Il dibattito politico dice da 70 anni che: non c’è lavoro? Si inventa, siamo esseri umani creativi. Numerosi addetti nascono dall’indotto della ricerca e del riciclo dei materiali. Altri impieghi sono necessari nella riduzione della domanda di energia e nella diagnosi energetica del patrimonio edilizio esistenze. I dati di Terna[1] confermano che l’Italia non ha bisogno di importare energia: “quasi stazionaria la domanda di energia elettrica in Italia: - 0,1% sul 2007” e, gli usi finali ci mostrano uno spreco enorme per l’inefficienza dei volumi costruiti e dei trasporti.

E’ utile rivedere sul sito internet della RAI un’inchiesta di Michele Buono e Piero Riccardi, “a tutto gas”, andata in onda su RAITRE il 29 ottobre 2006, in Report, consentì a tutti di capire il “motivatore” della “produzione” energetica dell’ENI. Enzo Mangini, giornalista di “Carta”, rispondendo alle domande di Buono, disse:« Stando a questo master plan è probabile che in Italia si creerà una bolla di offerta di gas, cioè ci sarà più gas di quello che l’Italia sarà capace di consumare». L’azienda mostrava che il loro interesse era produrre più energia rispetto al reale fabbisogno: più offerta rispetto alla domanda, lo stesso modus operandi delle banche per mezzo del moltiplicatore monetario. Tutto ciò per soddisfare gli interesse di azionisti (SpA) e non un interesse pubblico. Inoltre è davvero interessante leggere un’inchiesta di Altreconomia[2] che documenta la presenza di società off shore in paradisi fiscali riconducibili ad ENI ed ENEL, lo stesso sistema di “scatole cinesi” adottato da Parmalat. Anche in questo caso è evidente che gli interessi privati degli azionisti siano opposti agli interessi pubblici.

L’Italia deve ristrutturare l’esistente poiché progettato e costruito male. La maggioranza dei piccoli comuni ha bisogno di mantenere, recuperare e tutelare i propri territori, difenderli dagli speculatori e da opere costose ed inutili. Essi hanno bisogno di prevenzione primaria. Impiegare risorse umane in queste idee significa creare nuovi addetti in attività virtuose ed utili al bene comune. I soliti pessimisti e corrotti ci diranno: mancano i soldi. Bene, per la legge fondamentale della domanda e dell’offerta si stampa carta pubblica, libera dal debito e dagli interessi, in maniera proporzionata all’offerta di merci e servizi immateriali prodotti. Il valore indotto della moneta viene attribuito quando si riceve e non quando si crea.

Nonostante gli interessi di cartello dei monopoli nazionali esiste un modo per avviare la rivoluzione energetica, si tratta “solo” di volerlo fare. Oggi le stesse SpA che inquinano hanno avviato società ESCO[3] ma queste non funzioneranno mai. Cos’è una ESCO? E’ un società che trae profitti attraverso la ristrutturazione e la gestione energetica di grandi volumi con una particolarità, non guadagna dai consumi ma dal risparmio, l’opposto di quello che fanno le attuali aziende monopoliste. Le ESCO italiane non hanno avuto il giusto successo perché gli istituti di credito condizionano il mercato. Sono sempre le banche responsabili visto che emettono moneta.

Ma cittadini consapevoli possono decidere di chiudere i conti correnti ed aprirli in banche finanziando il progetto tecnico della ESCO con l’obiettivo di ristrutturare gratuitamente i propri condomini. Infatti i singoli condomini non devono spendere soldi per vedersi rivalutato l’intero immobile poiché la ESCO guadagnano dalla gestione energetica. Facciamo un esempio concreto: il risultato di una diagnosi energetica svolta in un condominio di 4-5 piani composto da 8-16 famiglie ci consente di capire che si stanno sprecando tot kW annui che corrispondono a 20-25mila euro annui sprecati in consumi evitabili. Gli sprechi rappresentano il finanziamento della futura ristrutturazione ed il contratto di conto energia[4] consentirà di “produrre” e vendere i surplus energetici per 20 anni (profitto). La ESCO gestisce l’intero processo senza coinvolgere il portafogli dei condomini. Per avere una reale convenienza la ESCO dovrebbe ristrutturare più di un condominio poiché le condizioni non sono sempre favorevoli e, soprattutto le banche non sono ancora disposte a sostenere tale mercato perché spesso finanziano obiettivi politici opposti. In questo ambito entra in gioco la volontà popolare, com’è avvenuto in un caso famoso in Germania, dove i cittadini sono diventati proprietari della rete elettrica locale facendo pressione alla banca del paese, Schönau. Come abbiamo visto le banche vivono solo se hanno soldi in cassa. Fare massa critica e spostare i propri conti correnti in maniera massiccia è un ottimo incentivo per finanziare idee virtuose.

A Castelleone (CR) nasce “DOSSOenergia SRL”: società ad azionariato diffuso, che tramite ben 64 soci finanziatori realizzerà e gestirà per 20 annil’impianto fotovoltaico sul tetto della Palestra Comunale Dosso in Castelleone, per la produzione di circa 64.000 KWh/anno di energia “pulita”, da fonte rinnovabile,prodotta in loco ed utilizzata per i servizi comunali. I 64 soci, per la maggior parte cittadini di Castelleone e iscritti ai GAS del territorio,partecipano al progetto acquistando quote unitarie minime di euro 1000, fino ad un massimo di 20 quote (equivalenti al valore di un impianto domestico) e godranno per 20 anni dei benefici economici degli incentivi previsti daConto Energia. È il primo esempio di progetto di collaborazione tra pubblico/privato realizzato in Italia, su iniziativa di GASenergia (Gruppi di Acquisto Solidale), totalmente a finanziamento privato.[5]

Ancora non ci siamo resi conto che questo modello può creare un indotto economico con almeno mezzo milione di nuovi posti di lavori e rendere i cittadini liberi di auto-prodursi energia eliminando la dipendenza (costi ed oppressione politica) da soggetti autoritari ed, i nemici politici che osteggiano questa strategia sono ben noti, si chiamano: ignoranza collettiva, ENI, ENEL e Governi compiacenti.

Vi ricordate il microcogenaratore in Germania? Il motore che fa insieme calore ed elettricità e non fa sprecare niente? Se l’è inventato Mario Palazzetti, ingegnere, più di ottanta brevetti alle sue spalle; negli anni ‘70 lavorava al centro ricerche Fiat. E’ in pensione adesso l’ingegnere e abita in Val di Susa. Il piccolo cogeneratore era un progetto Fiat, si chiamava Totem e fu presentato al Salone delle tecnica di Torino del 1975. «Io mi interessavo dei problemi di fondo - racconta Mario Palazzetti - : riciclo del materiali, energia e mi era balzato all’occhio questo enorme mare di energia che veniva dispersa di fronte alla produzione di energia elettrica e così che avevo coniato slogan “deve c’è una fiamma deve esserci un motore”, ovvero la produzione di energia elettrica.[6]

La libertà di pensiero ha consento di fare crescere in Giappone ed in Cina il treno a levitazione magnetica[7] molto più efficiente ed ecologico dei treni ad alta velocità progettati prima in Francia e poi diffusi in Spagna ed in Italia. Facciamo un confronto col treno a levitazione magnetica per capire: “[…] esaminiamo brevemente la nozione di tecnologia a “impulso”. L’esempio più noto è il sistema ferroviario Maglev, ampiamente utilizzato in Giappone e Cina, il quale sfrutta un sistema di propulsione a impulso magnetico: è talmente efficiente che consente ai treni non solo elevate velocità ma anche di scalare pendenze superiori al 10 per cento! I magnetici pulsanti inducono correnti elettriche inverse nelle piastre di alluminio che costituiscono il binario. Le correnti indotte creano i propri campi magnetici opposti a quelli del treno. Tramite l’ausilio di sensori ottici, i campi pulsano in fase “on” proprio quando il magnete passa il punto mediano delle piastre e, per repulsione, sospingono il treno avanti. La tecnologia Maglev opera con questa elettricità pulsata per far procedere il treno, riducendo al minimo la quantità di potenza richiesta.[8]

[…]

All’irrazionale condotta politica degli inceneritori di proprietà di potenti lobby si contrappongono piani di maggiore buon senso. Persino il Giornale dell’Architettura parla, nel suo Rapporto Infrastrutture del 2008[9], di generazione distribuita ed il ruolo dei prosumer ampiamente anticipata ed auspicata dal Wuppertal Institut[10] e dal Movimento per la Decrescita Felice. I prosumer sono i cittadini produttori e consumatori di energia ed il passo successivo è certamente l’azionariato diffuso, un cittadino un’azione, per controllare e gestire direttamente i servizi pubblici locali senza l’intermediazione delle multinazionali. Generazione distribuita significa passare dalle grandi centrali elettriche a piccoli impianti di condominio o di quartiere che trasformano l’energia, la gestiscono e la distribuiscono alle utenze finali.

In realtà esiste sia la conoscenza e sia le tecnologie, per una mobilità ecologica ma questa non crea dipendenza e non consuma petrolio, e pertanto le lobby automobilistiche, prima che arrivi il picco di petrolio, misurano i tempi per rubare tutte le risorse economiche possibili.
In Giappone l’Axle corporation[11] ha presentato una motocicletta ibrida con motore magnetico, la Tesla motor[12] ha presentato un’auto roadster con tecnologia similare. Tutte tecnologie derivanti dai brevetti di Nikola Tesla, colui che inventò la radio, la televisione, e la free-energy[13].

In ambiti ristretti del mondo accademico c’è piena consapevolezza che sia possibile perseguire a breve termine la piena indipendenza energetica sul reale fabbisogno dei volumi costruiti con l’eliminazione degli sprechi e la produzione attiva con un mix-tecnologico da fonti rinnovabili, sole, geotermia, acqua, vento. Con ritardo sta per iniziare anche in Italia la micro-trigenarazione diffusa, cioè piccoli impianti per condomini e case che possono “produrre” sia calore e sia freddo. Alcune comunità, comuni e paesi, stanno elaborando piani politici sulla transizione energetica.[14]

Il Picco del Petrolio fu teorizzato per la prima volta da King Hubbert nel 1956. Il picco avviene nel momento in cui viene raggiunta la massima capacità di estrazione dai giacimenti disponibili nel mondo. Una volta raggiunto il picco la produzione entra in una fase di declino progressivo e definitivo. In termini pratici il raggiungimento del picco significa la fine della disponibilità di petrolio a basso prezzo (a volte viene confuso con la fine del petrolio in quanto risorsa). Nelle società industrializzate e fortemente dipendenti dal petrolio il raggiungimento del picco senza adeguata preparazione potrebbe portare a una crisi energetica globale e al crollo del sistema economico.[15]

Questo obiettivo già ideato ed ipotizzato negli anni ‘90 non può essere raggiunto con l’attuale classe dirigente poiché significherebbe andare contro gli interessi dei grandi monopolisti che finanziano tutti i partiti. Si ricordi che la prima legge sul risparmio energetico fu del 1991, se nel 2010 è cambiato poco vuol dire che la volontà politica è conservare la dipendenza.

[1] Terna, comunicato stampa, Roma 16 luglio 2009, http://www.terna.it/linkclick.aspx?fileticket=kC6jCJsPHSw%3D&tabid=720
[2] ANDREA BARANES e PIETRO RAITANO, un paradiso per tutti, in Altreconomia luglio-agosto 2008
[3] Le Energy Service Company (anche dette ESCO) sono società che effettuano interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica, assumendo su di se’ il rischio dell’iniziativa e liberando il cliente finale da ogni onere organizzativo e di investimento. I risparmi economici ottenuti vengono condivisi fra la ESCO ed il Cliente finale con diverse tipologie di accordo commerciale.
[4] Conto energia è il nome comune assunto dal programma europeo di incentivazione in conto esercizio della produzione di elettricità da fonte solare mediante impianti fotovoltaici permanentemente connessi alla rete elettrica.
Il meccanismo del conto energia prevede l’erogazione di un incentivo commisurato all’energia elettrica prodotta dagli impianti. Le risorse per l’erogazione delle tariffe incentivanti sono coperte tramite il gettito della componente tariffaria A3. Gli impianti devono avere una potenza minima di 1 kW, essere collegati alla rete elettrica ed entranti in esercizio dopo il 30/09/2005 a seguito di nuova costruzione, potenziamento o rifacimento totale. Le tariffe incentivanti sono costanti per 20 anni, si sommano ai ricavi derivanti dall’energia immessa in rete in caso di cessione oppure ai risparmi sulla bolletta in caso di autoconsumo (possibilità di aderire al regime di “scambio sul posto” per gli impianti fino a 200 kW) - tratto da “FV fotovoltaici”, N.2 anno VII, Artenergy publishing, Cormano (MI), mar-apr 2010, pag. 93.
[5] http://www.dossoenergia.it/dossoenergia/index.php 26 aprile 2010
[6] MICHELE BUONO e PIERO RICCARDI, il mondo alla rovescia, Edizioni per la Decrescita felice, 2009, pag. 94
[7] http://it.wikipedia.org/wiki/Treno_a_levitazione_magnetica
[8] J.J. HURTAK PhD e Desiree Hurtak PhD, propulsione ET e velivoli ad alta frequenza, in Nexus New Times N. 83, 2009 pag. 44
[9] http://www.scribd.com/doc/8256429/Rapporto-Infrastrutture-Ott-2008
[10] Una produzione elettrica decentrata. La produzione elettrica diventa così un’attività economica regionale: i consumatori si trasformano sempre più in produttori di energia. Si instaura un sistema che porta frutti anche a livello sociale: piccole centrali elettriche, materie prime locali, reti di fornitura regionali richiedono la partecipazione della cittadinanza, rafforzano le competenze del luogo e, comunque sono sistemi più democratici delle strutture centralizzate. In WUPPERTAL INSTITUT, per un futuro equo, Feltrinelli, 2007 pag. 181
[11] http://peswiki.com/index.php/Directory:Axel_Corporation%27s_Hybrid_Bike
[12] http://www.teslamotors.com/
[13] MASSIMO TEODORANI, Tesla lampo di genio, Macro edizioni
[14] ROB HOPKINS, manuale pratico della transizione, Arianna editrice, 2009
[15] http://scandianotransizione.wordpress.com/i-concetti-chiave/