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Conoscere il male preserva i bambini

di Claudio Risé - 22/06/2010

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Cos’è che non funziona nel benessere? Perché i bambini nei quartieri «alti» tendono ad ammalarsi più spesso e gravemente che nelle zone povere? Perché a Milano, in una delle zone più ricche della città, la scuola di quartiere ha registrato in pochi mesi ben quattro casi di leucemia infantile, ed un altro si è manifestato a breve distanza? Sono ormai sempre più numerosi i pediatri e i clinici che prendono in seria considerazione l’ipotesi che la troppa igiene non faccia bene alla salute.
Tenere il corpo dei piccoli lontano da ogni germe lo rende debole. Gli impedisce di sviluppare verso batteri e virus, le difese che il corpo naturalmente produce contro i loro attacchi.
Il bambino, che deve educare e alimentare il suo sistema immunitario, ha bisogno di germi, le sue cellule ne sono affamate. Infatti, solo uccidendoli, mangiandoli, e poi espellendoli, imparano a conoscerli e quindi, quando si ripresentano di nuovo, a farli fuori in pochi secondi. Mentre il bambino «bravo» e pulito, che ha sempre fatto come dice mammà e non ha mai giocato con la terra o (addirittura) direttamente con la sporcizia, è più esposto, è quello che rischierà di più quando (prima o poi accade comunque), un germe lo assalirà.
Nella psiche, d’altra parte, succede più o meno la stessa cosa. Anche dal punto di vista psicologico il bambino più tenuto lontano e all’oscuro del «male», dei comportamenti e delle pulsioni pericolose e rischiose, è quello che corre più pericoli.
La sessualità, la maggiore delle forze che mette a dura prova l’equilibrio del bambino al momento della pubertà e dell’adolescenza (ed anche prima), va illustrata ai piccoli, con calma e naturalezza, appena possibile, assieme alle sue truppe ausiliarie delle pulsioni di violenza, possesso ed odio. Anche nella psiche infatti esistono forze e facoltà che hanno la stessa funzione delle cellule del sistema immunitario: quella di smascherare, attaccare e distruggere le pulsioni distruttive, che Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, chiamava «di morte», e che sono di gran lunga le più numerose, esattamente come i germi.
Queste forze psichiche sane, che lavorano per lo sviluppo e la salute e non per la malattia, sono le pulsioni di vita, l’istinto di sopravvivenza, il senso, attivo fin dall’infanzia, di difesa e rispetto per la propria persona. Occorre però metterle subito al lavoro, invece di lasciarle addormentate e inattive. Altrimenti, come le cellule del sistema immunitario, rischierebbero di morire e ridursi, lasciando l’individuo senza difese.
Nella personalità in formazione, esattamente come nel corpo che si sviluppa, è quindi necessario che l’individuo giovane, fin da bambino venga messo in contatto con il lato «sporco» della vita, le manifestazioni della distruttività presenti nel sociale. Per questo è necessaria un’informazione adeguata, un commento corretto dei fatti di cronaca, e una loro sintetica valutazione con la morale naturale, vicina al bimbo, «Cosa può far male alla mia anima, alla mia psiche, e come faccio a difendermene»? Ecco una domanda che la persona deve essere aiutata a porsi, il più rapidamente possibile. E la risposta, come per i germi, è che la prima cosa da fare è riconoscere queste forze, cosa non difficile, perché molte sono già attive (come le pulsioni sessuali nel bambino), e imparare a farci i conti, aiutando le spinte vitali dentro di sé a distruggere quelle che sviluppano patologie e mettono a rischio la vita.
I guai dell’«ambiente sterile», sia per il corpo che per la psiche ci fanno così capire quanto ogni educazione chieda libertà e informazione.