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Mohammed Hussein Fadlallah, l’uomo e il pensiero

di Marco Di Donato* - 13/07/2010




 

Il Libano ed il mondo sciita tutto perdono con la dipartita di Mohammed Hussein Fadlallah rispettivamente uno degli uomini politici più importanti sullo scenario nazionale ed uno dei più influenti ayatollah mondiali.

Con la morte di Fadlallah si spegne anche parte della storia di Hezbollah, di cui Fadlallah, nonostante le ripetute smentite da parte del diretto interessato, si riteneva fosse il leader spirituale.

Contro i drammatici attentati dell’11 settembre, ma a favore degli attacchi suicidi portati dai movimenti di resistenza palestinesi contro le forze israeliane. Un progressista quando si affrontavano le tematiche relative ai diritti delle donne in ambito islamico, ma allo stesso tempo considerato un pericoloso terrorista da gran parte delle diplomazie occidentali.

Viene ricordato per le sue molte fatwa (decreti religiosi) a favore delle donne: totale apertura circa la possibilità di lavorare autonomamente, assoluto divieto di praticare mutilazioni genitali femminili, continui appelli per una rappresentazione politica femminile più ampia all'interno dei partiti, ma soprattutto favorevole alla possibilità per la donna di rispondere fisicamente ad eventuali violenze del marito.

Contrario ai delitti d’onore, in tema di politica estera aveva aspramente criticato l’Iran, in particolare nella sua componente clericale, in seguito ad alcune sue scelte politiche. Storicamente avverso alla dottrina khomeinista del velayat-e faqih, Fadlallah ne aveva fin dall’inizio denunciato la pericolosità poiché a suo giudizio concentrava troppi poteri nelle mani di un singolo individuo.

Insieme all’attenzione per le tematiche di politica internazionale, con una particolare avversione nei confronti di Israele, Fadlallah aveva da sempre dimostrato una specifica attenzione per il sociale. Da tempo presiedeva l’associazione Family of Brotherhood ed era anche a capo di una vasta rete assistenziale (scuole ed ospedali) chiamata al-Mabarrat.

Una figura controversa, ma allo stesso tempo amatissima dai fedeli e la cui scomparsa apre effettivamente un vuoto di rilievo all’interno del mondo sciita e non solo. L’autorevole giornalista iraniana Farian Sabati lo ricorda come “un Grande Ayatollah, del rango di Khomeini, Montazeri e Sistani… una cosiddetta ‘fonte di emulazione’ (marja’e taqlid)… un religioso le cui fatwa hanno avuto  valore di legge per i fedeli”.

Altri lo hanno dipinto come un liberale, un pragmatico ed anche come un uomo aperto al confronto democratico sul piano politico. Altri invece lo hanno ricordato come colui che benediceva le macchine degli attentatori libanesi prima che questi si facessero esplodere contro le forze militari occidentali, come un fanatico che chiedeva a gran voce la distruzione dello stato di Israele. 

Il segretario generale del Fronte democratico per la liberazione della Palestina, Nayef Hawatmeh, ha affermato che la morte di Fadlallah “un duro colpo per il popolo palestinese”. Il movimento di resistenza islamico di Hamas oltre ad esprimere il cordoglio per la scomparsa dell’autorevole ayatollah ha inviato a Beirut una delegazione, capeggiata da Marwan Abu Ras, al fine di partecipare ai funerali.

Un’emorragia interna all’apparato gastro-intestinale ha stroncato la vita di uno dei più autorevoli esponenti religiosi sciiti, causando un’ondata di disperazione in tutto il mondo sciita. Da Beirut a Najaf, i fedeli al partito di Ali hanno esposto bandiere nere in segno di lutto per ricordare Fadlallah.

Dopo le lacrime però, all’interno del mondo sciita si aprirà inevitabilmente una lotta di potere per definire nuovi equilibri. Alcuni analisti internazionali, sostengono a ragione che la sua scomparsa potrebbe mitigare la posizione di una parte del clero sciita nei confronti di Israele anche se tuttavia una normalizzazione fra Beirut e Tel Aviv appare estremamente lontana ed imprescindibilmente condizionata dalle vicende palestinesi.

* per Osservatorio Iraq