Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Forse una forza sconosciuta ci dà quello che domandiamo, nel senso letterale dell’espressione

Forse una forza sconosciuta ci dà quello che domandiamo, nel senso letterale dell’espressione

di Francesco Lamendola - 24/06/2010



 
Non è esperienza rara quella di constatare che, nella vita, ci vengono incontro proprio le cose e le situazioni che abbiamo atteso, anche se la domanda è stata formulata in maniera inconsapevole e anche se non sempre si tratta di esperienze positive, perché non sempre siamo coscienti di chiedere proprio ciò che temiamo o che sappiamo ci farà soffrire.
In linea di massima, si può dire che noi siamo pronti per fare quelle esperienze che la vita ci manda incontro, allorché siamo sufficientemente preparati per rielaborarle o, viceversa, quando noi abbiamo bisogno di compiere un salto evolutivo, innalzandoci ad un superiore livello di consapevolezza; e non è una ironia pensare che, nel bene come nel male, in fin dei conti ciò che domandiamo e ciò che riceviamo sono una stessa ed unica cosa.
Ne abbiamo già ragionato in diverse occasioni, e specialmente negli articoli «Che cos’è la realtà?» e «Neve e nebbia» (entrambi sul sito di Arianna Editrice, rispettivamente il 23/06/09 e il 02/02/10); così come ci siamo già domandati se le cose vengano fuori proprio dal nulla, come vorrebbe il nichilismo materialista oggi imperante, o se non emergano da una dimensione in cui esse già esistevano, ove tutto già esiste, e noi, non che crearle, non facciamo altro che evocarle dalle loro abissali profondità (cfr. l’articolo «Dov’erano gli enti prima di esistere?», sul sito di Esonet, del 30/07/08).
Si tratta ora di riprendere quella linea di ragionamento, tenendo conto di una serie di fatti “anomali” e “inspiegabili” che pure, innegabilmente, avvengono, e avvengono sotto i nostri occhi, benché la scienza facilona e presuntuosa delle riviste divulgative a un tanto il chilo - per non parlare della superciliosa comunità accademica, rinchiusa nel suo splendido isolamento - si limita a banalizzarli con qualche pseudo-spiegazione che rivela una colossale ignoranza, pari soltanto alla supponenza intellettuale da cui scaturisce.
Prendiamo le piogge di animali, o di oggetti, che regolarmente cadono dal cielo, e che migliaia di persone, nel mondo, hanno potuto vedere con i propri occhi; piogge che sono state regolarmente registrate dalla stampa e che non possono essere attribuite, come nel caso delle visioni a sfondo religioso, a fenomeni di allucinazione collettiva (posto e non concesso che queste ultime esperienze possano ridursi sempre e soltanto ad una sorta di psicosi di massa).
Ricordiamo solo alcuni dei numerosissimi episodi segnalati nel corso dei secoli da testimoni assolutamente insospettabili (fonte: «Cronache dell’inspiegabile» , Selezione dal Reader’s Digest, 1989, pp. 184 sgg.).
Ad Acle, nel Norfolk, nel 1683 caddero piccoli rospi in tale quantità, che la gente doveva raccoglierli con dei secchi e poi bruciarli.
Il 21 settembre 1741, il naturalista Gilbert White trovò l’erba fittamente ricoperta da ragnatele; poi le ragnatele cominciarono a cadere dal cielo e continuarono così per tutto il giorno.
Il 5 maggio 1786, una grande quantità di uova nere cadde a Port-au-Prince, nell’isola di Haiti, al termine di un lungo periodo di siccità; le uova si schiusero il giorno dopo e diedero alla luce degli strani animaletti, simili a girini, che cambiarono pelle più volte.
Nel 1794, un autentico diluvio di rospi si abbatté sul villaggio francese di Lalain.
Minuscoli e innumerevoli rospi caddero anche, nel corso di un temporale, il 23 giugno 1809, davanti agli occhi esterrefatti del conservatore del Museo di Storia naturale di Poitiers, M. Mauduy.
Una pioggia di piccole rane cadde nell’agosto del 1814 sul villaggio di Fremon (Fremontiers), non lontano da Arras, sempre in Francia.
Nel 1817, nella contea di Argyll, in Scozia, dopo un periodo di venti burrascosi e pioggia, alcuni bambini raccolsero ben tre barili di aringhe, trovate sparse sul terreno.
Una sostanza simile a seta cadde nell’ottobre del 1829 nei pressi di Pernambuco, in Brasile.
Un’altra pioggia di aringhe si verificò nel 1821, sempre nella contea scozzese di Argyll: i pesci erano grandi e di buona qualità e la popolazione se ne cibò in abbondanza.
Due varietà di pesce persico caddero in quantità straordinaria, dopo oltre dieci giorni di pioggia continua, a Cambridge, nel Maryland, sulla proprietà di un certo Joseph Muse.
Pesci di grandi dimensioni caddero dal cielo a Faridpur, in India, il 19 febbraio 1830.
Una pioggia di rospi della durata di dieci minuti cadde nel giugno 1833, a Jiouy-en-Josas, nei pressi di Versailles, spargendosi in un raggio di  400 metri.
Strani pezzi di materia simile a gelatina furono trovati sul terreno dagli abitanti di Rahway, nel New Jersey, il 13 novembre 1833, al termine di quella che era sembrata agli abitanti del luogo una sorta di “pioggia infuocata”.
Chicchi di grandine singolari, formanti prismi dalle strane caratteristiche geometriche, caddero a Padova il 24 agosto 1834.
A Marsala, da una nuvola scurissima, nell’agosto 1835 cadde una pioggia di pietre che si abbatté, danneggiandoli, sopra i tetti della città; particolare ancora più strano: il celo, a parte quell’unica nuvola, che era cresciuta enormemente di volume in un tempo brevissimo, era perfettamente sgombro e sereno.
Chicchi di grandine grandi come una noce, di una materia grigia, resinosa e inodore, caddero su Vilna, in Lituania, durante un temporale, il 4 aprile 1846.
Una pioggia di zucchero candito venne giù nella contea di Lake, in California, nelle notti del 2 e dell’11 settembre 1857.
Il 9 febbraio 1859 una pioggia di pesce si abbatté sul villaggio di Glamorgan, nel Galles.
Una pioggia di rospi cadde ad Aldeby Hall, nel Norfolk, nel luglio del 1860.
Nello stesso periodo, sassi neri e angolosi caddero sul paese di Wolverhampton, sempre in Inghilterra.
Una pioggia di pesci si verificò il 16 febbraio 1861, a Singapore, dopo alcune piogge torrenziali che avevano fatto seguito a un terremoto; essa fu descritta dal naturalista Francis de Castelnau, che ne era stato testimone oculare.
Una pioggia di noci o di bacche si rovesciò su Dublino, durante un violento temporale, la notte del 9 maggio 1867.
Lo stesso anno una pioggia di zolfo, simile a fuoco, si riversò a Thames Ditton, nel Surrey, la notte del 18 ottobre.
Un autentico diluvio di varani, lunghi da 5 a 20 centimetri, si abbatté su Sacramento, la capitale della California, nell’agosto 1870.
Il 3 marzo 1876, con un cielo perfettamente sgombro, falde di carne caddero su una località del Kentucky, nella contea di Bath: furono assaggiate e risultarono commestibili.
Una pioggia di serpenti vivi cadde nel 1877 sulla città di Memphis, nel Tennessee: erano migliaia, lunghi dai 30 ai 45 centimetri.
Altro diluvio di pesciolini cadde su Chico, in California, nel 1878, con un cielo perfettamente sereno.
Una immensa quantità di cozze cadde, insieme alla pioggia, durante un fortissimo temporale, il 28 maggio 1881 sulla città di Worcester, in Inghilterra.
Ragnatele bianche e robuste piovvero su Milwaukee ed altre località del Wisconsin nell’ottobre 1881.
Una caduta di pietre calde ebbe luogo la notte del  4 settembre 1886 a Charleston, nella Carolina del Sud; essa fu seguita da altre due ondate analoghe nelle ore seguenti.
Una pioggia torrenziale fu segnalata a Chesterfield, sempre nella Carolina del Sud, nell’ottobre 1886: durò per una dozzina di giorni e, particolare inspiegabile, con un cielo assolutamente limpido.
Una sorta di “manna” cadde dal cielo, sotto forma di piccole sfere giallastre, in due località della Turchia, Mardin e Diyarbakir, nell’agosto 1890: la gente del luogo la raccolse e ne fece del pane perfettamente saporito.
Potremmo continuare, e a lungo, arrivando fino ai giorni nostri, ma crediamo di aver reso l’idea.  I casi segnalati negli anni a noi più vicini, poi, sono stati visti e descritti da migliaia di persone, compresi scienziati e giornalisti, nonché dalle televisioni che ne hanno parlato nel corso dei telegiornali: sono tutti, quindi, assolutamente autentici.
L’americano Charles Fort aveva già notato il fenomeno, assemblando innumerevoli episodi segnalati ai quattro angoli del globo, e vi aveva riflettuto a lungo, giungendo a delle conclusioni sorprendenti per la visione abitudinaria, conformista della realtà, e delle quali cui altrove abbiamo dato una sintesi (cfr. il nostro articolo «Abituati a pensare in modo manicheo, ci sfugge la complessità del reale», consultabile sul sito di Edicolaweb).
Possiamo ora domandarci se tali intuizioni non potrebbero accordarsi benissimo con l’ipotesi di James Lovelock, secondo la quale la Terra sarebbe un super-organismo vivente, capace di autoregolare i propri fenomeni per mantenere il proprio equilibrio ottimale (la famosa «ipotesi Gaia»).
Quale sarebbe il collegamento fra le congetture “akhasiche” di Fort e l’audace visione di un pianeta vivente, nel quale ogni singolo fenomeno della biosfera è un tassello del grande mosaico formato da un enorme organismo vivente, del quale noi siamo parte? Questo: che, in entrambe le concezioni, la realtà non si manifesta a caso, ma secondo delle esigenze specifiche, interconnesse tra loro e facenti capo ad un livello di realtà più alto, più organizzato e infinitamente più complesso di quel che non ci appaia nella dimensione ordinaria delle nostre vite.
Così Lyall Watson, studioso di biologia marina, antropologia ed etnologia, ha messo a fuoco i termini della questione, nel suo libro «Il libro del vento» (titolo originale: «Heaven’s Breath», 1984; traduzione italiana di Giuseppe Politi, Milano, Edizioni Frassinelli, 1985, pp. 375-378):

«La caratteristica singolare di queste  varie ricadute da vento è la rarità di precipitazioni miste.. Perlopiù sono di una sola specie e si limitano  a individui della stessa dimensione ed età. I ranocchi cadono dappertutto, ma i girini non lo fanno quasi mai. Charles Fort si meravigliava di questo comportamento eccentrico e propose scherzosamente  l’esistenza di un “Super Mar dei Sargassi” in qualche parte dell’alta atmosfera, dove gli oggetti trasportati dal vento si raccogliessero e si separassero prima di essere scaraventati nuovamente da una tempesta occasionale. Non occorre prendere sul serio questa proposta, ma è necessario, di fronte a prove crescenti, spiegare questa dispersione così fortemente selettiva.
Somiglia per molti riguardi ai fenomeni spiritici.  Ciascun distretto di polizia, ciascun giornale al mondo ha gli archivi pieni di storie su misterioso bombardamenti di pietre  che piombano giù su certe case o località, e cadono talvolta su tavole o pavimenti all’interno di camere chiuse. La discesa e la caduta degli oggetti non è casuale,  ma sembra essere guidata, nel senso che si muovono in modi  non ortodossi e atterrano in aree accuratamente selezionate. Sembra tuttavia che tutti questo comportamenti siano centrati più su una persona che su un luogo, per cui se gli individui si spostano il fuoco dell’attività si muove con loro.  Molto spesso questa persona è un bambino, di solito una ragazza adolescente,  sempre comunque qualcuno che è turbato emozionalmente e attraversa  un periodi di difficile adattamento. È questa instabilità  che sembra attrarre i fenomeni, proprio come i segnai  del tempo atmosferico si manifestano per primi  in una persona artritica o amputata.
Fra le stranezze preferite da  Charles Fort cv’erano resoconti di alberi che in epoche di siccità sembravano attirare la loro propria pioggia locale, di gente nel deserto che è stata innaffiata di “manna” in tempi di bisogno,  di nuovi laghetti escavati e trovati inspiegabilmente  pieni di pesci adulti. Egli si chiedeva se non potrebbe esserci una forza sconosciuta dietro queste distribuzioni, che reagisca alle disuguaglianze, una forza che in passato fece sorgere  le montagne sulle pianure e riempì le regioni vuote  cin elefanti e tigri, ma che sia limitata oggi nelle sue dotazioni a un ciottolo occasionale  o a far giuochi di destrezza con le piccole rane.
Se pensiamo seriamente a Gaia, alla possibilità che la Terra sia un organismo gigante, allora quest’idea non è tanto assurda.  Una tale creatura sarebbe obbligata a regolare meccanismi omeostatici che mantengano automaticamente l’equilibrio, nello stesso modo in cui i nostri sistemi nervosi simpatico e parasimpatico si equilibrano a vicenda.  Sembra che l’atmosfera sia un sistema di questo tipo e venga mantenuta  dalla vita per i propri scopi;  e non è un gran passo da qui all’ipotesi che una parte di questo complesso includa un anello di controreazione che lo rende sensibile a suggerimenti.
Il filosofo greco Plotino, che fondò la disciplina mistica del neoplatonismo nel III secolo d. C., sosteneva che il libero arbitrio include la capacità di avere qualunque cosa si voglia. Tutto quanto si deve fare è creare un ricettacolo adatto. Appendete una gabbia se volete attrarre un uccello selvatico,  costruite un altare adatto allo spirito che cercate, o semplicemente rendetevi ricettivi. Tutte le preghiere vengono elevate nell’ipotesi che si possa applicare  il desiderio alla natura, in modo che produca esaudimento. Pioggia per l’agricoltore, manna per il credente, visioni della Vergine o incontri ravvicinati con gli extraterrestri, tutto secondo le nostre necessità.
Il fatto che cadano così spesso dei pesci, quando in teoria trombe d’aria o trombe d’acqua potrebbero, con altrettanta facilità, fornire hamburger o calamari, è interessante. Il pesce è un simbolo potente. Era il segno della dea Atargatis in Siria,  uno degli avatar o forme di Vishnu, e il simbolo dell’immortalità in Egitto. Era un simbolo  molto antico del battesimo e rappresentava i devoti che nuotavano nelle acque della Scrittura, e venne prontamente adottato dai primi cristiani. Le lettere della parola greca per pesce formano un acrostico J. C. ovvero, in greco,  l’intera frase: “Gesù Cristo figlio di Dio e Salvatore”. Il pesce ebbe un ruolo predominante nel nutrire i cristiani e prendere il posto del vino nelle antiche Eucarestie.
In breve, vi sono molto pochi motivi che muovano la mente inconscia più fortemente o più facilmente, e nessuno che abbia un’associazione così naturale col vento e l’acqua.
Un altro fatto interessante è che gli eventi paranormali sembrano richiedere un pubblico. Si verificano raramente o mai, se non in presenza di gente. Gli spiriti non si aggirano strepitando nelle case vuote. Le ricadute strane, per quanto sappiamo, non si verificano mai in zone selvagge spopolate. Sembra che queste cose siano strettamente correlate a personalità umane, ad atteggiamenti e stati di coscienza, a energie o immagini liberate, o ispirate, dall’inconscio; a immaginazioni potenti e volontà forti. Come si può spiegare altrimenti il fatto che non meno di otto specie di pesci – il pesce persico “Micropterus salmoides”, l’occhio di bue “Chaenobryttus coronarius”, l’alosa “Pomolobus mediocris”, due generi di pesce luna “Lepomis” e diversi tipi di pesciolini d’acqua dolce, la più grande e più variata collezione mai discesa dal cielo – come si può mai spiegare dunque che siano caduti  a Marksville, in Louisiana, il 23 ottobre 1947in una gran pioggia, tutt’intorno a un ittiologo in vista?
E che cosa dobbiamo fare delle ricadute da vento come i fiocchi di carne fresca che vennero giù alla deriva sul Kentucky nel 1876; o del gelatinoso “burro di palude” che atterrò su un campo in Irlanda nel 1958; o della gelatina luminosa detta “pwdre ser” che decora talvolta i fianci delle colline nel Galles; o dei milioni di semi di mostarda e di crescione che caddero sul tetto e nel giardino di una casa alla periferia di Southampton, in Inghilterra, nel 1979; o delle palle da golf, pallini da caccia, dadi e bulloni, lamine di metallo, mattoni, tegole, chiodi, monete, banconote, amuleti e rosari che continuano a cadere sulla gente in ogni parte?
Salvo forse dire che rappresentano la ricaduta da desideri inconsci espressi in modo incompleto  che assumono forme bizzarre, con quel tipo di strana logica che ci si attende dagli oggetti e dagli eventi in un sogno.
I venti hanno il potere di sollevare e trasportare ognuna di queste cose, e in condizioni di tornado o uragano lo fanno frequentemente.
I carichi delle tempeste tuttavia hanno la tendenza a essere trasportati per breve tempo e sparsi a casaccio. Ciò che vediamo all’opera in queste ricadute da vento non casuali, altamente selettive,  spesso appropriate, talvolta paurose, è un’altra forza.
Sappiamo che il tempo atmosferico esercita un considerevole controllo su molti processi della vita. È possibile che, in questa intricata simbiosi, ci sia spazio per un’influenza reciproca.
Forse possiamo e riusciamo a ottenere un po’ di ciò che chiediamo - e forse è precisamente ciò che meritiamo.»

Dunque, torniamo all’ipotesi che esista una connessione tra i fenomeni inspiegabili come quelli sopra ricordati e la possibilità che la Terra sia un unico, grande organismo vivente capace si autoregolarsi nelle proprie funzioni vitali.
Secondo la teoria formulata da James Lovelock e Sidney Epton, in collaborazione con  Lynn Margulis, gli organismi che vivono sul nostro pianeta controllano  le funzioni fondamentali, quali la quantità di acqua presente sul globo, la composizione chimica dell’atmosfera, la temperatura della superficie terrestre, l’entità dei raggi ultravioletti che giungono al suolo e la salinità o l’acidità di quest’ultimo.  Tutti gli organismi viventi cooperano per assicurare il mantenimento di tali condizioni allo stato ottimale: comportamento che si può definire sincrono, come se appartenesse ad un unico, super-organismo vivente.
Secondo l’ipotesi Gaia, per esempio, la temperatura terrestre è stata mantenuta entro i limiti adatti alla vita dagli stessi organismi vegetali, regolando l’emissione di gas, quali  l’ammoniaca e l’anidride carbonica, capaci di trattenere il calore.
Ora, secondo l’ipotesi avanzata da Lyall Watson, l’atmosfera sarebbe un elemento decisivo di questa facoltà auto-regolatrice: e dall’atmosfera si originano le nuvole, i venti, la pioggia, la grandine; così come da essa provengono le misteriose piogge di oggetti, di animali, perfino di sostanze nutritive (la biblica “manna”, per esempio), che hanno sempre luogo in località abitate e, non di rado, in presenza di esperti di quel particolare genere di cose o di organismi che sono “piovuti” dal cielo, come se un loro desiderio li avesse ”richiamati”. Potrebbe trattarsi di un desiderio inconscio, come avviene nel caso di alcuni fenomeni di “poltergeist”, che paiono verificarsi in presenza di bambini o di adolescenti soggetti a forti tensioni emotive.
Se tutto questo possiede una sua plausibilità - e, sul piano teorico, ci sembra che ciò sia fuori di dubbio -, allora possiamo anche fare un passo più avanti e immaginare che l’espressione evangelica: «Chiedete e vi sarà dato; bussate e vi sarà aperto; cercate e troverete», possa essere interpretata sotto una luce nuova e presa in un senso molto più letterale e molto meno allegorico di quel che solitamente non si creda.
Forse, le cose che noi desideriamo o le cose che noi ci aspettiamo di ricevere, ci vengono incontro, letteralmente, in una maniera che non è possibile spiegare razionalmente, ma che sembra presentare delle analogie con le operazioni dei maghi e anche degli sciamani: come, per esempio, nel caso delle danze della pioggia e in tante altre situazioni analoghe.
Del resto, restando in tema, come spiegare quelle piogge torrenziali, che durano giorni e giorni, e che si verificano talvolta, secondo quanto abbiamo visto più sopra, in totale assenza di nuvole e, anzi, con cielo perfettamente sgombro e sereno? Non presentano forse, questi fatti, delle significative analogie con certi racconti di esperienze religiose, nei quali si parla di maestri spirituali capaci di far piovere all’improvviso sulla folla dei fedeli, anche se le condizioni atmosferiche non lo lasciavano affatto presagire?
A questo punto, il problema è di prendere consapevolezza che tutti i nostri pensieri devono essere orientati verso l’essenziale e verso cose utili e necessarie, non già verso cose secondarie o, addirittura, verso cose negative e dannose per noi stessi o per altri.
Il potere segreto della nostra mente, dei nostri desideri, è molto più grande di quel che non immaginiamo.
I miracoli eseguiti da uomini e donne in fama di santità non potrebbero avere, essenzialmente, questa origine; insieme, naturalmente, ad una grande fede?
Dovremmo tenere sempre a mente tutto questo, ogni giorno e in ogni circostanza della nostra vita: perché, se vi è almeno una parte di verità nell’ipotesi testé formulata, allora noi abbiamo veramente il nostro destino nelle nostre mani e dobbiamo imparare ad assumercene tutte le debite conseguenze.