Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Per fortuna c’è sempre il vulcano islandese

Per fortuna c’è sempre il vulcano islandese

di Alessandro Puma - 28/06/2010



“Misure pesanti per non fare la fine della Grecia”. Così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta (proprio lui, quello del famoso ‘inciucio’ tra D’Alema e Berlusconi di qualche tempo fa) ha presentato la manovra che sarà varata la sera di oggi, martedì 25 maggio in Italia.
Si tratta naturalmente dell’ennesima dimostrazione di forza, di un potere che bellamente se ne frega delle aspirazioni, dei desideri, delle reali possibilità e opportunità (ahimè sempre più inesistenti) di questo nostro popolo martoriato.
Intendiamoci, martoriato anche a causa nostra e della nostra ormai proverbiale ed endemica incapacità a ribellarci.
La cosa sconvolgente non è tanto la manovra, in sé, e il fatto anticostituzionale che passerà tranquillamente senza alcuna reale opposizione; essa non è altro che l’ultima di una lunga serie di nequizie giustificata da quel ‘fascismo degradato’ o conformismo antropologico schifoso che è il consumismo.
La cosa sconvolgente è che nessun italiano protesti o abbia il coraggio, anche disperato e inutile, di opporsi o ribellarsi per il gusto di farlo.
Forse pensiamo che la cosa non ci riguardi, che il blocco degli stipendi pubblici per tre anni, lo slittamento delle pensioni e soprattutto i tagli alle retribuzioni dei contratti a termine (che sono già di per sé un’ingiustizia) non abbia a che vedere con lo stile delle nostre già precarie esistenze.
Il Sistema mafioso e totalitario del consumismo – che è molto più criminale del sistema camorristico descritto da Saviano – si dà, fra l’altro, la zappa sui piedi nel paradosso, grottesco e onnicomprensivo, di spremere il consumatore fino all’osso, uccidendone nel contempo l’identità etnico-culturale in nome dell’edonismo, in modo tale da non poterlo più far ‘consumare’ per mancanza di soldi.
E tutto questo grazie allo spauracchio del collasso economico-finanziario della Grecia: vogliamo finire così anche noi?
Ma siamo proprio sicuri che in Grecia si sta poi così male? E perché loro sono falliti e noi no? Qual è la regia occulta, di marca chiaramente americano-sionista, che sta dietro a tutto questo?
Certo, ci sono state in questi ultimi giorni delle proteste: da parte delle Regioni, delle Province, dei sindaci dei vari Comuni d’Italia, ma si tratta di proteste simili a quelle sindacali, che non hanno un vero effetto, che non sono la reale espressione del cittadino medio e che soprattutto vengono fatte per prendere accordi tra i Potentati, in nome dei piccoli ma importanti  – e rivoltanti – privilegi di marca vassallifera.
Noi banchieri accettiamo di pagare qualcosa (fermo restando gli Scudi fiscali e l’iter burocratico da usurai, s’intende) solo se otteniamo qualcosa dalla categoria dei medici o dei magistrati; noi grandi imprenditori non possiamo rinunciare a nulla perché siamo gli ultimi rimasti a far andare avanti l’economia in Italia (avanti? e le piccole imprese, quelle che non riescono nemmeno a nascere per mancanza di fondi?); noi parlamentari, figuratevi se possiamo rinunciare ai nostri stipendi da favola – anche solo per una legislatura – o alle nostre auto blu che, sfreccianti per il centro di Roma, rischiano di mettere sotto qualche poveraccio diretto al suo posto di lavoro.
E gli edicolanti, strozzati dalle tasse statali, chi ci pensa a loro? E ai i commercianti senza più clienti? E alla equa retribuzione degli stipendi di chi doveva andare in pensione adesso? E ai disoccupati, ai cassintegrati, agli studenti che studiano oggi per emigrare all’estero domani?
Voglio lanciare una provocazione: e se il fallimento della Grecia fosse tutta una bufala, concertata e studiata a tavolino, per allarmarci? In uno stato di terrore, si sa, si controlla meglio una Nazione.
E soprattutto, perché non fallire candidamente anche noi come la Grecia, dato che questo risulta ormai l’unico rimedio per liberarci  dalla società dei Consumi?
Per fortuna c’è sempre il vulcano islandese.