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Cresce l’energia pulita

di Alessandro De Pascale - 07/07/2010


L’Istat pubblica uno studio per «delineare un quadro delle caratteristiche energetiche del Paese in vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2020». Aumentano le rinnovabili, invariato il petrolio.
La disponibilità di energia prodotta da fonti rinnovabili, nel nostro Paese è arrivata al 10,7% del consumo interno lordo. Il dato è contenuto nel rapporto “Il sistema energetico italiano e gli obiettivi ambientali al 2020”, diffuso ieri dall’Istituto di statistica nazionale (Istat). L’obiettivo dello studio è «delineare un quadro delle caratteristiche energetiche del Paese in vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2020»: la strategia messa a punto dall’Unione europea di ridurre del 20% le emissioni di gas serra e portare al 20% sia la produzione da fonti rinnovabili che l’efficienza energetica. Tutti obiettivi vincolanti per ciascuno Stato membro ma con parametri diversi.
 
I «principali risultati» dello studio, realizzato con i dati del ministero dello Sviluppo economico, del gestore nazionale della rete elettrica Terna e dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico (Enea), sono che nel 2009 «risulta ancora predominante la quota dei combustibili fossili, e in particolare dei prodotti petroliferi, che incidono per il 41% sul consumo interno lordo». Anche se, bisogna dirlo, la quota di questa fonte nel periodo 2000-2009 «è notevolmente diminuita (-8,5%), mentre è salita quella delle rinnovabili (3,8%) e di gas naturale (4,1 punti percentuali)».
 
Ma nonostante questo, rispetto agli altri Paesi dell’Ue, l’Italia ancora «si contraddistingue per una maggiore vulnerabilità dal lato degli approvvigionamenti e per una maggiore dipendenza dagli idrocarburi». Infatti nel 2009 i prodotti petroliferi hanno soddisfatto il 41% della domanda energetica del Paese ma ne produciamo solo il 6,2%. Il nostro mix energetico è poi composto dal gas naturale (35,5%), fonti rinnovabili (10,7%) e combustibili solidi (7,4%). Il 90 per cento del quale è garantito dalla nostra produzione nazionale. La disponibilità da fonti rinnovabili, rispetto al 2008, è aumentata dell’1,8%, nessuna variazione per la quota di petrolio, mentre è cresciuta anche quella di gas naturale, del 4,1%.
 
Tuttavia gli obiettivi comunitari restano lontani. L’Italia dovrà infatti produrre il 17% della propria energia da fonti rinnovabili ma siamo appena al 5,2%. La nostra energia pulita arriva soprattutto dall’idroelettrico (70,4%), da sempre fonte primaria dell’Italia che utilizziamo fin dagli inizi del ‘900 e che in passato ha toccato picchi di poco inferiori al 100%. Seguono le biomasse e i rifiuti solidi urbani bruciati nei termovalorizzatori (11,5%), l’eolico e il fotovoltaico (10,1%) e il geotermico (5,4%). Il rapporto evidenzia anche che «è stata predisposta la legislazione di base necessaria al riavvio di una produzione di elettricità da fonte nucleare, i cui effetti si vedranno a partire dal 2020».
 
Nonostante nel 2009 la domanda di energia elettrica sia diminuita del 6,4%, arrivando a 317,4 miliardi di kilowattora. Perché se da un lato cresce costantemente il consumo per usi civili (domestico, commerciale, servizi pubblici), aumentato nel 2008 del 4,8% e del 3,5% nel 2009, dall’altro diminuisce quello industriale (-19,6 nel 2009). Un calo iniziato già nel 2005, anche se con un’intensità più lieve. Discorso a parte per le emissioni di gas serra: dal 1996 al 2005 sono aumentate del 9,7%, mentre dal 2005 al 2007 si sono ridotte del 3,7% (dati Eurostat).
 
Il saldo resta quindi negativo anche perché i vincoli europei ci impongono di ridurle del 14% rispetto ai livelli del 2005 per quanto riguarda i settori industriali più energivori (siderurgico, chimico e petrolchimico, materiali da costruzione) e del 13% per tutti gli altri ambiti, tra i quali i più rilevanti in termini ambientali sono il trasporto stradale, aereo e marittimo, e l’agricoltura.