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Quando è il Sole a vincere il campionato

di Bruno Picozzi - 26/06/2010

 

 

In Germania ogni anno si svolge un torneo nazionale nel corso del quale migliaia di cittadini mettono a confronto sistemi domestici di produzione di energia il più pulita possibile. Coinvolti 1.558 Comuni.

Campioni di Germania per il secondo anno consecutivo, grazie al sole. Anche nel 2010 a vincere la Bundesliga, e con grande margine, è stata la squadra del Friedrich-Wilhelm-Lübke-Koog, paesucolo di 161 anime strappato nel 1954 al Mare del Nord grazie a una diga innalzata a un tiro di fionda dalla Danimarca. E il Bayern Monaco? Lo Schalke 04, il Werder Brema? È che non parliamo di allenatori, centravanti e arbitri ma di energie rinnovabili e in particolare di fotovoltaico. Da dieci anni la rivista Solarthemen, in collaborazione con l’Associazione ambientalista Deutschen Umwelthilfe, organizza un campionato nazionale tra città e villaggi. Obiettivo non è far andare la palla ma montare pannelli solari e produrre energia nel modo più efficiente e pulito possibile. Otto categorie, 1558 Comuni in lizza, premiazione sul palco durante l’Intersolar di Monaco, la massima fiera del settore. A rivaleggiare non sono le grandi aziende ma i singoli cittadini, ciascuno con la propria capacità di impegno. 
 
«Per risolvere la questione energeticaci vogliono soluzioni piccolee decentralizzate», afferma la dottoressa Andrea Meyer, alto dirigente del ministero dell’Ambiente tedesco. Bisogna smettere di pensare a pochi megaimpianti con capacità di vari gigaWatt e puntare su tantissimi piccoli impianti familiari nell’ordine dei kiloWatt, incentivati dallo Stato. «Non si deve terrorizzare la gente con scenari da paura, non funziona». Bisogna invece dare una speranza, un obiettivo, focalizzarsi su cosa ciascuno può fare per ridurre l’impatto delle proprie attività sull’ambiente. Il che non significa chiedere di tornare indietro ma di avanzare in maniera intelligente. Ecco perché l’idea del campionato ha avuto un successo grandioso e, grazie anche al suo contributo, oggi vi sono villaggi che producono col solo aiuto del sole più energia di quanta ne consumino. «I Comuni sono la chiave per la trasformazione del sistema energetico», dice Olaf Achilles della compagnia systaic AG, sponsor della manifestazione.
 
«Non è qualcosa che cambia a partire dalla grande politica ma dalle comunità locali. Systaic sostiene la Bundesliga solare perché questa competizione da dieci anni indica la strada da seguire per raggiungere l’obiettivo del 100 per cento di energia da fonti rinnovabili». E anche in virtù del piccolo incentivo che il campionato rappresenta, già nel 2007 il 14 per cento dell’energia totale consumata in Germania proveniva da fonti rinnovabili. La quota europea del 18 per cento entro il 2020 sarà raggiunta e superata di slancio, gli obiettivi della Germania sono ben più alti e più lontani. L’anno scorso l’ex ministro dell’Ambiente Sigmar Gabriel, grande promotore dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, annunciava che il governo federale di Berlino mira ad aumentare al 45 per cento la percentuale di elettricità generata attraverso fonti alternative, entro il 2030. Nucleare, inceneritori e stregonerie varie non sono compresi. 
 
«La transizione verso un sistema basato sulle energie rinnovabili non richiede né un’estensione della vita operativa degli impianti nucleari né la costruzione di nuovi impianti a carbone»,  ha affermato Olav Hohmeyer, esperto di energie presso la Consulta tedesca per l’ambiente (Sru): «Il “ponte” verso le energie rinnovabili è già al suo posto». E l’avvento del centrodestra non ha cambiato le carte in tavola. 
 
Quattrocento milioni di eurosono stati investiti in un annonella protezione del clima dal governo di Angela Merkel. Col nuovo budget ci sarà una riduzione degli investimenti ma il governo terrà duro sulla questione più importante: l’abbattimento delle emissioni nocive. L’obiettivo minimo è la riduzione dell’85 per cento entro il 2050 ma non pochi analisti considerano possibile il traguardo del 100 per cento. Per fare questo si conta per meno della metà su una maggiore produzione da fonti rinnovabili e per il resto sull’abbattimento degli sprechi attraverso il miglioramento dell’efficienza energetica.  Nel medio termine si dovrà certamente prevedere un sistema misto rinnovabili-combustibili fossili, scelti tra quelli meno inquinanti, ma il sogno della Bundesliga sembra a portata di mano. 
 
«La Germania sarà approvvigionata al 100 per centoda elettricità proveniente da fonti pulite e rinnovabili entro il 2050», ha affermato di recente il professor Martin Faulstich, presidente della Consulta per l’ambiente, in audizione alla Commissione ambiente del Bundestag, il Parlamento nazionale. Basta che l’intera nazione marci solidale e compatta sulla strada della green economy. Secondo gli scenari elaborati dal Centro aerospaziale tedesco, il potenziale interno delle rinnovabili è largamente superiore alla domanda effettiva. Vento e sole sono fonti fluttuanti ma se solo si migliorassero l’efficienza delle griglie e la capacità di stoccaggio, le fonti rinnovabili potrebbero già competere sui costi e la quantità di energia sarebbe assolutamente garantita in ogni momento dell’anno.
 
Questo perché a guidare la nazione verso il cambiamento non sono le buone intenzioni e l’amore per i fiorellini ma la ricerca scientifica e i calcoli degli economisti. I grandi processi di cambiamento non sono emozionali ma razionali, avverte la signora Meyer. Che conferma questo punti di vista pragmatico: «Non parliamo di morale ma di prezzi e costi». Un’affermazione che rispecchia quanto affermato da un alto diplomatico al ministero dell’Interno: «La crescita deve essere economicamente interessante ma in qualche modo sostenibile per le future generazioni». 
 
Il settore delle rinnovabili in Germania conta oggisu un giro d’affari di 33,4 miliardi di euro, con oltre 300mila addetti. Nel 2050 l’obiettivo è avere 900mila lavoratori pagati per fare della Germania un Paese approvvigionato da energia pulita. Con la scelta delle rinnovabili la Germania diventa più ricca, più sostenibile e alimenta il mercato del lavoro. È il Paese più industrializzato dell’intera Unione europea e sta dando a tutti l’esempio. «Dobbiamo farlo, perché non c’è un’altra soluzione», afferma la signora Meyer. «Questa è la strada che porta al futuro».