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In bilico

di Guy R. McPherson - 24/06/2010

   
   
L'economia industriale, eccola. Sull'orlo del baratro, di nuovo.

L'economia reale -- non la rinata esuberanza nelle borse mondiali -- si sta fermando ora che si stanno esaurendo gli effetti del guadagno facile. Infatti, i flussi di capitali degli investitori non sono mai stati così bassi dal crollo della Lehman Brothers nell'autunno del 2008. Il FMI dice che i rischi per l'economia globale sono alti, e i responsabili non sanno più che fare per esorcizzare il demone.

Certo, se gli azionisti avessero saputo qual era la terribile natura della AIG, per fare un esempio alla portata di tutti, l'economia sarebbe crollata molto tempo fa. Fortunatamente, gli americani preferiscono i presidenti e i candidati presidenziali che mentono a proposito delle società come l'AIG (e, da quello che ho potuto capire, riguardo a tutto il resto).



Ma torniamo alla presunta ripresa. Va male e il peggio deve ancora venire. Il Wall Street Journal prevede che il crollo avverrà nel 2011. Alla CNBC raccomandano di comprare il filo spinato appena si intravede il punto finale della svalutazione. Altri preferiscono un termine diverso: il passo successivo, noto anche come vicolo cieco. Se fate parte della famiglia reale saudita -- benvenuti al blog, fra l'altro, e lasciate pure un commento -- è ora di andarsene prima che l'apocalisse raggiunga il regno.

Per gli imperialisti in carica, che fare, che fare? Ora che l'approccio keynesiano ha fatto il suo corso, Obama ha deciso di riaprire le trivellazioni in mare aperto in un debole tentativo di andare avanti con il gioco. E dovremmo ricorrere indubbiamente a più sostegni economici, anche se abbiamo superato il punto di saturazione del debito: ogni dollaro federale di debito sottrae 45 centesimi al PIL.

Se vi riesce difficile digerire il fatto che l'economia può passare da un'apparente ripresa al disastro in pochi anni, ricordatevi quello che pensava la maggior parte della gente nel 1930: anche loro credevano di aver già superato il peggio. E la situazione odierna somiglia molto a quella del 1930.

Persino gli americani che non si sono mai interessati di economia si stanno innervosendo -- sembra che non guardino più la televisione. Ma anche le voci televisive solitamente tranquillizzanti ora fanno notare che la fuoriuscita nel Golfo [ndt. del Messico] peggiora di giorno in giorno, con implicazioni economiche che metteranno in ginocchio la costa per decenni. Si stima che la perdita della BP sia nell'ordine di 100.000 barili al giorno, non di 70.000 barili al giorno come riportato dalla BP: una cifra che continua ad aumentare mentre si pone rimedio al problema. La perdita certamente va oltre le stime degli scienziati marini ultra-conservatori.

Ma persino questi ultimi concordano sull'esistenza di un pennacchio (o nube) sottomarino. Sicuramente non considero "scienziati" quelli che lavorano per l'amministrazione Obama: loro hanno rinunciato alla loro tessera di integrità quando hanno iniziato a mentire in nome del successo politico. Il loro nuovo lavoro è nascondere i fatti, non rivelarli.

Nonostante i continui tentativi di mettere tutto a tacere, sono emerse delle strabilianti somiglianze fra il crollo finanziario del 2008-2009 e il disastro del Golfo [ndt. del Messico]. Fra le altre caratteristiche si può citare il fatto che la BP sta ripercorrendo le azioni delle grandi banche, aiutata dall'amministrazione Obama, nel mettere a tacere la verità. Non sorprende affatto che l'AD della BP Tony Hayward abbia messo insieme un "greatest hits" di citazioni che potrebbe piacere solo alla madre di un politico.

L'analista in ambito energetico Matt Simmons prevede che la BP dichiarerà bancarotta entro un mese. Sarebbe una via d'uscita per non pagare i danni. Secondo me, l'approccio migliore sarebbe un salvataggio su larga scala da parte del cittadino comune. Questa ipotesi si sta già facendo strada nel Congresso, sebbene il capogruppo dei Repubblicani John Boehner si stia tirando indietro dall'idea che lui stesso aveva proposto qualche tempo fa.

Una notizia sorprendentemente buona -- tanto per tenerci buoni per un po' -- è che la BP ha finalmente pubblicato una lista delle tossine presenti nei solventi. Ma ora che ho visto la lista, non ne sono proprio felice.

Infine, un unico articolo della corrente di pensiero dominante fa notare che forse dovremmo ripensare il nostro stile di vita infarcito di petrolio. L'estrazione del petrolio mette in pericolo il nostro futuro, lo ha stabilito anche la BBC. Tutto questo sarà sufficiente per indurci ad abbandonare l'escremento del diavolo?


Fonte: www.energybulletin.net
Link: http://www.energybulletin.net/53071


Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di GIADA GHIRINGHELLI