Terra che ci appartiene ma siamo noi che apparteniamo alla Terra: lo dissero vari uomini, in tempi e luoghi diversi, spesso ignari gli uni degli altri. Sono due concetti fondamentali che in questo cruciale momento storico assumono lo spessore della più evidente oggettività. Poiché dunque quel luogo non mi appartiene non posso “venderlo” e poiché ogni cosa è interconnessa io continuo a esser legato a esso, di quel legame basilare che viene dal fatto che io e “lui” abitiamo entrambi la stessa biosfera. Continuerò a prendermene cura dunque, sia pur da lontano. Ci riuscirò? Non so, ma certamente è questo il giusto intento da seguire.

Nel corso degli anni ho accumulato una gran quantità di fotografie del luogo in cui ho vissuto e di ciò che vi è accaduto. Pubblicarle oggi, come completamento ideale del libro in cui ho narrato i miei dieci anni di relazione con quel luogo e… con tutto il resto, è una sorta di impegno che io prendo verso di “lui”.

Le immagini di Vivere la Decrescita sono visibili in queste pagine web:

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