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Il piacere di mangiare "locale"

di Valeria Cometti - 13/07/2010


 

 
 
Che senso ha promuovere pratiche di scala locale in tema di cibo, in un mondo caratterizzato da un modello alimentare omologato con cibi slegati dal contesto culturale e territoriale di produzione?
Secondo noi è l’unica cosa logica da fare. Siamo esseri sociali che vivono delle relazioni con gli altri e con l’ambiente che ci circonda, della curiosità di scoprire luoghi e del piacere di condividere volti e esperienze. In tal senso il cibo è un ottimo catalizzatore. Scegliere cosa e dove mangiare è un’azione quotidiana che ha mille implicazioni, dalla cura della nostra salute, del corpo e dello spirito, a quella dei nostri commensali e dell’ambiente; al riconoscimento del lavoro dei produttori. Mangiare locale, scegliendo cibo di stagione e del territorio significa dunque occuparsi delle comunità in cui viviamo e attivare un’economia locale. L’unica economia di cui beneficiamo direttamente, perché valorizza i luoghi e le persone che frequentiamo. Ma come riappropriarci di queste conoscenze e di questo piacere? Per esempio, promuovendo occasioni di studio e confronto sul territorio. Come quella che si è svolta questo fine settimana a Chiusa Pesio (CN), grazie alla collaborazione fra Comune, Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro e Slow Food. Una formazione volta a creare figure che mettano in relazione le scuole: insegnanti, genitori, nonni ortolani e ragazzi con i principali attori del territorio: produttori, cuochi, cittadini, ecomusei, enti, per accompagnarci nella riscoperta di una comunità locale e nella valorizzazione dei suoi prodotti.